Difficile per un portiere diventare una leggenda del calcio. Dino Zoff c’è riuscito, s’è ritagliato meritatamente lo spazio di solito riservato ad attaccanti o fantasisti. Perché Zoff è un mito, una leggenda del pallone: di più, il simbolo di un’epoca.
Pur essendo nato nel bel mezzo della guerra, il 28 ottobre 1942 a Mariano del Friuli, in provincia di Gorizia, “Super Dino” non ha mai avuto un carattere bellicoso. Anzi, è sempre stato un emblema della pacatezza. Zoff il taciturno, il “musone”, quello sempre calmo, posato, capace di apprezzare con serenità ogni momento. Probabilmente saranno state le origini contadine, sempre ostentate con orgoglio e fierezza, a trasmettergli quella semplicità e quella naturalezza che sono sempre stati i suoi tratti distintivi. Il campione, anzi la leggenda della porta accanto: Dino Zoff.
Dino Zoff, come ha iniziato? La leggenda delle uova
Cresciuto nella Marianese, la piccola squadra della sua cittadina, a 14 anni Zoff fu respinto ai provini per l’Inter e la Juventus. Il motivo? La bassa statura: 160 centimetri, troppo pochi per un ragazzo della sua età che intendesse giostrare tra i pali. Bisognava inventarsi qualcosa per farlo crescere un po’ di più e nonna Adelaide tirò fuori il rimedio infallibile: le uova. Gliene preparava in continuazione e la cura funzionò: Dino in pochi anni mise ben 22 centimetri, superando il fatidico metro e ottanta, considerata in quegli anni l’altezza minima per un portiere. Stavolta le squadre di serie A non avrebbero potuto rifiutarlo. E infatti l’Udinese non se lo lasciò scappare.
La carriera: Udinese, Mantova, Napoli e Juve
A 19 anni il giovane Dino era già in campo in serie A. L’esordio fu da brividi: cinque gol dalla Fiorentina il 24 settembre 1961. Primo anno difficile, con poche presenze – quattro – e la retrocessione in serie B. Tante critiche anche nella seconda stagione, giocata da titolare in cadetteria. A fine anno la decisione: sarebbe andato al Mantova. Quattro stagioni tra i lombardi, con due salvezze, una retrocessione e una promozione in A, segnalandosi tra i giovani portieri più promettenti del campionato. Uno di quelli che avrebbero dovuto giocare in una big. Fu l’ambizioso Napoli di Sivori, Altafini e del presidente Fiore a ingaggiare Zoff, dandogli l’opportunità di giocare per il vertice e di conquistare anche la nazionale. Dopo lo scudetto mancato nel 1971, l’anno successivo il club azzurro decise di privarsi di lui: sarebbe andato alla Juventus, in cambio di Carmignani. Considerato vecchio a trent’anni, in bianconero Zoff avrebbe vinto praticamente tutto, vivendo da protagonista altre undici stagioni: avrebbe smesso solo a 41 anni suonati, da campione del mondo, senza saltare una sola partita in serie A.
Zoff e la nazionale italiana: trionfi e delusioni
In parallelo alla carriera nei club, Zoff ha vissuto da protagonista anche una quindicina di stagioni con la maglia della nazionale. Titolare ai vittoriosi Europei del 1968, ha preso parte a quattro Mondiali e a un’altra edizione della kermesse continentale, sempre in Italia nel 1980. La delusione più cocente? Forse quella ai Mondiali del 1974 in Germania: eliminazione al primo turno. I ricordi più belli? Il trionfo dell’Olimpico sulla Jugoslavia a giugno del ’68, ma anche e soprattutto la straordinaria avventura al Mundial di Spagna ’82. Capitano di un’Italia campione del mondo per la terza volta, a dispetto di scetticismo e critiche. L’unico capace di pararle era proprio lui, il solo calciatore autorizzato a parlare con i giornalisti durante lo strano silenzio stampa di inizio Mondiale. Lui che sarebbe stato immortalato col presidente Pertini, con Causio e Bearzot in una leggendaria partita a scopone nel viaggio di ritorno in aereo, dopo la notte magica del Bernabeu e il 3-1 alla Germania Ovest.
