Che bei ricordi attaccare le figurine dei calciatori di Antonio ed Emanuele Filippini, mitologicamente al Brescia, città di cui sono originari, e poi in molte altre squadre, una di fianco all’altra. E poi leggere la data di nascita, la stessa per entrambi: 3 luglio 1973.
Di gemelli nel calcio ce ne sono stati e ce ne sono altri. I De Boer, i D’Ambrosio, gli Zenoni, i Callejon, Rafael e Fabio da Silva… ma mai nessuno può dirsi più indissolubilmente legato come i Filippini. Un po’ perché hanno militato insieme per moltissimi anni: prima alla Voluntas Brescia, poi al Brescia, all’Ospitaletto in prestito, ancora al Brescia, qui si separano (Emanuele fa un’esperienza a Parma), poi si ritrovano alla Lazio, poi ancora insieme al Palermo e al Treviso, si dividono ancora (Emanuele va al Bologna) e infine tornano insieme al Livorno, prima che Antonio concluda al Brescia. E un po’ perché sono i protagonisti di una vicenda incredibile.
Emanuele è tecnico dal Rezzato, una squadra del bresciano che milita nel Girone B di serie D, da meno di due settimane. Nello scorso fine settimana ha sbaragliato il Trento tra i monti: 1-5. Sconfitta che è costata il posto all’allenatore tridentino, Roberto Vecchiato. Fino a qui tutto normale. Ma, udite udite, al suo posto è stato ingaggiato nientepopodimenoche… Antonio Filippini, il gemello dell’allenatore ‘carnefice’.
Antonio ha già allenato una sola realtà a livello di Prima squadra: il Lumezzane, nel 2016, dove però fu esonerato nel mese di ottobre. Da quel momento era rimasto senza panchina. Ora può ringraziare Emanuele per aver trovato un nuovo ‘lavoro’. Emanuele si è già invece tolto le sue soddisfazioni: sulla panchina dell’Adrense ha conquistato la promozione in Eccellenza alla prima esperienza, poi ha vinto i playoff del girone B di serie D con il Ciliverghe. E ora è terzo in classifica con il Rezzato.
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