In un calcio meno globalizzato come quello di 30 anni fa era forse un po’ più comune assistere a dinamiche assimilabili a questa tipologia, ma il tortuoso percorso di Giuliano Giannichedda poteva essere visto come speciale già all’epoca. Mediano partito dai campetti vicino a casa a Pontecorvo (Frosinone), comune di oltre 10mila abitanti della Valle del Liri, gioca tra le fila della formazione locale dello Sporting, oggi militante in Prima Categoria ed abbastanza lontana dai fasti del recente passato. Con lui gioca spesso anche il fratello Gianluca, che negli anni ha fatto carriera nelle vesti di avvocato, definito addirittura come il più dotato da un punto di vista prettamente tecnico.
Anche Giuliano, come Gianluca, si dedica in maniera molto intensa e con impegno allo studio, frequentando l’impegnativo liceo classico “Carducci” di Cassino, nel solco di un modo di essere che lo ha sempre riguardato anche quando era calciatore di alto livello: umile, serio, curioso di conoscere molte altre cose oltre a quelle riguardanti il calcio, che comunque è sempre stata la sua passione più grande, sin da quando seguiva le gesta del padre, calciatore di Serie D. Nonostante una raffinatezza non elevatissima viene individuato come calciatore di prospettiva dall’allenatore Mario Del Signore, che insiste con la scelta di schierarlo con continuità come sotto leva assieme a compagni di un anno più anziani.
A 17 anni è in C2 tra le fila del Sora allenato da Claudio Di Pucchio, tecnico nato e cresciuto proprio a ridosso dell’Appennino Centrale. È la stessa guida tecnica a individuare nelle sue incursioni sui campi di provincia circostanti il suo profilo come una scommessa interessante da vincere per il calcio professionistico: quel mediano che si applica in lungo e in largo e mostra una maturità tattica superiore rispetto ai ragazzi della sua età intriga parecchio. Lo tratta da subito come i giocatori più anziani, responsabilizzandolo in maniera importante.
Giannichedda cresce in maniera esponenziale nel tempo in un gruppo molto forte, che vanta tre le proprie fila anche altri calciatori dal nome importante: su tutti, il futuro centravanti, tra le altre, di Vicenza e Sampdoria Pasquale Luiso, che addirittura effettuerà un triplo salto di categoria dalla C2 alla A, venendo acquistato dal Lecce neopromosso. Non mancano altri elementi di assoluta qualità: l’ex talento della Roma Primavera Bencivenga su tutti, ma anche D’Antoni e il compianto portiere Costantini, scomparso recentemente a soli 58 anni per via di un male incurabile.
- La grande chance di Giannichedda: Udine
- Due big del calcio italiano: Giannichedda alla Lazio e alla Juventus
- La carriera di Giannichedda come allenatore
- Giannichedda fuori dal campo
La grande chance di Giannichedda: Udine
Dopo la promozione del 1992 in C1, avvenuta anche grazie ad un suo penalty realizzato durante la lotteria dei rigori del match di Perugia vinto ai rigori contro la Turris, per Giuliano arriva la vetrina di un campionato di alto livello, che lo vede sempre più impiegato con continuità. L’Udinese lo visiona con attenzione e gli concede un’importante opportunità: volare in Serie A. Un bianconero diverso e il sogno ad occhi aperti di allenarsi con calciatori di altissimo livello: dal futuro storico capitano Bertotto, a Helveg e Bierhoff, in futuro nelle big del nostro calcio. Dopo le quasi ovvie difficoltà della prima stagione trova sempre più continuità nel tempo, con mister Zaccheroni che lo rende sempre più centrale nel progetto friulano.
L’apice assoluto della sua maturazione, forse addirittura dell’intera carriera, avviene nel 1999, con addirittura la Nazionale che diventa realtà, dopo che qualche anno prima aveva vissuto la gioia dei Giochi del Mediterraneo vinti con l’Under 23 di mister Tardelli. Dino Zoff lo convoca per un paio di amichevoli e anche per alcune gare di qualificazione ad Euro 2000. In totale 3 gettoni, di cui l’ultimo è all’insegna della delusione per via della clamorosa rimonta da 2-0 a 2-3 subita al San Paolo dagli azzurri. Nel finale Giannichedda viene espulso, nell’ambito di una gara abbastanza nervosa, per un doppio giallo.
