Con e nonostante quell’ospite indesiderato che lo accompagna, Gianluca Vialli è lì dove avrebbe voluto essere con l’amico e gemello di sempre, Roberto Mancini, il loro gruppo di amici e colleghi che hanno realizzato l’obiettivo più ambito, un anno fa: conquistare l’Europeo.
Torniamo a vederlo sui social con il sorriso che ha esibito, spontaneo ed emozionato, all’indomani della vittoria di Wembley e in quell’abbraccio che lo ha stretto al ct e che è diventato un manifesto.
- Italia-Macedonia del Nord, c'è anche Vialli
- Il post su Instagram
- La doppia speranza di Vialli: l'intervista a Cattelan
Italia-Macedonia del Nord, c’è anche Vialli
Oramai è giunto il momento, l’Italia si gioca l’accesso ai Mondiali in Qatar senza alibi e scuse: contro la Macedonia del Nord a Palermo, al barbera lo rivedremo così come appare in foto.
Capo delegazione della Nazionale italiana, tra i più amati dal pubblico e dai tifosi azzurri, mito calcistico che ha indossato le maglie di Samp, Juventus e Chelsea e che ha conosciuto l’esperienza del tumore, quell’ospite di cui parla ancora oggi con dovuto rispetto.
Il post su Instagram
In primo piano, un sorridente e felice Gianluca Vialli, che scatta il classico selfie e lancia un messaggio che va ben oltre il semplice contenuto sportivo, cosciente che quella frase sul tempo rimasto e sulla lotta che ha così ben descritto nel suo libro acquistato un senso diverso, un valore intrinseco in ogni gesto, anche ad ogni partita:
“Trasformare una passione in un lavoro ed in proposito ( come è successo a me!) è una cosa rara ed un privilegio assoluto. Quando succede contano solo due cose: essere grati e lavorare ogni giorno per andare oltre i propri limiti..
Forza Italia! Forza Ragazzi! 💙 To be able to turn a passion into a job and then a purpose ( like in my case!)it’s very rare and an absolute privilege. When it happens only two things count: be grateful and work hard every day to go behind your limits..
Come on Italy! Come on boys!”
La doppia speranza di Vialli: l’intervista a Cattelan
Un messaggio di speranza, contro le difficoltà, la malattia e un destino a volte beffardo e assurdo che lo ha costretto a mutare l’ordine delle priorità e spronato a non cedere nulla. Neanche un istante.
Per sua stessa ammissione, il campione che tutti noi conosciamo ha affrontato a parole i suoi timori in un’intervista che approfondisce questo vissuto:
“Io ho paura di morire, eh. Non so quando si spegnerà la luce che cosa ci sarà dall’altra parte. Ma in un certo senso sono anche eccitato dal poterlo scoprire”, ha detto a Alessandro Cattelan nel suo nuovo programma prodotto per Netflix.
“Se muori all’improvviso di notte, tante cose rimangono incompiute. Oggi so che ho il dovere di comportarmi in un certo modo nei confronti delle persone, di mia moglie, delle mie figlie perché non so quanto vivrò. Quindi ti dà questa opportunità di scrivere le lettere, di sistemare assolutamente le cose”.
“La malattia non è esclusivamente sofferenza. Ci sono dei momenti bellissimi. La malattia ti può insegnare molto di come sei fatto, ti può spingere anche più in là rispetto al modo anche superficiale in cui viviamo la nostra vita. La considero anche un’opportunità. Non ti dico che arrivo fino a essere grato nei confronti del cancro, però non la considero una battaglia. L’ho detto più volte. Se mi mettessi a fare la battaglia col cancro, ne uscirei distrutto. Lo considero una fase della mia vita, un compagno di viaggio, che spero prima o poi si stanchi e mi dica Ok, ti ho temprato. Ti ho permesso di fare un percorso, adesso sei pronto. Cerco di non perdere tempo, di dire ai miei genitori che gli voglio bene. E mi sono reso conto che non vale più la pena di perdere tempo e fare delle s….e. Fai le cose che ti piacciono e di cui sei appassionato per il resto non c’è tempo. Siamo qui per cercare di capire il senso della vita e io ti dico, ho paura di morire”.
Parole che non pronuncia per la primissima volta, ma che ad ogni intervista rilasciata da Vialli, esternazione ribadiscono quanto di umanità e cosciente vulnerabilità ci sia, in un campione eterno e assoluto che ha condiviso – con parsimonia e anche l’umiltà che impone l’esperienza attraverso quella che definisce una fase – con il suo pubblico.
Di tifosi, estimatori, amici o semplici ascoltatori di una vita di calcio e di storie.
Ma anche un messaggio di attaccamento alla vita, ai suoi affetti e una chiara ammissione di trasporto e attaccamento alla vita. La lezione che Vialli porta in campo, sempre.
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