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È morto Leo Beenhakker, ex Real Madrid, Olanda e Ajax: batté Maradona, fu travolto da Sacchi e comprò Ibra

Profeta del calcio offensivo, in carriera ha alternato grandi trionfi a epici fallimenti: l'ultima esperienza in panchina alla guida della Polonia nel 2009.

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

Il mondo del calcio piange la scomparsa di Leo Beenhakker, leggendario allenatore olandese, profeta del calcio spettacolo che nel corso di una lunga e titolata carriera ha alternato grandi trionfi ad altrettanto memorabili fallimenti. Ajax, Feyenoord, Real Madrid e Olanda le sue panchine più prestigiose. Ma “Don Leo”, come fu ribattezzato durante gli anni ruggenti sulla panchina dei “Blancos”, ha allenato praticamente ovunque, dal Messico a Trinidad e Tobago, dall’Arabia Saudita alla Polonia, ultima tappa di un percorso in panchina cominciato nel 1965, ad appena 23 anni, e concluso nel 2009.

Beenhakker, gli inizi e il flop mondiale

Nato a Rotterdam il 2 agosto 1942, dopo una fugace carriera da calciatore, Beenhakker ha iniziato ad allenare giovanissimo una formazione minore olandese, l’Epe. Go Ahead Eagles, Veendam, Cambuur e ancora Go Ahead Eagles le successive tappe della sua carriera, fino all’approdo al Feyenoord, alla guida delle giovanili. Dopo essere passato all’Ajax nel 1978, sempre a livello giovanile, è stato promosso alla guida della prima squadra dei Lancieri l’anno successivo, vincendo subito il titolo olandese. Dopo tre anni in Spagna, al Real Saragozza, è tornato in Olanda al Volendam nel 1984 ed è stato per un breve periodo Ct dei Tulipani, fallendo la qualificazione a Messico 1986. Un autentico smacco: sconfitta al playoff nel derby col Belgio.

“Don Leo”: le grandi sfide con Napoli e Milan

Nel 1986 approda sulla panchina del Real Madrid di Hugo Sanchez, Jorge Valdano e della Quinta del Buitre, la formidabile nidiata di campioni svezzati dalla “Cantera” delle Merengues: Butragueno, Sanchis, Martin Vazquez, Michel e Pardeza. In campionato sono trionfi in serie (tre titoli di fila), in Coppa Campioni invece le soddisfazioni latitano. Nel 1987-88 il Real di Beenhakker elimina al primo turno il Napoli di Maradona, Careca e Giordano, ma poi s’arrende in semifinale al PSV. L’anno successivo ancora semifinale per il Real, che però incappa in una incredibile lezione di calcio dal Milan di Sacchi a San Siro: 5-0, una delle serate più belle di sempre per i tifosi rossoneri.

La delusione a Italia 90 e la beffa di Tenerife

Dopo essere tornato all’Ajax nel 1989 (altro titolo al primo colpo), prende in mano le redini della Nazionale d’Olanda proprio alla vigilia dei Mondiali italiani, uscendo però agli ottavi contro la Germania Ovest, dopo un girone eliminatorio senza vittorie (tre pareggi con Egitto, Inghilterra e Irlanda). Il primo novembre 1991 torna al capezzale del Real al posto di Radomir Antic, ma il ritorno al Bernabeu è tutt’altro che trionfale. Eliminato dal Torino nella semifinale di Coppa Uefa, perde clamorosamente il titolo della Liga a vantaggio del Barcellona a causa di una memorabile sconfitta a Tenerife all’ultima giornata, da 0-2 a 3-2.

Le ultime imprese: il Feyenoord e Trinidad e Tobago

Dopo un’esperienza in Svizzera al Grasshoppers, nel 1994 guida l’Arabia Saudita alla qualificazione ai Mondiali americani, ma è silurato alla vigilia della fase finale, a vantaggio dell’argentino Jorge Solari. In seguito guida l’America Città del Messico, l’Istanbulspor in Turchia, il Chivas ancora in Messico, quindi il Vitesse in Olanda. Tornato al Feyenoord, vince il titolo dell’Eredivisie nel 1999 diventando il primo – e unico – allenatore scudettato con Ajax e Feyenoord stesso. Da direttore tecnico dell’Ajax, nel 2001, ingaggia un giovane Zlatan Ibrahimovic dal Malmoe.

Ct della Polonia, poi il ritiro ai Caraibi: l’omaggio dell’Ajax

Negli ultimi anni della sua carriera è ancora al timone dell’America, poi allena De Graafschap, la Nazionale di Trinidad e Tobago (storica qualificazione ai Mondiali nel 2006), quindi la Nazionale della Polonia, portata agli Europei del 2008. Dopo alcune poco esaltanti avventure da dirigente al Feyenoord e all’Ujpest, in Ungheria, nel 2013 si ritira a vita privata a Trinidad, portando con sé tutto il suo bagaglio di ricordi. Tra i primi club a dedicare un commosso tributo a Beenhakker l’Ajax, con un sentito messaggio di cordoglio sui propri canali ufficiali. Dei biancorossi, “Don Leo” è diventato allenatore della prima squadra ad appena 37 anni.

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