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F1, Ferrari in Olanda lenta in pista e poco reattiva ai box, Sainz e Leclerc tra alti e bassi. Monza ora fa paura

Dopo il Gran Premio d'Olanda il Mondiale di F1 va dritto verso Monza: la Ferrari tra speranza, delusione e paure analizza quanto successo a Zandvoort con Sainz e Leclerc costantemente sulle montagne russe e una squadra tutta da rifondare

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Luca Fusco

Luca Fusco

Giornalista

Giornalista multimediale. Quando si accendono i motori, lui sgasa, impenna, derapa. E spesso e volentieri finisce sul podio

Una gara sì e una gara no. Sembra essere questo il destino della Ferrari nel Mondiale di F1 2023. Non c’è costanza, non c’è continuità. La SF-23 continua ad alternare buone prestazioni e gare incolore. Ci si è fatta l’abitudine ma ogni volta si spera che sia quella buona. Non è stato così al Gran Premio d’Olanda dove solo la regolarità di Carlos Sainz ha salvato la baracca laddove il povero Charles Leclerc è sprofondato in un fine settimana incolore concluso col ritiro dopo l’onta di subire sorpassi a manetta anche dall’ultimo arrivato.

In tutto questo un box poco reattivo che ha dimostrato quanto Vasseur debba ancora lavorare tanto per tornare agli antichi splendori di Maranello. E all’orizzonte c’è Monza, la gara di casa, un Gran Premio d’Italia che adesso come adesso fa paura per il rischio flop rosso.

Ferrari: la SF-23 nata sotto una cattiva stella

Lo si era messo in conto, lo si è visto sin dal venerdì. Zandvoort era sulla carta e si è dimostrata ostica per questa Ferrari SF23 così suscettibile ai cambi di direzione, ai cambi di clima, di vento, di qualsiasi cosa che possa alterare una prestazione. Ce lo siamo detti più volte e la sosta estiva non poteva essere un toccasana magico in tal senso. Questa monoposto è nata male, concepita sbagliata, costruita peggio, sviluppata senza troppa convinzione.

F1, è una Ferrari che non sa reagire: lenta in pista e ai box

Altro capito è il concetto di squadra, di team, di muretto. Anche quello in pieno cambiamento. Insomma il 2023 è un anno di passaggio tra il vecchio corso, quello di Mattia Binotto, e il nuovo firmato Vasseur. In Olanda un’altra dimostrazione di una lentezza di pensiero la si è avuta al momento del primo pit stop, immediato a inizio gara. Leclerc, così come Perez e altri piloti, vedi Zhou, ha chiamato il cambio gomme dalle slick alle intermedie già al primo giro. Era la scelta giusta. Purtroppo vanificata dai meccanici che non erano pronti al cambio gomme. Risultato: Perez e Zhou sono usciti primo e secondo, Leclerc ha perso un’infinità di tempo ed è uscito nelle retrovie.

Al di là di una monoposto già rovinata dal contatto con Piastri, nessuno ha avuto l’intuizione di sfruttare quella lunga sosta almeno per cambiare il musetto della macchina di Leclerc. E ancora, qualche giro dopo con un Charles in evidente difficoltà aerodinamica ma ancora lontano dall’idea di ritiro, nessuno lo ha richiamato ai box per mettere le slick, come invece ha fatto Albon prima di tutti, provando a giocare almeno un jolly per la rimonta. Insomma una lentezza di pensiero figlia molto probabilmente di un’opera di cambiamento che Vasseur sta portando nella squadra con gente che va, gente che viene, un porto di mare che fa fatica a girare come dovrebbe.

Paradosso Ferrari: Sainz e Leclerc, due facce della stessa medaglia

Come Giano Bifronte i due piloti di Ferrari finiscono quasi sempre per fare gara all’opposto. Quando uno dei due va bene, l’altro va alla deriva. E viceversa. Forse in accordo con i caratteri dei due, anche in Olanda la Ferrari non ha avuto uniformità di prestazione da parte dei suoi piloti. Il paradosso della Ferrari, uni dei tanti, specie in questa stagione di bocconi amari, è anche questo.

Ferrari: Leclerc come Calimero, si perde nelle difficoltà

Leclerc eccelle quando la macchina gli consente di spingere. E’ stato possibile in Belgio e in Austria tanto per fare due esempi ed il monegasco è andato a podio. Quando invece la SF-23 va in difficoltà come in Olanda e su altre piste il monegasco perde la brocca, si intristisce, sbaglia, non ne azzecca una e gli va tutto storto come Calimero, vedi appunto l’Olanda.

Ferrari: Sainz ha un dono, tira fuori il meglio dal peggio

Carlos Sainz invece fa il contrario. E’ il classico pilota che con la sua regolarità riesce a spremere il meglio anche dalle situazioni peggiori. Il 5° posto in Olanda è tutto o quasi merito suo. Come lui stesso ha detto: “Abbiamo lottato con macchine più veloci di noi”. Se si pensa che lo spagnolo è finito davanti alle McLaren e alle Mercedes stiamo parlando di una vera e propria impresa, addirittura che ha trasognato il podio. Certo figlia delle circostanze della pista bagnata ma lo spagnolo ci ha messo del suo, merito anche della strategia, va detto a parziale consolazione del muretto prima bistrattato. Tutta via lo spagnolo quando la macchina lo permette sembra perdersi nel confronto con la velocità pure del monegasco, dimostrazione è il non aver mai conquistato un podio, Sprint Race a parte.

F1, la Ferrari a Monza a metà tra speranza e paura

Con una Ferrari così rabberciata fa un po’ impressione andare a Monza già la prossima settimana. La Formula 1 non aspetta ed allora dopo Zandvoort tutti verso la Brianza per il Gran Premio d’Italia uno dei momenti storici, su una pista altrettanto storica, tempio della velocità, del Mondiale di F1. Se da un parte sicuramente ma marea rossa, che arriva dopo quella orange, saprà avvolgere la Ferrari, i suoi piloti e la squadra tutta, c’è la paura che la gara di casa possa essere un flop all’interno di un’annata complicata. Dall’altra parte la competitività della Ferrari sui rettilinei in Belgio fa ben sperare, del resto è rimasta solo la speranza per il popolo ferrarista.

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