Il mondo del ciclismo piange la scomparsa di Rik van Looy, che a due giorni da quando avrebbe compiuto 91 anni è passato a miglior vita. E se n’è andato senza vedere alcun atleta di qualsivoglia epoca riuscire anche solo a eguagliare il suo straordinario record, quello di essere stato sin qui l’unico ad aver vinto almeno una volta tutte le 5 classiche monumento e anche le altre tre classiche che in passato venivano ad esse equiparate (Freccia-Vallone, Parigi-Bruxelles e Parigi-Tours). Più due mondiali e svariate altre corse, tra cui una miriade di tappe nei grandi giri, per comporre un mosaico fatto di 367 vittorie che rappresenta un investimento sicuro nell’olimpo del pedale.
- Nessuno come Rik: anche due mondiali (e "un" tradimento...)
- Al Giro 12 vittorie e una classifica a punti (nel '63)
Nessuno come Rik: anche due mondiali (e “un” tradimento…)
Van Looy è stato il primo grande eroe nazionale del ciclismo belga, anche perché ha corso una manciata di anni prima di Eddy Merckx. Che in qualche modo ne è stato una sorta di erede, sebbene le caratteristiche tecniche e fisiche fossero differenti (ma quanto a vittorie le differenze sono ben poche).
Nato a Herentals il 20 dicembre 1933, “l’Imperatore” (soprannome che lo ha accompagnato per tutta la carriera e anche dopo) ha segnato il passaggio tra l’epoca di Coppi e Bartali a quella appunto di Merckx e De Vlaeminck. Ricordato soprattutto per essere un formidabile cacciatore di classiche, ha conquistato per tre volte la Parigi-Roubaix, due volte il Giro delle Fiandre, una a testa tra Liegi-Bastogne-Liegi, Milano-Sanremo e Giro di Lombardia. Solo Merckx e De Vlaeminck sono riusciti a centrare tutte le monumento e aggiungere al palmares anche Freccia-Vallone e Parigi-Bruxelles, ma mai la Parigi-Tours, la gara che van Looy ha conquistato nel 1959 e poi nel 1967 quando stava già per passare il testimone ai suoi eredi.
Spiccano però anche le due maglie iridate conquistate nel 1961 al Sachsering (davanti a Nino Defilippis e Raymond Poulidor) e nel 1962 a Berna, che sarebbero potute (anzi, dovute) essere tre se nel 1963 a Ronse il “gregario” Benoit Beheyt non avesse tradito i patti del mattino, infilando un attacco ai -4 km dall’arrivo senza più voltarsi.
Al Giro 12 vittorie e una classifica a punti (nel ’63)
Van Looy ha conquistato 38 tappe nel grandi giri, con una predilezione particolare per la Vuelta (18 successi parziali), che ai suoi tempi si correva ad aprile quasi in contemporanea col Giro d’Italia, dove le frazioni che l’hanno visto imporsi sulla carovana rosa sono state 12 (nel 1960 vinse anche la maglia del miglior scalatore, sebbene non fosse un passista e tanto meno un uomo adatto alle tappe di montagna). A queste si aggiungono le 7 al Tour del France, con la vittoria nella classifica a punti nel 1963.
Nel suo palmares figurano anche tre Gand-Wevelgem, corsa che in passato era particolarmente adatta ai velocisti (proprio come la Parigi-Tours, e questo spiega l’assenza di Merckx e De Vlaemink dall’albo d’oro). Chiusa la carriera da corridore, oltre a fondare un’accademia di giovani ciclisti dell’area fiamminga, per un breve periodo è stato anche dirigente della squadra di calcio dell’Herentals.