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Tour de France 2025, il percorso: tanta salita e poche crono, sarà ancora un affare tra Pogacar e Vingegaard

Svelato il percorso dell'edizione 2025: poche crono e tante tappe nervose, ma anche 5 arrivi in salita di assoluto livello. Evenepoel potrebbe guardarsi intorno

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Sarà ancora Pogacar contro Vingegaard? Se lo chiedono in tanti, perché alla fine negli ultimi 5 anni la questione Tour de France se la sono spartita sempre e soltanto loro. Che questa mattina hanno potuto conoscere da vicino il percorso che dal 5 al 27 luglio 2025 li porterà nuovamente a darsi battaglia sulle strade di Francia, col mondo intero pronto ad assistere all’ennesimo duello tra i due grandi dominatori delle corse a tappe della prima metà del terzo decennio del nuovo millennio.

Occasione per i velocisti, poi tante tappe mosse

Presentazione sobria e online per la grand boucle, che preferisce tenere il basso profilo nei giorni in cui Parigi ha fatto parlare d’altro (la cerimonia del Pallone d’Oro vi dice qualcosa?). Parigi che tornerà ad ospitare la classica passerella sugli Champs-Elysees, sacrificata la scorsa estate sull’altare dei giochi olimpici.

Il percorso 2025 misura complessivamente 3.320 chilometri, con partenza da Lille in una frazione che a differenza di quanto avvenuto quest’anno a Rimini strizza decisamente gli occhi alle ruote veloci (Cavendish s’è ritirato per davvero dopo aver vinto la 35esima tappa in carriera e aver staccato Merckx, ma Birmay, Philipsen e perché no, magari Jonathan Milan sapranno a cosa puntare).

Le montagne però arriveranno presto: già nella seconda frazione con arrivo a Boulogne-sur-mer (famosa per essere la città dove è nato l’ex Pallone d’Oro e attaccante del Milan, Jean Pierre Papin) di spazio per attaccare nei chilometri finali ce ne sarà a sufficienza. Montagne in vista anche a Rouen (quarta frazione) nel giorno dell’omaggio a Jacques Anquetil e ancora a Vire (sesta frazione) e sul Mur-de-Bretagne, con salita finale da ripetere due volte sulle strade tanto care a Bernard Hinault, che rimane l’ultimo francese ad aver trionfato a Parigi (ma a luglio sarà storia vecchia 40 anni). In mezzo, i 33 chilometri piatti della cronometro di Caen. La prima vera tappa per scalatori è comunque in programma lunedì 14 luglio, festa nazionale: 4.400 metri di dislivello e l’arrivo a Mont-Dore per cominciare a far tornare i conti alla vigilia del primo giorno di riposo.

Prima i Pirenei e poi le Alpi. E torna il Mont Ventoux

Il percorso studiato da ASO prevede un passaggio sul Massiccio Centrale e poi lo spostamento verso Ovest, sui Pirenei, con un primo arrivo ad Hautacam che precede la cronoscalata di Peyragudes (11 chilometri, ma quasi tutti di salita) e soprattutto la tappa che da Pau porterà la carovana a Luchon-Superbagneres, voluta anche per ricordare la battaglia del 1986 su quelle stesse strada tra Hinault e LeMond. È questa la tappa regina sui Pirenei: si scaleranno Tourmalet, Aspin e Peyresourde prima dei 12 km finali al 7,5%.

La strada poi tornerà a puntare verso Est, con il Mont Ventoux posto all’inizio della terza settimana: come arrivo di tappa il caratteristico osservatorio mancava dal 2016 (vinse De Gendt, con Froome che consolidò la sua maglia gialla). A quel punto però sarà solo l’antipasto verso il gran finale sulle Alpi, con la tappa regina che sarà la 18esima e che prevede 5.500 metri di dislivello e l’arrivo in quota a Courchevel con il temibile Col de la Loze. Il giorno dopo si sale fino a La Plagne, e salvo sorprese i conti saranno belli che fatti.

Pogacar e Vingegaard per la resa dei conti. Evenepoel sfavorito?

A prima vista, il Tour 2025 proporrà almeno cinque arrivi in salita adatti agli scalatori puri, o se preferite agli uomini di classifica. Almeno 6-7 saranno le tappe dedicate ai velocisti, altrettante per attaccanti o gente che sogna di andare in fuga (e portarla a termine), e poi restano le due cronometro per complessivi 44 chilometri (un quarto totalmente in salita).

A chi potrebbe piacere un simile percorso? Pogacar sicuramente, ma pure Vingegaard. Meno a Remco Evenepoel, che con poca cronometro e tante salite potrebbe anche optare per rivedere i propri piani (Giro e Vuelta potrebbero starci?). Anche Roglic potrebbe decidere di cambiare aria, mentre gli italiani come Tiberi, Ciccone o il giovane Pellizzari magari potrebbero anche farsi ingolosire dal percorso tanto mosso. Insomma, i francesi sembrano aver deciso: è tempo per un nuovo duello Pogi-Vingo, e tutti gli altri resteranno più o meno a guardare.

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