Se Bernie Ecclestone ha avuto il merito di rendere la F1 una competizione sempre meno ‘amatoriale’ e sempre più ‘organizzata’, gli americani di Liberty Media han saputo imprimere un cambio di marcia a partire dal 2017, quando ha acquisito i diritti commerciali del ‘Circus’: in poche stagioni il valore è passato da 8 a 20 miliardi di dollari, con i Team che adesso rimpiangono il fatto di non aver allora acquisito una quota azionaria di tale categoria; a inizio 2023 ‘Forbes‘ ha indicato Liberty Media come l’azienda sportiva dal valore assoluto maggiore.
F1, la politica filo-USA di Liberty Media
Dopo una assenza lunga un decennio, la F1 è sbarcata negli USA nel 2000 (vinse Michael Schumacher). A Indianapolis si gareggiò fino al 2007 (vinse Lewis Hamilton), con Austin a prenderne il posto a partire dal 2012 (vinse Lewis Hamilton): da un paio di stagioni Miami è l’undicesima sede di un GP statunitense (Max Verstappen sempre vittorioso), con Las Vegas che a novembre completerà il trittico a stelle e strisce; in Nevada vinsero ai tempi Nelson Piquet (1981) e Michele Alboreto (1982). Questo l’entusiasmo espresso dal CEO F1 Stefano Domenicali: “Momento incredibile per il nostro movimento, non c’è posto migliore per correre di Las Vegas, capitale globale dell’intrattenimento”.
F1, le bordate di Ecclestone
A lungo l’ormai 92enne Bernie Ecclestone ha tirato le fila del ‘Circus’, nel quale non ha più compiti dirigenziali da qualche anno, ma il boss britannico non le ha mandate a dire sullo spettacolo offerto fuori pista a Miami, a suo dire indegno dello spirito del ‘Motorsport’: “Gli addetti al marketing F1 sono concentrati solo sul mercato USA, quanto visto a Miami somigliava più alla cerimonia degli Oscar che a un evento sportivo che ha tradizione europea; è stato uno scherzo, ma non so se ridere, o se piangere, perché Liberty Media per i tifosi USA è disposta a bruciare le radici della F1″ ha tuonato al ‘Münchner Merkur/tz media group’.
Chi è Bernie Ecclestone
L’ascesa di Bernie Ecclestone nel ‘Circus’ comincia con la FOCA, struttura da lui fondata nel 1974 e che comprendeva i manager delle squadre inglesi principali: sistemi di ammissione, premi in denaro e diritti tv i temi da sottrarre alla FIA, l’organismo responsabile dell’organizzazione del campionato del mondo. Dal 1987 si risolse il patto con la FISA di Jean – Marie Balestre e così Bernie Ecclestone entrò a fare parte della dirigenza, con lo scioglimento della FOCA: era cominciata una F1 più moderna e fatta da professionisti, il cammino insomma estremizzato nella ‘versione 2.0’ da Stefano Domenicali, che mette a repentaglio circuiti storici e dilata il calendario.