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Ex Milan Robinho rompe il silenzio e porta prove innocenza dopo la dura condanna per stupro

L'accusa di violenza sessuale di gruppo e quella notte del gennaio 2013: il brasiliano ha provato a spiegare in un video cosa successe a Milano

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Pietro De Conciliis

Pietro De Conciliis

Giornalista

Giornalista pubblicista e speaker radiofonico, per Virgilio Sport si occupa di calcio con uno sguardo attento e competente sui campionati di Serie B e Serie C

Ci sono calciatori da cui ci si aspettava un finale di carriera diverso, dipendente solo da aspetti tecnici e non condizionato da fattori extra-campo. È il caso di Robinho, ex attaccante del Milan e della nazionale brasiliana, condannato in Italia a 9 anni per stupro. Una pena durissima, che va ad unirsi allo sciame mediatico figlio della sua popolarità. Robinho, però, non ci sta e attraverso i social ha deciso di attaccare con fermezza la magistratura italiana, svelando le prove che presenterà per dimostrare la sua innocenza.

Robinho rompe il silenzio dopo l’accusa di stupro

Pur trattandosi di una questione molto delicata, Robinho ha scelto di utilizzare i suoi canali social ufficiali per dimostrare al mondo e ai suoi fan la sua innocenza. Prima un discorso in cui si dimostra sereno, convinto della sua buonafede, poi un album in cui ha raccolto foto, documenti e testimonianze della serata in cui si sarebbe consumato lo stupro. Fatti risalenti alla notte del 22 gennaio 2013, quando l’ex fantasista rossonero si trovava all’interno del Sio Café di Milano, un locale notturno di via Temolo, in zona Bicocca.

Su Instagram, in una sorta di lettera a cuore aperto, Robinho ha annunciato che non mollerà e proseguirà nella sua battaglia legale, dopo essere stato condannato a 9 anni in via definitiva per violenza sessuale di gruppo ai danni di una 22enne all’uscita dal Sio Café.

Apro il mio cuore in preda alla disperazione e presento le prove della mia innocenza. La giustizia italiana ha commesso errori clamorosi e gravissimi durante il mio processo. Mi impegno a dimostrare la mia innocenza e a lottare per la vera giustizia.

Le prove di Robinho per dimostrare la sua innocenza

“Vi mostrerò tutte le prove che dimostrano la mia innocenza e che dimostrano che sono stato condannato ingiustamente”. Così, Robinho ha aperto il suo video social, diretto a coloro che gli sono stati vicino in questi anni e alle persone che lo hanno pesantemente attaccato per l’accusa di violenza sessuale di gruppo, nonché alla magistratura italiana. Nel mirino anche alcuni giornalisti, definiti “tendenziosi”, per aver riportato cose lontane dalla realtà raccontata dallo stesso ex Real Madrid.

Foto sfocate, immagini di una canonica serata in un locale notturno della movida milanese, baci ed abbracci con una ragazza, fotografata durante un ballo con Robinho. È solo parte del materiale mostrato online sul profilo Instagram del ragazzo classe ’84, che ha sempre respinto le accuse dei giudici nostrani, raccontando di aver avuto “un rapporto superficiale e veloce” con la vittima dello stupro.

Queste le prove che Robinho intende presentare per dimostrare la sua innocenza:

  • Immagini che mostrano l’interazione di quella notte;
  • Esami che dimostrano la consapevolezza e la capacità di comunicazione della ragazza;
  • Incongruenze nei racconti della ragazza;
  • Messaggi di testo che rivelano la sua intenzione di incontrarmi;
  • Comunicazioni via SMS immediatamente successive all’evento che contraddicono la dichiarazione di incoscienza;
  • Risultati del DNA che non mi collegano al caso di violenza;
  • Il vero contesto delle registrazioni audio diffuse dai media.

Robinho, ora la sentenza in Brasile

A due anni dalla sentenza della Cassazione italiana, Robinho è ora chiamato a presentarsi dinanzi al Supremo tribunale di giustizia brasiliano, che si riunirà il prossimo 20 marzo per decidere se omologare o meno la condanna formalizzata dal terzo grado di giustizia italiana. Qualora venisse confermata, Robinho sarebbe costretto a scontare i 9 anni di carcere in Brasile. Secondo i media sudamericani, però, non è escluso che il processo possa anche ripartire da zero, se le prove dell’ex gioiello della Seleçao riuscissero a ribaltare quanto deciso in Italia.

Ci sono buone probabilità che Robinho finisca in carcere. Il calciatore, sui social e nell’intervista rilasciata a TV Record, si è scagliato contro la magistratura italiana, arrivando ad accusare di razzismo anche i giudici che lo hanno condannato: “Ne ho visti abbastanza di episodi di razzismo in Italia, con i miei compagni Balotelli e Boateng. Purtroppo succede ancora oggi. Era il 2013, siamo nel 2024. Le stesse persone che non prendono nessuna iniziativa per contrastare il razzismo sono quelle che mi hanno condannato. Se al mio posto ci fosse stato un italiano bianco, sarebbe stato diverso, non c’è dubbio. Con la quantità di prove che ho, non sarei stato condannato”, ha tuonato il brasiliano.

Robinho è stato incastrato anche da alcuni audio risalenti alla serata del gennaio 2013, in cui si sottolineava lo stato di ebbrezza della vittima della violenza di gruppo: “Gli audio erano fuori contesto, – ha affermato l’ex Milan e Real – con persone che mi stavano molestando, che volevano prendermi dei soldi. Stavo cercando di uscire da una situazione in cui mi stavano estorcendo denaro. Quando la situazione è degenerata mi sono rivolto ai miei avvocati. In quel momento chiunque mi ha contattato stava cercando di ottenere qualcosa da me. Ho fatto anche il test del Dna”, ha tenuto a precisare.

E, infine, ha aggiunto: “Eravamo in un luogo aperto, dove ci potevano vedere tutti. C’era anche tanta sicurezza e la ragazza non era incosciente. Abbiamo avuto un rapporto superficiale e veloce, poi sono tornato a casa. Chi mi accusa di una cosa così barbara, di stupro, ricorda tutti i particolari di quella serata, ricorda persino il colore della mia camicia. Non sono un violento, non sono mai stato così. Poi c’erano altre persone. Quando ho visto che voleva continuare con altri ragazzi, sono andato a casa. Non l’ho mai negato. Era consensuale”, ha ribadito Robinho.

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