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Dzeko-Inter sfumato, il retroscena: le parole di Petrachi

Gianluca Petrachi intervistato dal 'Corriere dello Sport': "In Inghilterra mi chiamavano 'italiano mafioso'. La spina dorsale di questa Roma è mia".

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Dzeko-Inter sfumato, il retroscena: le parole di Petrachi Fonte: Getty Images

Gianluca Petrachi è un disoccupato di lusso, uno dei direttori sportivi su piazza dopo il burrascoso addio alla Roma che lo ha licenziato per giusta causa. Tutt’ora è alla ricerca di una nuova avventura, tanta è la voglia di tornare in pista dopo una parentesi interamente negativa.

Intervistato dal ‘Corriere dello Sport’, l’ex centrocampista leccese ha raccontato l’esperienza inglese al Nottingham Forest, conclusasi in malo modo e senza goal all’attivo. “Mi ero infortunato e pensavano stessi bluffando. Mi chiamavano ‘italiano mafioso’. C’era razzismo. Parlare italiano era un fatto d’orgoglio per me”.

Ibañez è uno dei suoi acquisti, prelevato dall’Atalanta contro il volere della dirigenza. “Quando presi Ibañez a gennaio fui massacrato in società. Tutti incazzati, a cominciare da Pallotta. Un’operazione a nove milioni più uno di bonus con pagherò a due anni. Gli dissi a brutto muso: ‘Ricordati che io ci ho messo la faccia. Gasperini non ci ha perso tempo con te. Io ti ho voluto contro tutti. Se ti alleni al cinquanta per cento, ti rispedisco indietro'”.

L’interesse dell’Inter per Dzeko, risalente ad un anno fa, portò Petrachi ad avere un confronto ‘acceso’ con il suo vecchio amico Antonio Conte. “Con Antonio ci lega una profonda amicizia, ma avevo già questionato con lui su Dzeko, che lui voleva portare all’Inter. ‘Non mi rompere i c… con Dzeko, non te lo do. Inutile che sbatti la testa al muro’, gli dissi”.

Petrachi è orgoglioso dei risultati attuali di una Roma nella cui costruzione c’è molto delle sue intuizioni. “Nessuno mi può smentire se dico che la spina dorsale della Roma attuale l’ho fatta io. Non abbiamo parlato di Veretout, un altro che ho voluto fortemente”.

Nessuna rottura con Zaniolo, ‘consigliato’ come spesso accade ad un ragazzo giovane e con ancora tanto da apprendere. “Succede che non sono un diplomatico. Non ci so fare nelle relazioni. Non telefono ai direttori, non mi concedo. Non è nelle mie corde. Così scrivono che attaccavo Zaniolo perché avevo già deciso di venderlo. Non era cosi? Non lo era al punto che Zaniolo è ancora con la Roma ed è un patrimonio della società. Ho avuto tutti i giornali contro. Sono uno che non dà la notizia, sono più da storta che da dritta. Non ce la faccio a essere finto. Gli ho detto che doveva tirare fuori la sua anima guerriera, non quella mondana. Ho un rapporto leale con lui. Da calciatore sarei impazzito a essere preso per il culo. Preferisco una brutta verità a una bella bugia. Zaniolo mi vedeva come un fratello maggiore”.

Fosse per lui, Petrachi tornerebbe alla Roma: ma solo ad alcune precise condizioni. “Spiegherei alla nuova proprietà le mie ragioni. Dovessi rientrare sarei felice ma, devo essere sincero, non lo farei a qualunque condizione. Io non cambio. Petrachi deve fare Petrachi”.

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