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Italvolley, De Gennaro al bivio: Moki che fai? Lasci con l'oro al collo o ti dai ancora un Mondiale?

Il futuro di Monica De Gennaro con la maglia dell'Italvolley potrebbe essere giunto a conclusione con l'oro olimpico: a 37 anni, Moki potrebbe decidere che è il momento giusto per svestire l'azzurro

Pubblicato:

Auden Bavaro

Auden Bavaro

Giornalista

Lo sporco lavoro del coordinamento: qualcuno lo deve pur fare. Eppure, quando ha modo di pigiare le dita sulla tastiera, restituisce storie e racconti di sport che valgono il biglietto

Se per troppi di noi la pallavolo è una splendida 37enne alta meno di 175 centimetri e con numero 6 stampato sul fronte maglia la responsabilità è solo di Monica De Gennaro. Nei limiti del possibile, una medaglia d’oro olimpica va onorata anche dopo, quando si tratta di difendere il titolo. È una legge tacita che appartiene allo sport ma è anche ottima prassi: significa avere cura dello spirito e del valore dei Giochi. Ma quali sono quei limiti? La carta di identità, per esempio.

Nel 2028 Moki avrà 41 anni

Eppure nel caso di Monica De Gennaro, a dirla fino in fondo, nemmeno i raggiunti limiti di età sembrano uno scoglio insormontabile. Per carità, lo so benissimo: nel 2028 avrà 41 anni. Concederle credito fino a quel punto vorrebbe dire infilarsi nei periodi ipotetici dell’irrealtà. Anche se: ancora adesso, a 37 anni compiuti, Moki è il libero più forte del mondo.

Ed è così da tempo: Conegliano, poi la maglia azzurra con un buco nero – dal post Covid al 2023 – che ha condizionato il percorso di Monica con l’Italvolley. I tempi degli screzi ci sono stati: le scelte ad excludendum di Davide Mazzanti sono lontanissime, giusto un ricordo sbiadito. La signora dell’eleganza e della finezza, Monica l’ubiqua, adesso è al bivio. Che fai, Moki? Lasci con l’oro al collo o ti dai ancora un Mondiale?

Il futuro è un punto di domanda

L’intreccio post olimpico dell’Italia del volley femminile mette in comunicazione una serie di grandi boh: c’è da capire quale sarà il futuro di Julio Velasco ma anche snodare i dubbi in seno a qualche protagonista. De Gennaro innanzitutto: a Sant’Agnello, in costiera sorrentina, le hanno riservato una sera di gala che ha fatto seguito all’accoglienza trionfale di Linate, punto di raccordo tra le azzurre dorate e il rientro, di ciascuna, a casa sua.

Non è utopia pensare che l’addio possa restare in stand by: dopo il reset dei prossimi giorni torneranno a parlarsi – le donne terribili Velasco lo staff la Federazione – e potrebbe pure venire fuori un patto sinergico.

Se Velasco restasse

Per esempio: Velasco non lascia, Moki nemmeno, e neppure Cate Bosetti – altra indiziata di un probabile passo di lato – per puntare con decisione all’ultimo ballo. Insieme. Darsi altri dodici mesi e segnare sul calendario la data: 28 settembre 2025, si giocherà la finale del Mondiale in programma nelle Filippine, il pass azzurro staccato prima dell’Olimpiade.

Poi, certo, optare per allungare il fine carriera al Mondiale del 2025 significa implicitamente giocarsi di nuovo una Nations League (finale il 27 luglio). Moki non sceglierà per riempire di più una bacheca già stracolma – l’oro olimpico, un primo (2021) e un terzo posto (2019) europeo, argento (2018) e bronzo (2022) al Mondiale -, semmai a incidere sarà altro.

Li regge ancora, Moki, quei ritmi?

Lo sdoppiamento campionato e nazionale, per esempio: capire cioè se è giunto quel momento in cui il fisico smette di suggerire e comincia a dettare legge. Li regge ancora, Moki, quei ritmi? E poi: ha ancora voglia di anteporre la pallavolo a tutto il resto?

La scena prolungata delle compagne di nazionale che la portano in trionfo, la cercano continuamente nel post match, le rendono tributi espliciti e pure impliciti, la sollevano fino in cima e la circondano per riprenderla in braccio è parsa un segnale ed è sembrato qualcosa di più del tributo che si deve a un’icona del volley. Il sapore del commiato, in quel momento, lo si è sentito eccome.

Tutte loro – Egonu, Sylla, Danesi, Antropova e le altre – sono cresciute guardando De Gennaro prima ancora di poterci giocare contro o insieme. Il senso di cosa rappresenti Moki per la pallavolo italiana – senza scomodare chissà che – lo restituiscono le compagne: al di là dei rapporti individuali, più o meno speciali, nella coralità del gruppo l’autorevolezza di cui gode De Gennaro è unica, esclusiva e autentica.

Come la sostituisci De Gennaro?

Fosse solo una scelta di cuore, De Gennaro non lascerebbe per niente al mondo: lo scorso anno, parlando a dei ragazzi del suo paese di origine, disse loro di non lasciare mai lo sport perché insegna rigore e sacrificio.

E alle ragazzine che sognano di emulare il percorso delle azzurre continua a ripetere che impegno e dedizione devono fare rima con divertimento. Parlava loro ma è pure sembrato che stesse monologando con se stessa.

Come sostituire Monica De Gennaro è un dibattito che, allo stato attuale, non ha motivo di esistere: perderemmo una giocatrice che nessun’altra azzurra può rimpiazzare qualitativamente e sarebbe, quantomeno nelle prime fasi, solo una questione quantitativa. Servirà un altro libero e servirà pure l’intelligenza di evitare in tronco paragoni e similitudini.

Un’altra Moki non esiste

Un’altra Moki non esiste: e non vale solo per l’Italia perché una come De Gennaro non c’è in giro per il mondo. Il prossimo libero dell’Italvolley sarà, con ogni probabilità e nella fase iniziale – Ilaria Spirito: ha vissuto l’Olimpiade da 13esima ma si è pure regalata uno scampolo di gara quando un mal di stomaco ha messo fuori causa Loveth Omoruyi.

Alla finestra anche Eleonora Fersino. La priorità spetta alla coppia appena citata ma la sensazione è che in quel ruolo i giochi siano tutti in divenire e che a fatica si potrebbe scrivere il corso sicuro del prossimo futuro.

La verità? Non sei tu, Monica De Gennaro, ma siamo noi che non siamo pronti a dirti basta.

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