Non tornerà mai più in azzurro nel ciclo successivo, con Giovanni Trapattoni al timone, ma la dimensione del calciatore resta importante. Lo stesso Zaccheroni, una sorta di suo mentore, vorrebbe portarlo al Milan, ma l’Udinese si oppone: al Meazza voleranno già i sopracitati Helveg e Bierhoff, ma per Giannichedda niente da fare. Il ragazzo di Pontecorvo viene visto come la voce perfetta in mezzo al campo per trasmettere la filosofia del lavoro che potrebbe ben conciliarsi anche con il nuovo tecnico Guidolin, che di fatto, darà seguito al buon percorso già impostato dal predecessore. Resta, quindi, tutto sommato di buon grado, anche se vestire la maglia rossonera sarebbe stato un vero sogno per lui, tifoso milanista molto acceso da ragazzo. Dopo 6 anni, che lo vedono anche guidato da un giovane Luciano Spalletti negli ultimi mesi della sua avventura, a Udine capisce che è il momento di cambiare stimoli e aria.
Passa quindi alla Lazio, all’epoca ancora appartenente al discusso finanziere capitolino Cragnotti, che per il suo cartellino versa nelle casse dei Pozzo circa 8 milioni di euro. Una cifra molto importante per l’epoca, nell’ambito di un contesto assai particolare che lo stesso Giannichedda racconterà anni dopo, a fine carriera: “Eravamo in ritiro con l’Udinese e avevamo giorno liberò, motivo per cui decisi di alzarmi più tardi del solito. Quando mi svegliai trovai tantissime chiamate perse da Fiore (fino a qualche settimana prima suo compagno di squadra, che avrebbe ritrovato proprio a Roma, ndr), dal mio procuratore e della mia famiglia che mi dicevano che andava formalizzato il trasferimento”. Un addio anche doloroso, come avrà modo di raccontare: “Il Nord mi piace perché ha grande rispetto degli altri, specie di chi lavora. Di indole magari sono un po’ freddi, ma restano eccezionali. Ho vissuto sei anni fantastici. Dopo tanti anni, era giusto cambiare, ma l’abbraccio con Gino Pozzo prima di andarmene a Roma non lo dimenticherò mai”. Un accordo di massima, di fatto, i due club interessati lo avevano raggiunto già nei mesi precedenti.
Due big del calcio italiano: Giannichedda alla Lazio e alla Juventus
Anche nella Capitale si fa apprezzare in maniera importante, peraltro ritrovando proprio mister Zaccheroni. Nei quattro anni trascorsi a Roma spicca forse come ricordo più impattante un derby vinto per 3-1 giocato fuori ruolo, da centrale di difesa. È il giorno della Befana del 2005 e Giannichedda, assieme ai compagni, reca un personalissimo regalo ai tifosi biancocelesti, disputando una prova stoica in una squadra in piena emergenza, che vede una linea difensiva di fatto improvvisata: oltre a lui c’è anche Emanuele Filippini, schierato terzino sinistro, in una posizione insolita. I biancocelesti, a un passo dal baratro della zona retrocessione, fanno però al meglio di necessità virtù e portano a Formello tre punti importantissimi, trascinati dal romantico ritorno al gol di Di Canio in una stracittadina, a 16 anni di distanza dalla prima volta. Fu un episodio che permetterà di rialzare bene la testa alla squadra, che chiuderà il proprio campionato a metà classifica.
Indimenticabile anche la gioia del primo trofeo della carriera: la Coppa Italia vinta nel 2004 nell’ambito della doppia finale giocata contro la Juventus, con il protagonista del nostro articolo in campo per 90’ in ambo gli “episodi” della contesa. Nel mentre il nome del mediano ciociaro è chiacchierato in sede di mercato, con l’Inter che vorrebbe farlo suo anche grazie alle ottime referenze sul suo conto di Roberto Mancini, che lo aveva avuto alla Lazio prima di passare nella Milano nerazzurra. La tentazione di cambiare squadra non manca, complice anche la difficile situazione che il club di appartenenza vive, una situazione societaria molto complicata, con Lotito che salva per i capelli una realtà che a un certo punto pareva destinata a fallire.
Lo stesso Giannichedda racconterà: “Eravamo in ritiro in Giappone e il presidente mi disse di non preoccuparmi e stare tranquillo, perché avrebbe comunque fatto la squadra. Una cosa che mi colpì molto”. Uno scenario che si ripete anche un anno esatto dopo, stavolta con esiti diversi: “Sempre Lotito fece di tutto per trattenermi, ma volevo andare alla Juventus”. Meno comprensivo si mostrerà a parole lo stesso patron biancoceleste, che peraltro non incasserà nulla dalla sua cessione, in quanto si libererà a parametro zero.
