Undici mesi esatti dopo le dimissioni di Carlo Tavecchio, datate 20 novembre e seguite alla mancata qualificazione dell’Italia al Mondiale di Russia, la Federcalcio ha un nuovo presidente. Si tratta di Gabriele Gravina, candidato unico all’Assemblea elettiva svoltasi presso l’Hotel Hilton di Fiumicino ed eletto alla prima votazione.
Quello ottenuto da Gravina, capo uscente della Lega Pro e presidente numero 42, Commissari inclusi, della storia della Federazione Italiana Giuoco Calcio, è stato un vero e proprio plebiscito, se è vero che i consensi hanno raggiunto il 97,20%: decisivo il consenso del pacchetto Lega Pro-Lega Dilettanti-Arbitri, ma via via è arrivato anche l’appoggio di Lega A e Lega B. Si conclude quindi ufficialmente il Commissariamento affidato a Roberto Fabbricini e al vice Alessandro Costacurta, in carica dal 1° febbraio, dopo il fallimento delle elezioni del 27 gennaio, quando tra i candidati, oltre al presidente dell’Aic Tommasi e a quello della Lnd Cosimo Sibilia c’era proprio lo stesso Gravina.
Pugliese di Castellaneta, ma abruzzese d’adozione risiedendo da anni a Sulmona, Gravina, che ha compiuto 65 anni lo scorso 3 ottobre, è nel calcio dal lontano 1984, quando iniziò l’avventura alla presidenza del Castel di Sangro, poi balzato agli onori delle cronache grazie alla scalata in dieci anni dalla Terza Categoria alla Serie B, categoria dove il club marsicano restò per due anni, dal 1996 al ’98.
In contemporanea Gravina ha iniziato la carriera da dirigente federale, prima come consigliere della Lega Serie C e poi come accompagnatore dell’Under 21 ai Giochi olimpici di Atene 2004, chiusi con la conquista della medaglia di bronzo, e Pechino 2008. Alla guida della Lega Pro dal 2015, dove è succeduto a Mario Macalli, Gravina avrà due anni di tempo, quelli restanti per la fine del quadriennio olimpico, per mettere a punto le tanto agognate riforme e dare un nuovo impulso al calcio italiano.
Questo il contenuto del suo primo discorso: “La parola chiave è sostenibilità: servono determinazione e decisione, ma anche inclusione. Vorrei un calcio dei giovani, senza differenze di genere, per favorire la crescita del sistema. È indispensabile la certezza delle regole, il mio intento è formare una squadra con le istituzioni che ci sono vicine, anche per far tornare la nostra Nazionale ad alti livelli”.
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