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Ginnastica Ritmica, uno scandalo tira l'altro: Sofia Raffaeli in mutande dopo alcuni errori, umiliata dall'allenatrice

Emergono nuovi dettagli sullo scandalo nella Ritmica: a Fabriano anche Sofia Raffaeli sarebbe stata vittima di abusi dall'ex allenatrice Cantaluppi

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Roberto Barbacci

Roberto Barbacci

Giornalista

Giornalista (pubblicista) sportivo a tutto campo, è il tuttologo di Virgilio Sport. Provate a chiedergli di boxe, di scherma, di volley o di curling: ve ne farà innamorare

Ogni giorno ormai è come tirare a un bersaglio: il mondo delle “Farfalle” delle ritmica è stato sconvolto da anni di intercettazioni che a mano a mano che vengono alla luce riservano nuovi colpi di scena. L’ultimo riguarda nientemeno che Sofia Raffaeli, il bronzo olimpico del concorso individuale di Parigi 2024, che nelle carte del processo che di fatto ha portato al licenziamento della direttrice tecnica Emanuela Maccarani (punita con un’ammonizione dalla giustizia sportiva, ma adesso attesa dal processo bis in sede civile e penale al Tribunale di Monza) si scopre – come apprende la Gazzetta dello sport – essere stata a sua volta oggetto di pesanti abusi psicologici da parte dell’allenatrice Julieta Cantaluppi, ex allenatrice della società per la quale gareggiavano sia Sofia Raffaelli che Milena Baldassarri (Società Ginnastica Fabriano), nonché in passato anche della nazionale Juniores.

Tishina sapeva quello che succedeva a Fabriano

Le accuse in questo caso arrivano da una terza persona, vale a dire Olga Tishina, la prima collaboratrice di Maccarani nell’Accademia di Desio. Tishina in una conversazione telefonica del 17 novembre 2022 avuta con un’altra allenatrice (Natalia Nesvetova della Ginnastica Etruria Prato) spiega come Cantaluppi avesse dei metodi di lavoro e di “punizione” ben superiori a quelli di qualunque altra allenatrice in circolazione.

“Da lei (Cantaluppi) è tutto molto peggio… da lei ci sono dei maltrattamenti. Quando faceva fare a Raffaeli e Serena Ottaviani a lanciarci il cerchio… e ogni volta quando non riuscivano a fare il lancio dovevano togliersi una parte dei vestiti. Alla fine è successo che sono rimaste in mutande…”.

La conversazione prosegue e Tishina rivela altre metodologie decisamente poco ortodosse che avrebbe usato Cantaluppi nei confronti delle ragazze, anche delle più giovani (14, 15 e 16 anni) quando le allenava nella nazionale Juniores. “Le chiudeva in uno stanzino piccolo, freddo, senza telefoni, senza nulla, solo perché si allenavano male. Le metteva in punizione e stavano sedute per terra”.

Centofanti segnalò gli abusi al Safeguarding Office

In un’altra intercettazione, stavolta captata dal telefono di Martina Centofanti (una delle grandi accusatrici di Maccarani e del sistema di lavoro utilizzato all’Accademia di Desio), nel dicembre del 2022 l’atleta riferisce alla mamma di Agnese Duranti di essere a conoscenza di metodologie non propriamente in linea con comportamenti corretti e rispettosi della persona all’interno della società di ginnastica fabrianese, dove appunto esercitava la funzione di allenatrice Julieta Cantaluppi.

La stessa Centofanti spiegò di aver portato all’attenzione del Safeguarding Office (l’organismo voluto dalla Federginnastica per raccogliere denunce anche in forma anonima da parte di atlete e tesserati) quanto accadeva a Fabriano, tanto da portare anche alcuni fatti accaduti anche a Sofia Raffaeli, che una volta sarebbe stata messa in ginocchio e in punizione davanti a tutte le compagne e allo staff tecnico, costretta a chiedere scusa dopo aver sbagliato un esercizio in una seduta di allenamento.

Nessuna denuncia a Cantaluppi, che ora allena in Israele

Il contenuto delle intercettazioni sin qui non ha prodotto un nuovo filone, e dunque non ha portato ad aprire nuove indagini, nemmeno nel fascicolo già aperto al Tribunale di Monza relativo all’incriminazione di Emanuela Maccarani.

Questo probabilmente perché nessuna delle atlete coinvolte avrebbe sporto denuncia contro le allenatrici, in particolar modo contro Cantaluppi, che dal 2023 non fa più parte dello staff tecnico né di Fabriano e tantomeno delle nazionali giovanili italiane (oggi è responsabile e direttrice tecnica della selezione israeliana).

Quell’addio destò qualche sospetto per il tempismo con il quale arrivò e anche per la volontà dell’allora presidente federale Tecchi di trattenere in ogni modo e in ogni forma l’allenatrice, tentativo che pure non ebbe successo. Comunque vada, un’altra brutta pagina per una federazione finita sotto i riflettori, ma per i motivi sbagliati.

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