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Furlani, i sacrifici dietro crescita e vittorie: "Dai 15 ai 18 anni è stata dura". E lancia la nuova esultanza

Il giovane campione di salto in lungo, protagonista al World Indoor Tour di Madrid, confessa come è diventato una star: niente feste o cavolate, solo passione e allenamenti.

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Rino Dazzo

Rino Dazzo

Giornalista

Se mai ci fosse modo di traslare il glossario del calcio in una nicchia di esperti, lui ne farebbe parte. Non si perde una svista arbitrale né gli umori social del mondo delle curve

L’ultima soddisfazione se l’è tolta a Madrid: primo nel World Indoor Tour. E ora andrà a caccia di gloria agli Europei di Apeldoorn, sempre al chiuso di un palazzetto. Mattia Furlani, dopo tanti piazzamenti, anche sul podio come alle Olimpiadi di Parigi, è pronto alle medaglie più preziose. E dall’alto dei suoi vent’anni, compiuti lo scorso 7 febbraio, può già permettersi di voltarsi indietro e di pensare ai progressi compiuti. Di più: di essere da esempio, da stimolo per chi intende provare a ripetere i suoi exploit.

Furlani: “Non rimpiango di non aver fatto cretinate”

In un’intervista concessa a La Stampa, uno dei nuovi fenomeni dell’atletica italiana (e mondiale) svela il prezzo da pagare per spingersi sempre più oltre i propri limiti. “Ho rinunciato a un po’ di feste, a un po’ di svago, a un po’ di cavolate. Perché alla fine di quelle si tratta e non è che mi mancheranno. Si devono per forza riempire le caselle degli eccessi e degli azzardi? Mi sono divertito e tanto basta, dubito che un giorno mi sveglierò pentito di non avere fatto il cretino. C’era e c’è lo sport“.

Atletica, l’ammissione di Mattia: “Tre anni tosti”

Ci sono anche anni che non tornano più: “Quelli dai 15 ai 18 sono stati… non dico un inferno, però molto molto tosti. Conciliare, infilare, fare stare tutto in una singola giornata: la scuola, gli allenamenti, la vita personale. A 16 anni ti costruisci il carattere e i giovanissimi vanno aiutati. In tanti modi. Più di così. Siamo il futuro, quelli che vengono dopo di me sono il futuro, io oggi lo sono. Qualsiasi cosa accada è una realtà innegabile. Invece, per quanto sia ovvio, non è comunque chiaro. Ci servono fiducia, sostegno, una società che consideri il nostro punto di vista”.

Furlani e il gesto della W: basta con secondi e terzi posti

C’è del nuovo, da qualche tempo, nel modo di essere di Furlani. Un’esultanza particolare che sta accompagnando le ultime imprese, che sta facendo da cornice ai salti sempre più lunghi e performanti del giovane fenomeno laziale: il segno della W, che sta per vittoria, all’inglese. Un modo per sottolineare, per stessa ammissione di Furlani, che i secondi e i terzi posti non bastano più: “Quello che sto facendo dovrebbe portare lì e non mi spaventa ammetterlo“.

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