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Fabrizio Miccoli rompe il silenzio dopo la scarcerazione: "Ho commesso errori"

La lettera su Instagram dell'ex capitano del Palermo affida a un testo i suoi pensieri su quanto accaduto e la vicenda giudiziaria che l'ha condotto a una condanna

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Sono trascorse poche settimane da quel 13 maggio che, nella vita di Fabrizio Miccoli, segna una data importante: quella in cui è uscito dal carcere dove stava scontando una condanna in via definitiva a 3 anni e 3 mesi di reclusione, con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Sei mesi passati così, nel carcere di Rovigo, struttura circondariale presso la quale si era presentato lo stesso ex capitano del Palermo quando la sentenza ha sancito la sua responsabilità e stabilito la pena.

Il 13 maggio scorso il tribunale di sorveglianza di Venezia (l’ex calciatore era detenuto nel carcere di Rovigo) gli ha concesso l’affidamento in prova.

Il post di Fabrizio Miccoli su Instagram

L’ex attaccante di Lecce, Palermo, Juve e che ha vestito la maglia della nostra Nazionale ha postato una lunga lettera su Instagram, attraverso la quale ha palesato le sensazioni accumulate nei mesi vissuti all’interno delle mura della prigione in cui ha scontato la sua condanna. Sei mesi che descrive senza alcuna remora.

“12 anni fa ho fatto un grosso errore. Uno di quegli errori che ti cambiano la vita. Avevo tutto. Ero il capitano del Palermo, facevo il lavoro che avevo sempre sognato di fare fin da bambino e la gente di Palermo mi faceva sentire a casa.

In questi 12 lunghissimi anni ho sempre preferito il silenzio.
Ho letto di tutto ma non ho mai replicato.

Quando sei un calciatore in Serie A hai tante attenzioni. Tante persone vogliono un pezzo di te. Tanti ti conoscono ma tu non conosci nessuno. Non sai di chi ti puoi fidare.

In realtà ho fatto più di un errore. Il primo grosso errore è stato quello di essere sempre disponibile con tutti.
Chi viveva a Palermo in quegli anni.. sa.

Il secondo errore è stato quello di usare delle parole sbagliate, parole che non pensavo e mai penserò. Spesso quando sei al top ti senti invincibile.. invece sei solo umano.

Ho chiesto scusa tempo fa per quelle parole e lo faccio nuovamente.(il riferimenti è ai termini oltraggiosi sul magistrato Giovanni Falcone). Spesso quando sei al top ti senti invincibile.. invece sei solo umano”.

La vicenda giudiziaria che lo ha portato alla condanna

In quel passato di Miccoli ci sono anche amicizie, forse più propriamente definibili come conoscenze, più che pericolose con personaggi ed esponenti della criminalità organizzata palermitana.

Intrecci che gli sono costati la condanna e la decisione del tribunale, dopo una storia giudiziaria articolata, che l’ex capitano rosanero ha rispettato, presentandosi a Rovigo per scontare la sua pena. Lontanissimo dalla sua famiglia, per proteggerne la quotidianità.

“L’anno scorso è arrivata la sentenza. Sentenza che non ho condiviso perché mi sentivo lontano e sono lontano da quel mondo, ma sentenza che ho rispettato presentandomi spontaneamente il giorno seguente in un carcere di massima sicurezza, sempre per scelta mia, per scontare la mia pena. Un giorno li dentro sembra infinto, 6/7 mesi, un’eternità. La pena più grande l’ho scontata in questi 12 anni, ogni giorno, nel vedermi accostato ad un qualcosa che non sono e che non mi appartiene”.

In questa narrazione, scelta da Miccoli per rompere il silenzio su una vicenda che, da qualunque prospettiva di osservazione la si studi ha profondamente lacerato chi ha subito ancora una volta le offese, si incunea – tra la sofferenza e quel clamore – il senso di responsabilità per quanto avvenuto:

“Qualche settimana fa sono tornato in libertà.

Non chiedo di essere capito, non chiedo che venga dimenticato ciò che è successo. Non è questo che voglio ottenere con questa lettera.

Voglio solo, dopo 12 lunghi anni, chiarire la mia posizione, dire la mia anziché farla dire ad altri.

Ci tengo a ringraziare i miei due avvocati Antonio Savoia (foro di Lecce) e Giulia Solenni (foro di Verona).
Voglio ringraziare i miei tifosi che in questi anni non hanno chiesto spiegazioni,
mi ha supportato e mostrato un amore e un affetto che mai avrei pensato.

Ringrazio le tante persone che mi hanno aiutato su tutti Pierpaolo Mengoli e Giovanni Fasano con le rispettive famiglie per tutto il supporto dato.
Ma soprattutto ci tengo a ringraziare la mia famiglia, mia moglie Flaviana ed i miei figli Swami e Diego per esserci sempre. Stare lontano da loro è stato tremendo.

Come in campo dopo una sconfitta non puoi rigiocare la partita appena persa, ma puoi allenarti e cercare di fare meglio nella prossima partita.

Ho quasi 43 anni e spero di avere ancora tante “partite” per recuperare e mostrare il vero Fabrizio Miccoli.
Grazie,
Fabrizio”.

Fabrizio Miccoli rompe il silenzio dopo la scarcerazione: "Ho commesso errori" Fonte: ANSA

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