Chiedere alla Virtus di fermare la corazzata Olympiakos era troppo, ma magari chiederle di lottare un po’ di più sarebbe stato lecito: troppo facile la vita per i biancorossi del Pireo alla Segafedo Virtus Arena (92-70), dove la partita di fatto è già segnata nei primissimi minuti (34-14 alla fine del primo quarto: Bologna praticamente s’è dimenticata di difendere e ha alzato in fretta bandiera bianca) e fa capire quanto sia evidente il divario che c’è tra la compagine ellenica e quella di Ivanovic, scuro in volto come poche altre volte lo si era visto in questa stagione.
- Virtus disarmata: senza Shengelia non c'è partita
- Milano adesso sogna: ma il calendario fa paura
- LeDay, Shields e Mirotic: i big 3 per sfidare l'Europa
Virtus disarmata: senza Shengelia non c’è partita
Dopo la delusione di Coppa Italia, con l’eliminazione nei quarti per mano di Milano, la seconda parte di stagione delle Vu nere riparte subito sotto una cattiva stella. E poco hanno potuto i 15 punti segnati da Cordinier, l’unico ad andare in doppia cifra assieme a Daniel Hackett in una serata segnata soprattutto dall’assenza di Toko Shengelia, lacuna che ha finito per condizionare tutta la prova della Virtus ancor prima di scendere sul parquet.
Ma la pessima difesa del primo quarto ha reso le cose davvero troppo impervie: l’Olympiakos ha portato ben 5 giocatori a segnare 12 punti (Fall, Fournier, Peters, Milutinov e Vezenkov, che c’ha messo anche 8 rimbalzi,), con Papanikolau che s’è “fermato” a 11 punti, ma che in area è stato una sentenza (4/5 da due). Bologna ha tirato malissimo dall’arco (4/22), ha raccolto 13 rimbalzi in meno (43 a 30) e in generale non è mai stata dentro la partita. Ogni speranza di post season s’è definitivamente spenta, ma certo la prestazione offerta ha seminato dubbi anche in ottica LBA, al netto delle assenze citate.
Milano adesso sogna: ma il calendario fa paura
Tutt’altra aria rispetto a quella che si respira a Milano, dove la vittoria sul Monaco ha rimesso subito l’Olimpia in carreggiata. Anche se qualificarsi per il play-in non sarà impresa semplice, considerando la nutrita concorrenza che da qui a metà aprile contenderà un posto tra le prime 10 alla formazione di Messina. Che se fosse cominciata l’Eurolega alla settima giornata adesso si starebbe giocando il primo posto nel torneo: 14-7 il record delle ultime 21 gare, che stride con l’1-5 di inizio stagione.
Alla fine il fardello di quell’avvio ad handicap rischia di essere pagato a caro prezzo, perché il calendario nelle ultime 7 giornate proporrà tante sfide delicate e non facili da portare a casa: si comincia col ritorno di Melli e del Fenerbahce all’Unipol Forum il prossimo 6 marzo, poi si prosegue con tre trasferte di fila con Stella Rossa (13 marzo), Paris (18 marzo) e Real Madrid (25 marzo), per poi ospitare al Forum il Barcellona il 27 marzo e chiudere col derby a Bologna il 4 aprile e l’ultima casalinga col Baskonia il 10 aprile. Per essere sicuri di finire tra le prime 10, a grandi linee serviranno almeno 4, se non 5 vittorie. Perché la classifica è veramente corta, con 11 squadre nello spazio di sole 4 vittorie di scarto.
LeDay, Shields e Mirotic: i big 3 per sfidare l’Europa
Cos’è cambiato allora nella stagione europea di Milano? Intanto c’è Zach LeDay che, pur sbagliando un libero dopo 39 tentativi andati a segno, continua a prendere sulle spalle il peso dei momenti più delicati, aiutando Nikola Mirotic a rientrare in condizione con minor pressione e fretta. E poi c’è Shavon Shields che ha ritrovato finalmente il passo dei giorni migliori, guidando l’attacco come gli capitava di fare quando c’era bisogno di trascinare i compagni nelle notti europee di qualche anno fa (la final four conquistata nel 2021 non è poi distante anni luce).
E infine c’è da constatare che a turno tanti elementi di casa EA7 sanno come dare il loro giusto contribuito alla causa, vedi Stefano Tonut che contro il Monaco è stato tra quelli che più di altri hanno saputo fare la differenza. Una Milano rigenerata e tarata per quello che è il grande obiettivo stagionale: provare a dare l’assalto al treno buono per l’Europa. E se marzo dovesse rivelarsi un mese felice, allora guai a mettere limiti alla provvidenza.