La Signora è il punto di arrivo di un percorso nato: “in un campo senza porte”. Far parte di una formazione del genere, ovviamente, comporta anche la possibilità di avere qualche spazio in meno rispetto al passato. Giannichedda rappresenta di fatto un’alternativa al fortissimo duo Emerson-Vieira in mediana. Resterà, assieme anche ad altri super big come il Pallone d’oro Nedved e tre Campioni del Mondo di Berlino 2006 (Buffon, Camoranesi e Del Piero), anche in Serie B dopo le note vicende di Calciopoli. Nonostante qualche problema fisico dà un discreto contributo alla causa per il ritorno nel massimo campionato.
Dopo la promozione rescinde e passa al Livorno, trovando però poco spazio soprattutto per via di tanti guai fisici, compreso un brutto trauma al ginocchio a metà anno, che gli permette di rientrare solo a retrocessione ormai già ultimata. I contrattempi fisici non gli permettono di tornare in pista nemmeno nell’anno successivo, nonostante diverse settimane di allenamenti con il Pisa per testare il proprio fisico. A 34 anni, quindi, avviene la scelta di lasciar perdere il tema relativo al calcio giocato.
Fonte: Imago Images La carriera di Giannichedda come allenatore
Dopo un periodo di pausa si dedica all’attività di allenatore, con Arrigo Sacchi che lo convince ad entrare negli staff delle Nazionali giovanili azzurre. Lavora prima con Chicco Evani in Under 20 e poi con l’Under 17, con alle dipendenze anche futuri big del nostro calcio come Donnarumma, Locatelli e Bastoni. Una volta maturate le esperienze necessarie per camminare da sé sceglie di provare anche l’avventura nel professionismo.
Inizia nel 2016 alla Racing Roma, con tanto entusiasmo ed un gruppo di ragazzi giovani a disposizione, che pure comporta ovvie difficoltà di classifica, soprattutto in un girone altamente competitivo come è da sempre quello meridionale, con tantissime piazze calde da fronteggiare. A marzo dà poi le dimissioni, complice una diversità di vedute con la società, che a suo dire cambia le aspettative nei confronti del gruppo. Dopo un anno si apre, a stagione in corso, un’opportunità importante a Viterbo, in una società ricca di ambizioni. Non fa nemmeno in tempo a cominciare: un paio di partite e poi se ne va subito, sentendo di non essere entrato nella testa del gruppo.
In estate una nuova opportunità, alla Pro Piacenza, al Nord. L’inizio è ottimo, con addirittura un inizio ai vertici della classifica e la chicca di un calciatore come un altro ex laziale, Cristian Ledesma, in cabina di regia. A ottobre, però, nascono i problemi: iniziano a non essere pagati gli stipendi e i contributi ai dipendenti, con i calciatori che scelgono di mettere in mora la società. In mezzo a tutto questo marasma Giannichedda viene addirittura esonerato perché, nel mentre, i risultati sportivi hanno iniziato a venire meno. I nodi, di fatto, verranno poi al pettine. L’organigramma societario va via via sfaldandosi, arrivano le penalizzazioni in classifica e i tesserati ottengono lo svincolo di massa, peraltro a seguito di uno sciopero dagli allenamenti. Non positiva è anche ultima tappa nei pro ad Aprilia per Giuliano: viene sollevato dall’incarico prima ancora dell’inizio del campionato
Si rifarà tornando all’origine del proprio iter in panchina, ripartendo dai giovani. Oggi allena infatti le formazioni Under 18, con cui nelle scorse settimane ha giocato il torneo internazionale Caput Mundi, e 19 della Nazionale Dilettanti, con cui disputerà il prestigioso torneo di Viareggio a breve. D’altra parte, chi meglio di lui, che proprio quel percorso lo aveva sviluppato da ragazzo, può individuare al meglio i talenti più emergenti provenienti dai settori giovanili della quarta serie?
Giannichedda fuori dal campo
Fuori dal campo ha, dopo tantissimi anni di fidanzamento, sposato la bellissima showgirl Federica Ridolfi, da cui ha avuto due figli, Mattia e Giulia. Per rilassarsi si cimenta, incontrando anche tantissimi ex compagni e avversari, in partite di padel.