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Fantastico Jannik Sinner: va in finale in un Masters 1000 a 19 anni

Incredibile impresa dell'Azzurro: batte Bautista Agut e fa la storia.

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Strepitoso Jannik Sinner: il tennista azzurro conquista, a 19 anni e 7 mesi, la prima finale in un Masters 1000 della sua carriera. Proprio come i predestinati Novak Djokovic e Rafa Nadal, l’altoatesino esplode a Miami accedendo alla finale del torneo in Florida al termine di una semifinale tiratissima con lo spagnolo Roberto Bautista Agut, battuto con i parziali di 5-7, 6-4, 6-4. 

Sinner si è imposto in rimonta, mostrando nuovamente una tenuta mentale fuori dal comune. Ora si giocherà il titolo contro il polacco Hurkacz, che ha battuto nell’altra semifinale il russo Rublev: sarebbe il suo terzo titolo in carriera, il più importante.

Dopo il match, finalmente, Sinner ha espresso tutta la sua gioia: “E’ incredibile, sono contentissimo. E’ stata una semifinale molto difficile da giocare, Bautista è un giocatore solidissimo, è stata una battaglia. Vincere oggi vuol dire tanto per me. All’inizio eravamo tutti e due un po’ tesi. Oggi non era facile giocare bene, c’era vento. Ho cercato di servire meglio, farlo muovere un po’ di più e mischiare un po’ le carte. Nell’ultimo game in cui ho servito io ho sentito un po’ più di ritmo e mi sono detto di giocarmi il tutto per tutto nel successivo”.

LA GARA

Una battaglia, fin da subito. Bautista inizia determinato e strappa subito il servizio all’azzurro nel primo game: l’altoatesino riesce a ottenere un contro break al sesto gioco, pareggiando 3-3, ma poi perde di nuovo il servizio all’undicesimo game, e l’iberico vince il set 7-5. Nel secondo parziale entrambi gli atleti mantengono il servizio (al settimo game Sinner annulla 4 palle break), poi l’azzurro piazza il break decisivo al decimo game conquistando il set per 6-4.

Tiratissimo e combattuto anche il terzo e decisivo set: Bautista fa il break al terzo game, Sinner accusa un attimo di smarrimento (subisce 12 punti di fila) ma resta in gara e al sesto gioco riesce a rubare il servizio al suo avversario, riportando la sfida sul 3-3.  E al decimo game piazza l’affondo finale: 6-4. “Non sei umano”, gli aveva detto Bublik, il suo avversario ai quarti di finale.

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