Si potrebbe assistere ad un evento senza precedenti oggi nella terza giornata di Wimbledon, torneo i cui organizzatori stanno seriamente considerando di far cadere un tabù storico.
- Wimbledon, la richiesta di Tsurenko e Kalinina per l’Ucraina
- Wimbledon, il tabù che regge da due secoli
- Tsurenko a Wimbledon nonostante le preoccupazioni per l’Ucraina
Wimbledon, la richiesta di Tsurenko e Kalinina per l’Ucraina
Per dare un’ulteriore dimostrazione di solidarietà e vicinanza al popolo ucraino infatti le tenniste Lesia Tsurenko e Anhelina Kalinina, rivali oggi nel match di secondo turno, hanno ufficialmente chiesto all’organizzazione di sfidarsi vestendo due completi griffati coi colori del loro Paese, il giallo e l’azzurro.
Wimbledon, il tabù che regge da due secoli
La concessione comporterebbe qualcosa di storico e mai visto a Wimbledon dato che andrebbe a cadere uno, se non l’ultimo, tabù rimasto a Church Road ovvero l’obbligo per tutti i tennisti di indossare solo capi di color bianco.
Rispetto a questa ferrea regola, introdotta più di 200 anni fa per motivi d’etichetta ed evitare che fossero visibili gli aloni di sudore, non sono mai state concesse deroghe: il bianco ha sempre regnato ed è sempre stato intoccabile a Wimbledon tant’è che chi ha proposto anche piccole variazioni sul tema (vedi Federer nel 2013) è stato multato.
Tsurenko a Wimbledon nonostante le preoccupazioni per l’Ucraina
Dopo il tetto, gli allenamenti sul centrale prima dell’inizio del torneo e la scomparsa quest’anno del Middle Sunday, a Wimbledon dunque potrebbe esser infranto un altro caposaldo della tradizione del torneo inglese.
Il tutto, come detto, per mostrare ancora una volta, dopo l’esclusione dei tennisti russi e bielorussi, la propria condanna alla guerra e il pieno appoggio a quel popolo ucraino che Kalinina e Tsurenko rappresenteranno oggi.
La seconda in particolare ha sempre bene in testa le difficoltà che stanno vivendo i suoi cari in patria e per loro continuerà a giocare cercando di mettere in campo il proprio miglior tennis.
“La casa dei miei genitori è stata bombardata ma grazie a Dio sono vivi e al sicuro. Non rientro in Ucraina dal 17 febbraio e loro, come tutti lì, vivono con le borse senza avere alcuna certezza del domani” ha dichiarato la tennista ucraina a La Gazzetta dello Sport.
“Adesso sono nella casa dove abito con mio marito e per fortuna posso aiutarli con il mio lavoro. Io continuo a girare per tornei e per fortuna ho il sostegno degli amici, quello vero e non solo a parole. Vedere qualche bandiera ucraina sugli spalti mi ha fatto sentire meno sola”.