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Insulti razzisti,spray al peperoncino: vittima oro olimpico Sunisa Lee

La campionessa statunitense di Tokyo, Sunisa Lee, considerata l'erede di Simone Biles è rimasta vittima di un assalto a sfondo razzista con insulti e spray

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Non è la sola, non è l’unica ma ciò non rende meno fastidioso, vergognoso e profondamente iniquo quanto sia accaduto a Sunisa Lee, campionessa americana di ginnastica applaudita alle ultime Olimpiadi anche dalla sublime Simone Biles.

La rivelazione di Sunisa Lee

In un’intervista rilasciata dalla ginnasta statunitense a Pop Sugar, e ripresa dalla BBC, ha ammesso di essere rimasta vittima di un’aggressione a sfondo razzista avvenuta a Los Angeles: in un passaggio denso della drammaticità del momento vissuto, la Lee – vincitrice dell’oro e prima olimpionica statunitense Hmong – ha raccontato di essere stata presa di mira mentre si trovava con un gruppo di amiche in attesa di una vettura Uber, poche settimane fa mentre l’atleta si trovava nella città californiana per prendere parte all’edizione statunitense di Ballando con le stelle.

L’aggressione razzista a Sunisa Lee

La campionessa e con lei le sue amiche (tutte di origine asiatica) erano in attesa dell’auto, quando sono state apostrofate con frasi a esplicito richiamo razzista da parte di alcune persone, all’interno di un’auto che urlavano insulti etnici e dicevano loro di “tornare da dove sono venute”.

Il culmine della violenza, nel racconto della Lee, assolutamente inaspettato e potente per l’impatto sulle giovani donne si è avuto quando uno dei molestatori le ha aggredite con uno spray al peperoncino prima che il veicolo si allontanasse velocemente, ha riferito la 18enne.

“Ero così arrabbiata, ma non c’era niente che potessi fare o controllare perché si sono allontanati”, ha dichiarato la Lee. “Non ho fatto loro niente, è così difficile perché non ho fatto nulla che potesse mettermi nei guai”. “Ho solo lasciato che accadesse”, la descrizione da parte della ginnasta campionessa olimpica.

Sunisa Lee ha desiderato, però, condividere l’accaduto per testimoniare quanto avvenuto a persone che – come lei – sono nate e cresciute negli Stati Uniti con la crescente consapevolezza, l’orgoglio di portare la bandiera americana soprattutto dopo quanto accaduto a Simone Biles e alle sue compagne, nella drammatica vicenda che le ha viste vittima di abusi sessuali che solo il loro coraggio ha lasciato emergesse.

I precedenti: Sakura Kokumai

Quanto avvenuto alla Lee non è il solo episodio di violenza a sfondo razziale nei confronti di cittadini di origine asiatica tra gli americani: ad aprile, l’olimpionica di karate statunitense Sakura Kokumai, che è giapponese-americana, è stata avvicinata mentre si allenava in un parco in California. L’uomo, che avrebbe urlato insulti razzisti contro di lei, è stato arrestato per minacce.

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