Ancora non parla Novak Djokovic dopo l’espulsione dall’Australia e allora, a tornare sulla vicenda che ha rubato per giorni le prime pagine dei giornali di tutto il mondo, ci ha pensato coach Marian Vajda.
Lo storico allenatore del serbo, chiamato a dire la sua sulla decisione presa dal governo aussie, ha rinvigorito il focolaio della polemica fornendo un’opinione tutt’altro che moderata.
Caso Djokovic, il pensiero di Vajda
“È stata una decisione ingiusta e malsana. Novak è stato colpito mentalmente, questa cosa gli farà male a lungo” ha dichiarato ai microfoni di Sport.sk un Vajda che poi se l’è resa in particolar modo coi media.
“I media sono uno dei maggiori colpevoli della manipolazione delle informazioni, in Australia in particolare hanno assunto un atteggiamento costante contro Novak”.
Caso Djokovic, i messaggi di Vajda
L’allenatore slovacco ha poi rivelato di non aver ancora parlato con Djokovic e che, durante gli ultimi agitati giorni prima di tornare in Serbia, i due non si sono mai chiamati al telefono.
“Ci scrivevamo, ha usato pochissimo il suo cellulare: gli mandavo messaggi d’incoraggiamento. Non gli ho parlato ancora da quando è arrivato a Belgrado. Non so quando parlerà, lo farà quando lo riterrà opportuno” ha spiegato Vajda.
“Non riesco a pensare come abbia potuto gestire tutto questo, deve aver sofferto molto. Ha sopportato umilmente tutte le misure, ma quello che gli hanno fatto deve averlo segnato. È stato un processo politico” è la convinzione del nativo di Považská Bystrica.
L’idea di Vajda sui possibile strascichi
Vajda quindi ha detto la sua sul peso che tutto l’accaduto potrebbe avere nel breve-medio periodo sull’umore e sullo spirito del numero uno serbo.
“Sarà difficile per lui togliersi dalla mente questa storia” ha affermato Vajda, convinto però che, in qualche modo, Djokovic troverà il modo di mettersi tutto alle spalle.
“Novak è forte, deciso e non ha ancora detto la sua ultima parola nel mondo del tennis” ha chiosato l’allenatore classe 1965.