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Inter, Inzaghi e Calhanoglu ammettono: non si poteva ma abbiamo avuto rapporti con gli ultrà

Emergono nuovi dettagli sull'inchiesta della Procura che ha portato all'azzeramento delle curve di Inter e Milan: i verbali sui legami con gli ultrà

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Domenico Esposito

Domenico Esposito

Giornalista

Da vent’anni in campo e sul campo per vivere ogni evento in tutte le sue sfaccettature. Passione smisurata per il calcio e per la sfera di cuoio. Il pallone è una cosa serissima, guai a dirgli di no

Continuano a emergere retroscena sull’inchiesta che ha portato all’azzeramento delle curve di Inter e Milan. Come riportato da Repubblica, Inzaghi e Calhanoglu hanno ammesso agli investigatori della squadra mobile di Milano di aver avuto rapporti con gli ultras nerazzurri pur essendo consapevoli che non si poteva.

Inter, Inzaghi e il rapporto sugli ultras: cosa ha detto

Agli investigatori il tecnico dell’Inter ha rivelato di non aver mai avuto “rapporti al di fuori del contesto calcistico con esponenti della tifoseria organizzata”. E ripercorre la sua avventura in nerazzurro sottolineando come nei primi due anni, pur subendo contestazioni, non fosse mai stato “contattato da esponenti della curva né ho intrattenuto incontri di persona con questi soggetti”.

Sul rapporto con gli ultrà, Inzaghi ha poi ammesso di sapere che “ci sono dei vincoli, non posso avere rapporti”, rivelando di aver conosciuto “Maurone (Mauro Nepi, ndr): mi dava sicurezza, per me la tifoseria è molto importante, poiché sostiene e da forza alla squadra”. I contatti sarebbero avvenuti “solo telefonicamente, mediante messaggi o chiamate. Ci sentivamo ogni 15/20 giorni, preciso che erano messaggi inerenti all’andamento della squadra”. In una sola occasione c’è stato anche un incontro di persona. “Sotto casa mia, io stavo con il cane e lui stava con un’altra persona, non so chi sia, un incontro che sarà durato al massimo dieci minuti. Alla società non ho detto nulla, perché non ci vedevo niente di male”.

La richiesta per i biglietti della finale di Champions

Il discorso si sposta poi sulla questione relativa ai pochi biglietti della finale della Champions League tra Inter e Manchester City. E sulla conversazione telefonica avuta con Marco Ferdico, leader della Curva finito in manette. “Me la ricordo molto bene, mi è stato mandato un messaggio vocale, durante un allenamento, nel corso del quale mi veniva chiesto di chiamarlo telefonicamente, cosa che ho fatto dopo un paio di ore – ammette Inzaghi -. Mi dice che avevano avuto poche disponibilità di biglietti, e se potevo sentire io la società. Io ho detto che ne avrei parlato”.

Il tecnico spiega il motivo per cui ha deciso di fare da tramite col club: “Non ci potevamo ridurre come la finale di Coppa Italia con la Fiorentina, che loro non avevano cantato per venti minuti e la squadra era sotto. Il mio desiderio era che ci fossero i tifosi per l’incitamento alla squadra”. Inzaghi rivela di averne parlato “a tavolo con qualcuno della dirigenza della società”. Quindi il messaggio a Ferdico per dirgli che “il mio l’avevo fatto”, emerge dai verbali riportati da Repubblica.

Calhanoglu, Ferdico e la richiesta delle maglie

Anche Calhanoglu sottolinea che “a noi calciatori è stato detto di evitare di avere rapporti di qualsiasi tipo con persone delinquenti, ci hanno consigliato anche di non avvicinarci ai tifosi”. Ma il centrocampista turco ha comunque avuto rapporti con gli ultras. “Sono iniziati dopo il derby Milan-Inter 2022/23, non so come abbiano ottenuto il mio numero”.

È stato proprio Ferdico a scrivergli per congratularsi e “ da quel momento il mio rapporto con Ferdico è continuato, ci scambiavamo spesso messaggi, mi ha chiesto tanti video per i bambini che facevano il compleanno o mi ha chiesto maglie, lui mi diceva che le vuole dare ai bambini in ospedale. Le maglie erano sia mie sia di altri compagni”.

Gli incontri con gli ultras e il diktat di Marotta

Sono stati diversi gli incontri in ristoranti o locali, di cui uno al Baretto di San Siro, perché “mi avevano organizzato uno striscione e me lo volevano far vedere perché nel mio paese, la Turchia, c’era stato il terremoto” ha svelato Calhanoglu. Il nerazzurro ha poi avvisato la dirigenza: “Mi hanno detto che non potevo e non dovevo incontrare gli ultrà, in quanto il direttore Marotta non voleva che noi calciatori incontrassimo gli ultrà”.

L’ex Milan ha incontrato anche Antonio Bellocco, ucciso a settembre da Andrea Beretta. “Una sola volta – riferisce il turco, che precisa di non aver mai avuto rapporti con lui -. Ferdico si è presentato con un ragazzo molto basso di statura, è la stessa persona che è sugli articoli di giornale”. Sul caso biglietti, nessuna pressione: “Marco mi ha chiesto di parlare con la società perché i tifosi avevano bisogno di più biglietti, ma gli ho detto che non potevo fare nulla con la società”.

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