Intervistato da Autosport, Daniel Ricciardo ha svelato il suo rapporto con le sconfitte: “So da dove viene questo mio spirito, da bambino ero estremamente competitivo in tutto, dal ping-pong ad Uno. Semplicemente, odiavo perdere. Con il trascorrere del tempo sono maturato, ed ho affrontato in modo diverso la sconfitta. Ma, ancora oggi, sono un pessimo perdente; mi arrabbio parecchio nei casi in cui perdo ed avrei potuto fare qualcosa in più per vincere, ma non lancio le sedie quando finisco dietro, lontano dalla vetta, perché lì non potevo farci nulla. Se mi ritrovo invece in una situazione in cui vengo eliminato per un decimo, ma con tutte le condizioni favorevoli per poter annullare la distanza, la sconfitta mi mangia dentro”.
Adesso Ricciardo ha un po’ imparato la lezione: “Oggi sono più bravo a gestire la rabbia, anche perché mi sono già ferito in passato rompendo qualche oggetto, e non è nemmeno intelligente. Michael, il mio coach, capisce quando mi sento così, e mi abbraccia fino a quando non mi calmo, in un certo senso è divertente, perché la gente non se lo aspetterebbe da me. Sono un ragazzo tranquillo e felice, ma quando c’è una competizione in atto credo di essere uno f*****o psicopatico. Se questa macchina non dovesse cambiare per cinque anni, allora migliorerò come pilota. Sapere che puoi ancora migliorare mantiene alte le motivazioni, ed è la ragione per cui ti svegli e vai avanti ogni giorno”.