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Funerali Idris Sanneh: lacrime, canzoni e maglie della Juve per l'ultimo saluto al giornalista

Un migliaio di persone hanno partecipato alla funzione nel bresciano, compresi Altobelli e Bartoletti, la figlia canta No woman, no cry

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

La scena più toccante dei funerali di Idris – il giornalista di fede bianconera lanciato da Quelli che il calcio, morto venerdì scorso a 72 anni – che si sono tenuti oggi a Bedizzole, in provincia di Brescia, la città d’adozione del senegalese scomparso, c’è stata alla fine. La figlia, Francesca Hadija, vestita di bianco, ha intonato col sorriso No woman, no cry la hit mondiale di Bob Marley che era la canzone preferita di Sanneh, ballando tra la folla per ricordare la figura del padre in maniera gioiosa.

Oltre mille persone al funerale di Idris

Più di mille persone hanno voluto essere presenti per l’ultimo saluto ad Idris. In molti hanno rispettato la richiesta dei familiari di vestirsi di bianco e nero in omaggio alla “juventinità” del giornalista. Sulla bara anche un vessillo della Juventus, e tante maglie biaconere compresa quella numero 7 di Cristiano Ronaldo. Dalla camera ardente della Poliambulanza a Brescia alle 10,30 la salma è stata trasferita al cimitero di Bedizzole, dove viveva, nella direzione della Mecca.

Altobelli e Bartoletti presenti ai funerali

Oltre agli amici e ai familiari – la mamma Mimma (compagna di Sanneh) e le sue sorelle Laura, Binta e Hadin, anche tanti vip che erano legatissimi a Idris, come Alessandro Altobelli, Marino Bartoletti ed Egidio Salvi.

Funerali Idris, il toccante messaggio della figlia

Sul Giornale di Brescia si legge il messaggio che ha voluto dare sul pulpito la figlia Francesca Hadija:

“Mio padre era un uomo aulico e popolare al contempo. E’ arrivato in Italia per la sua intelligenza, per il premio letterario che aveva vinto in patria, ricevuto dalle mani di un grande presidente. Non ha mai rinnegato le sue origini senegalesi, era fiero di essere un uomo nero. Diceva brother ma anche fratello e mon frère. Aveva imparato il dialetto di mia mamma, donna bianca e bellissima, meglio di tanti bresciani. Lui era bresciano. Questa è casa sua e nostra, e io la sento casa mia, mi sento bresciana e italiana così come mi sento senegalese e fiera di chiamarmi Sanneh”.

“Mio papà ha donato tutto se stesso con la generosità di un bambino. Sempre. Mio papà era un uomo colto ma non lo faceva pesare. Era un uomo politico e tutto ciò che ha fatto era politico. Mio papà era nero ed era un uomo di giustizia. Era un uomo puro: è entrato nelle case di tanti uomini razzisti grazie alla sua intelligenza, simpatia e cultura. Attraverso la televisione è entrato anche nelle case dove regna tanta bruttezza ma lui non ha mai ceduto di un passo alla bellezza che ha donato a noi e a chi lo ha conosciuto”.

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