Quando parliamo di videogame, siamo soliti associare nomi maschili, come se quello esportivo fosse un mondo che preveda solo l’articolo “il”. E invece no, donne ed esport è una combo reale e diffusa, dobbiamo solo non cadere nel pregiudizio. Ce lo conferma un report di Kids Insight, gruppo che si occupa di ricerche di mercato, dal quale emerge che c’è un paese in cui nel 2018 gli esport siano stati più praticati tra le ragazze (dai 13 ai 15 anni) piuttosto che nei ragazzi: il Regno Unito.
Secondo l’indagine, il 15% delle donne intervistate ha detto di guardare regolarmente gli eSport e le competizioni. Non finisce qui: l’84% trascorre il proprio tempo libero sui videogame (mentre l’anno scorso era il 75%). Se invece ci spostiamo nella fascia d’età successiva, ossia quella dai 16 ai 18 anni, la percentuale di ragazze che segue regolarmente eSport si abbassa al 10%.
Insomma non è vero che eSport sia sinonimo di “giocatore maschio”. Basti pensare ai regolamenti dei tornei videoludici: nessun riferimento al sesso dei player, nessuna regola che impedisca la partecipazione di entrambi alla stessa competizione. Nessuna distinzione come accade invece negli sport tradizionali, anche perché in questo campo non ci sono grandi differenze fisiche tra i due sessi.
A crescere, inoltre, è non solo il numero di player donne ma anche l’interesse nei titoli per console invece di quelli per PC, che fino ad ora è stato quello più usato: il 90% dei giochi più seguiti sono, infatti, su PC, da Overwatch a League of Legends, da Counter-Strike a Dota2, fino a Starcraft II e Hearthstone. Mentre su console FIFA, PES e Call of Duty sono i titoli che possono vantare un altissimo numero di partecipanti.
Donne ed eSport, un binomio reale e che è molto più presente di quanto si pensi. D’altronde non esistono barriere, se non quelle che decidiamo di costruire noi.
HF4