Le dimissioni di Mattia Binotto hanno proiettato la Ferrari nel futuro. La stagione 2022 è appena terminata, ma la prossima è di fatto già alle porte, se è vero che sono proprio i mesi a cavallo tra la fine dell’autunno e l’inizio dell’inverno quelli nei quali finiscono di vedere la luce le monoposto che saranno al via del Mondiale 2023, il cui inizio è fissato per il 5 marzo in Bahrain, sullo stesso circuito, quello del Sakhir, sul quale si svolgeranno tra il 23 e il 25 febbraio gli unici test ufficiali concessi dal regolamento in vista della ripresa ufficiale dell’attività.
- Ferrari, il dopo Binotto è già partito: Elkann studia la rivoluzione
- Ferrari, Leclerc tra rimpianti ed ammissioni: "A un certo punto la Red Bull è diventata imprendibile"
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Ferrari, il dopo Binotto è già partito: Elkann studia la rivoluzione
Va da sé che se, come trapela, il nuovo assetto della gestione sportiva della Ferrari sarà definito entro la fine di gennaio, la vettura per il prossimo Mondiale, che si chiamerà 675 e che ha già cominciato a vedere la luce nella galleria del vento, dovrà essere pronta ben prima.
Resta il fatto che le dimissioni di Mattia Binotto, seppur anticipate dalle voci iniziate a circolare da metà novembre, abbiano destato un discreto clamore dal momento che, al netto degli innegabili errori di strategia e forse anche di comunicazione che si sono vissuti in Ferrari durante la scorsa stagione, tutto faceva pensare che prevalesse la linea di dare continuità alla struttura tecnica alla luce anche dei passi in avanti compiuti in termini di risultati nella prima parte di stagione.
John Elkann ha però deciso di imprimere una svolta, che sembra esulare dal discorso strettamente legato ai risultati, se è vero che l’intenzione dei piani alti del Cavallino sembra quella di rivoluzionare l’organigramma di Maranello attraverso la reintroduzione di due figure, quella del direttore tecnico e quella del direttore della comunicazione, assenti da alcuni anni, ricalcando così la struttura presente in Red Bull.
Ferrari, Leclerc tra rimpianti ed ammissioni: “A un certo punto la Red Bull è diventata imprendibile”
L’addio di Binotto è stato ricollegato anche a rapporti non idilliaci con Charles Leclerc. Il pilota monegasco, che ha salutato l’ex team principal a mezzo social poche ore dopo che la notizia è diventata ufficiale, è tornato sull’andamento del Mondiale 2022 in un’intervista concessa a ‘Auto Motor und Sport’ nella quale il fresco vice campione del mondo ha detto la propria in maniera sincera sui problemi incontrati dalla Ferrari nella seconda parte della stagione, negando con sportività che le difficoltà siano state legate all’introduzione della famosa Direttiva tecnica 39, o anti porpoising, che ha fatto la gioia della Mercedes, ma indirettamente anche della Red Bull, che da quel momento ha prima colmato e poi aperto a proprio favore il gap che l’aveva separata da Maranello da marzo a giugno:
“C’è una connessione temporale tra l’introduzione della DT39 e la nostra perdita di velocità – ha detto Leclerc – Ma ad essere onesti non pensiamo che abbia nulla a che fare con questo. Il fatto è che la Red Bull ha portato alcune parti nuove a Spa che l’hanno resa più veloce, soprattutto quando la confronti con le altre squadre. Non è che noi abbiamo rallentato rispetto a loro, è proprio che la Red Bull è diventata più veloce. La Red Bull era velocissima sui rettilinei, all’inizio della stagione noi siamo riusciti a recuperare il deficit perché eravamo più veloci in curva, ma poi loro hanno svoltato”.
F1-75, una vettura… quasi perfetta: la frecciata di Leclerc a Binotto
La posizione di Leclerc è quindi, piuttosto sorprendentemente, vicino a quella dello stesso Binotto, che più volte nel corso della seconda parte del campionato si era detto convinto che tra l’introduzione della DT39 e il crollo delle prestazioni della Ferrari ci sia stata solo una coincidenza temporale, ma nessun legame diretto.
Del resto Red Bull e Ferrari non avevano accusato alcun problema legato al “saltellamento” tra la primavera e l’inizio dell’estate, o meglio per il Cavallino qualche “sintomo” si era registrato, mascherato però dall’ottimo comportamento della vettura a livello aerodinamico, rivelatosi poi una costante che nel corso della stagione ha permesso alla F1-75 di adattarsi a quasi tutti i tipi di circuito.
Leclerc ha quindi negato anche che il problema sia stato legato allo stop dello sviluppo della Ferrari, puntando l’attenzione sulla bravura della Red Bull nel correggere le criticità emerse (leggi messa in temperatura degli pneumatici) e nelle “parti nuove portate a Spa”. Quando, però, la Ferrari aveva già perso punti pesantissimi al Montmelò e a Baku per problemi di affidabilità. E a Montecarlo per la strategia “suicida” che tanto ha fatto male al pilota di casa.
Charles glissa su questo argomento, ma non sugli errori di strategia: “L’usura delle gomme? Non credo che sia stato il problema principale. Non siamo stati abbastanza bravi da fare delle gare perfette la domenica, ad esempio in termini di strategia. A volte ci siamo messi in situazioni non ottimali che ci hanno costretto a fare stint lunghi con una sola gomma. Dobbiamo lavorare per migliorare la nostra prestazione nelle domeniche di gara. Se guardo all’intera stagione, penso che avessimo le prestazioni per lottare per il titolo, ma non l’abbiamo fatto”.