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Inter, Moratti: "Quanti errori ho fatto, strano che non mi detestino"

L'ex presidente nerazzurro si confessa a Radio serie A, dalla scoperta di Messi alla cessione di Pirlo, dal Triplete al sogno della seconda stella

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Fabrizio Piccolo

Fabrizio Piccolo

Giornalista

Nella sua carriera ha seguito numerose manifestazioni sportive e collaborato con agenzie e testate. Esperienza, competenza, conoscenza e memoria storica. Si occupa prevalentemente di calcio

Scaramantico lo è sempre stato, così quando si parla di seconda stella per l’Inter si chiude un po’ a riccio (“Speriamo sia vicina. Sarebbe una continuità fantastica”) ma Massimo Moratti continua ad essere il primo tifoso dei nerazzurri e – nell’immaginario collettivo – il presidente per eccellenza anche ora che non ha più le quote del club. Il petroliere si confessa a Radio serie A, il canale della Lega, e parla di tutto.

Moratti era più a suo agio da presidente

Non ricomprerebbe l’Inter (“ogni tanto pensi che se fossi li faresti così: ma non tanto, quelli che ci sono sono bravi e va bene così”) ma rimpiange i tempi in cui era il patron: “Sono due modi diversi di viverla quando sei presidente e oggi: prima sei responsabile e sei preso dal senso del dovere e dalla passione e non molli. Quando sei tifoso sei libero di arrabbiarti con la società e i giocatori e vivere diversamente. L’Inter è molto importante per la mia vita ma da presidente era più facile”.

Moratti ha tanti rimpianti, da Pirlo a Simoni

Fa un vero e proprio outing Moratti quando gli chiedono dei rimpianti: “Mi meraviglio che la gente non si arrabbi pensando a me: sono tanti gli errori. Il rimpianto a volte è legato non all’errore ma all’impossibilità: tiriamo fuori la storia di Cantona, sarebbe stato un cambio di marcia spettacolare. Poi sono tanti, Pirlo al Milan o allenatori che potevo trattare meglio o peggio. Mi è spiaciuto aver mandato via Simoni dalla sera alla mattina. Poi Roberto Carlos, ma era una vendita obbligato. Poi Pirlo perché non ha trovato un allenatore che lo sostenesse, dovevo difenderlo di più”.

I ricordi belli però sono tantissimi, da Recoba a Ronaldo: “Chi mi ha venduto Recoba mi disse che alla prima partita avrebbe fatto cadere lo stadio: e così è stato. Giocava bene: sapevi che avrebbe fatto qualcosa di diverso e potente. Un altro che sarebbe potuto essere così era Kanu, un grandissimo: ma gli allenatori, dopo il problema al cuore, avevano paura di farlo giocare. Ronaldo? E’ molto intelligente e sveglio, era eccezionale, sopra a tutto: da noi non ha avuto fortuna, ha vinto solo la Coppa Uefa perché si è fatto male subito. Era allegro: ma sapeva quando essere serio”.

Un posto speciale ovviamente ce l’ha il Triplete: “Non mi aspettavo fosse considerato così importante: non è facile vincerlo, a noi è capitato nell’ultimo mese. Il campionato poteva essere vinto prima, invece abbiamo sofferto fino alla fine: è stata una cosa fantastica, preparata bene perché sia con Mourinho che Mancini la squadra era fortissima”.

L’ammirazione di Moratti per Thiago Motta

Degli eroi del Triplete lo ha stupito Thiago Motta: “Non mi aspettavo facesse l’allenatore: è sempre stato intelligente e molto pratico. E’ diventato bravissimo, il Bologna gioca bene. E’ importante perché guai a far diventare noioso il calcio: di colpo perdi tutto il favore. E’ importantissimo giocare bene, il calcio va valorizzato facendo sì che la gente si diverta”.

Il rimpianto di non aver preso Messi

Infine un aneddoto su Messi: “Lo avevo visto durante una colazione a casa nell’Under 19 argentina, vinse la partita da solo. Mi aveva impressionato per il carattere e la classe. C’erano giornalisti che mi chiedevano cosa pensassi, se volevo prendere Ronaldinho e io dissi che mi piaceva lui. Lo seppe si mise in contatto con noi, ma era stato curato e cresciuto dal Barcellona. Mi spiaceva, però mi mandava la sua maglietta tutti gli anni”.

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