Dino Zoff allenatore: dalla Uefa all’Europeo sfiorato
Chiusa l’esperienza da calciatore, Zoff ha intrapreso la carriera da allenatore. Per due anni ha guidato l’Olimpica azzurra, staccando il biglietto per il torneo calcistico dei Giochi di Seul. Poi è diventato per due stagioni tecnico della Juventus, ha vissuto quattro anni al timone della Lazio, di cui è stato anche presidente, prima di diventare Ct azzurro nell’estate del 1998. Alla guida della Vecchia Signora aveva vinto una Coppa Uefa nel 1990, dieci anni dopo invece mancò per un soffio il trionfo agli Europei olandesi, al termine di una finale stregata contro la Francia a Rotterdam, con l’Italia avanti fino a una manciata di minuti dalla conclusione e poi raggiunta e superata dai transalpini, vittoriosi col ‘golden goal’. Le critiche di Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia e della coalizione di centrodestra, per la marcatura a uomo su Zidane, lo indussero a rassegnare le dimissioni. “Per dignità”, la sua spiegazione. E dire che Zidane in quella finale praticamente non toccò palla. Successivamente, dopo una breve parentesi di nuovo al timone della Lazio, ha preso le redini di una Fiorentina in cattive acque nella stagione 2004-05, conducendo i viola a una miracolosa salvezza. Poi ha chiuso con le panchine, ritirandosi a vita privata.
Il palmares: tutti i trofei messi in bacheca
Nel corso della sua carriera da calciatore Dino Zoff ha conquistato complessivamente dodici trofei, otto a livello nazionale con un unico club, quello bianconero, e quattro a livello internazionale, uno con la Juventus, tre con l’Italia.
I trofei nazionali di Dino Zoff da giocatore:
- 6 scudetti (Juventus 1972-73, Juventus 1974-75, Juventus 1976-77, Juventus 1977-78, Juventus 1980-81, Juventus 1981-82)
- 2 Coppe Italia (Juventus 1978-79 e Juventus 1982-83)
I trofei internazionali da giocatore:
- 1 Coppa Uefa (Juventus 1976-77)
- 1 Torneo calcistico Giochi del Mediterraneo, Napoli 1963 (Italia)
- 1 Campionato d’Europa, Italia 1968 (Italia)
- 1 Campionato Mondiale, Spagna 1982 (Italia)
È stato inoltre inserito due volte nella Top 11 degli Europei, nel 1968 e nel 1980, una volta nella selezione All Star dei Mondiali (1982), è stato nominato Golden Player Figc nel 2004, “Leggenda del calcio” al Golden Foot di quello stesso anno, inserito nel Fifa 100, nella Hall of Fame del calcio italiano come Veterano italiano e nella Walk of Fame dello sport italiano come Leggenda.
Due i successi conquistati da allenatore, entrambi nel 1990, secondo e ultimo anno alla guida della Vecchia Signora.
Trofei da allenatore:
- 1 Coppa Italia (Juventus 1989-90)
- 1 Coppa Uefa (Juventus 1989-90)
Sempre nel 1990 ha vinto il Seminatore d’oro, nel 1992 e nel 2001 si è aggiudicato il Trofeo Maestrelli, nel 2000 è stato nominato World Manager of the Year.
Record e statistiche di un mito del calcio
Ricca e nutrita anche la collezione di record e primati stabiliti nel corso della sua carriera, sia a livello di club che di nazionale. Particolarmente significativi i primati in fatto di presenze consecutive.
I record di presenze di Dino Zoff:
- Calciatore con più presenze consecutive in serie A: 332
- Calciatore con più presenze consecutive con la Juventus: 330
Il record d’imbattibilità di Dino Zoff:
Zoff è il portiere con la striscia d’imbattibilità più lunga a livello di nazionali: è riuscito infatti a mantenere inviolata la porta dell’Italia per ben 1142 minuti. Una striscia cominciata il 20 settembre 1972, in un Italia-Jugoslavia, e interrotta il 15 giugno 1974 quando l’haitiano Sanon, nella prima partita dei Mondiali 1974, riuscì a batterlo al primo minuto della ripresa.
Il record di longevità:
Zoff è tutt’ora il calciatore più anziano a essersi aggiudicato un campionato del mondo. La notte della finale di Madrid del Mundial ’82, quando l’Italia ha superato 3-1 la Germania Ovest, aveva infatti 40 anni e 133 giorni. Nessuno alla sua età è arrivato a vincere un trofeo così importante, il più prestigioso di tutti.
Il record di vittorie con la nazionale:
Ma Dino Zoff è anche l’unico calciatore italiano a potersi fregiare di un singolare primato: nessuno, a parte lui, è riuscito a vincere da calciatore sia un campionato d’Europa (1968), che un campionato del Mondo (1982).
Dino Zoff oggi: chi sono moglie, figli, nipoti
Campione in campo e anche fuori: Dino Zoff ha sempre mantenuto uno stile di vita morigerato ed esemplare. Ha conosciuto sua moglie, Annamaria Passerini, nel corso degli anni ’60. Nel 1967 è diventato padre di Marco, il suo unico figlio, diventato poi ingegnere e che lo ha reso nonno. Vive tra la Capitale e il suo Friuli, meta d’elezione per le vacanze estive è Sabaudia, sul litorale laziale.