Mentre l’inchiesta sulla scomparsa di Diego Armando Maradona prosegue e si palesa quella che si profila come una autentica guerra legale in tribunale per l’eredità del Pibe de Oro, suo figlio Diego Armando jr ha tracciato un ritratto malinconico e sofferto. Bloccato a Napoli a causa delle conseguenze di una polmonite bilaterale da Covid, da cui è guarito dopo un ricovero ospedaliero presso il Cotugno di Napoli e che ha reso pubblico, Maradona jr ha concesso un’intervista al quotidiano spagnolo Marca. Figlio di Diego e di Cristiana Sinagra, il primogenito del campione è stato riconosciuto, dopo un lungo conflitto nelle aule giudiziarie, conclusosi sette anni fa.
Il rapporto padre-figlio e la morte di Maradona
Il loro era un rapporto giovane, ma viscerale nonostante un passato complicato da vicende complesse: “Sto male, ho problemi a dormire. Ho dimenticato cosa significa fare una pausa. Chiudo gli occhi e la mia testa non si disconnette. Non poter raggiungerlo in Argentina è stato l’aspetto più doloroso” ha dichiarato Diego Jr. “Non ho mai pensato al peggio. Sapevamo tutti come stava, ma abbiamo sempre cercato di sollevarlo. Avevo paura, ma per paura naturale della morte, che è qualcosa di brutto”.
Gli ultimi giorni di Maradona
Diego jr, tra l’altro, pare fosse incluso nel gruppo su Whatsapp con le sorelle Dalma e Giannina e i medici che seguivano Maradona, dopo l’intervento al cervello. “Purtroppo è stato ricoverato in ospedale. Cominciarono ad arrivare messaggi e subito iniziai a chiamare a Buenos Aires. Ho chiamato e chiamato finché mi hanno detto cosa è successo. E’ stato un forte dolore personale, cerco di isolarmi e a volte provo a guardare un po’ di televisione”. Sull’eredità ha tenuto a far sapere questo: “Voglio avere la libertà di scegliere come piangere mio padre. E credo che silenzio e poche parole siano il miglior rimedio ora”. Una posizione molto netta, la sua.
Sempre vicini al calcio e al Napoli
Il figlio napoletano di Maradona ha consegnato delle riflessioni condivise con il padre, sempre vicino al suo popolo, alla sue gente come amava dire, e di impegno sociale: “Quando discutevamo di calcio aveva quasi sempre ragione. Mi è piaciuto molto perché prima non avevo queste occasioni. Ho visto tante partite con lui, con il Napoli, con la Nazionale…Era coinvolto su chi doveva giocare, chi non doveva…Ma non gli ho mai risposto. Abbiamo sempre avuto una relazione molto aperta e sana. Non ho mai litigato con mio padre”. E ha lanciato una iniziativa lodevole: chiedere ai club, in cui ha giocato Maradona, di ritirare la numero 10.
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