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Jasmine Paolini come e più di Sinner a Roma, è il momento di superare discriminazione e pregiudizi: la lezione

Testimonial, figura femminile più centrale e attiva nella comunicazione, la tennista toscana sente il suo ruolo e la possibilità di far crescere l'autostima tra le adolescenti. E non solo

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Elisabetta D'Onofrio

Elisabetta D'Onofrio

Giornalista e content creator

Giornalista professionista dal 2007, scrive per curiosità personale e necessità: soprattutto di calcio, di sport e dei suoi protagonisti, concedendosi innocenti evasioni nell'ambito della creazione di format. Un tempo ala destra, oggi si sente a suo agio nel ruolo di libero. Cura una classifica riservata dei migliori 5 calciatori di sempre.

Jasmine Paolini torna ad essere la numero 5 del ranking mondiale WTA, proprio nella settimana in cui gli Internazionali di Roma entrano nella fase vera, autentica per chi gioca e affronta un Masters 1000 sulla terra battuta che prepara, anche e inevitabilmente, a Parigi. La fase della stagione è delicata, incide sul programma di preparazione e gli obiettivi che si è proposta di centrare, dopo aver ottenuto quella posizione ambita, ma sfuggita in precedenza a causa di variabili indipendenti.

Non sempre si riesce a centrare e a fare meglio delle avversarie. Ma Jasmine sa recuperare, palla su palla e punto su punto, a prescindere. Dall’allenatore, ad esempio, che è cambiato e che segna un passaggio forte. La sua consapevolezza, sportiva e sul piano dell’immagine, è matura e a Roma ammiriamo una figura più attenta e centrale.

Jasmine Paolini come e più di Sinner

Nell’iconografia contemporanea, Jasmine è in ascesa come e e più di Jannik Sinner che si è legato nel corso della sua carriera impressionante a brand che veicolano messaggi e contenuti di impatto nei riguardi del mercato e delle generazioni più giovani e così anche la stessa Paolini che si è legata a valori e marchi diversi ma al centro di un progetto.

La percezione è che Jasmine Paolini abbia deciso di mettersi al centro di un messaggio e lo fa anche a Roma, anche quando si presta alla presentazione di un rapporto che fotografa una relazione tra salute e sport nel mondo femminile da porre sotto l’attenzione in chiave autostima.

Fonte: Ufficio Stampa Dove

Un ritratto di Jasmine Paolini

La ricerca Dove e il progetto a sostegno dell’autostima

Un valore di cui Paolini, che si è legata al brand Dove e che dunque ne è testimonial, interpreta e sostiene nel quadro di un più ampio posizionamento del suo ruolo, sul versante della strategia di immagine e di comunicazione. Dalla ricerca pubblicata e condivisa lunedì 5 maggio, 3 ragazze su 4 del campione pensano che lo sport sia un modo per costruire la propria autostima, tuttavia 1 ragazza su 2 tra i 13 e i 17 anni abbandona l’attività sportiva.

Di queste, 2 su 3 lo fanno per mancanza di fiducia nel proprio corpo, evidenziando incertezze profonde legate ad una scarsa sicurezza in sé. Questi i dati più significativi che emergono da una ricerca condotta da Dove, brand di Unilever, volta ad indagare il rapporto tra adolescenti e attività sportiva.

Mancanza di fiducia che viene spesso minata dall’esterno, da commenti e giudizi negativi che le ragazze si trovano ad affrontare. Secondo la ricerca infatti, il 49% delle ragazze che abbandonano lo sport ha subito critiche per il proprio aspetto fisico che, per loro, conta più delle abilità atletiche. Più in generale, il 46% (43% in Italia) si è sentita dire che il proprio corpo non è adatto a praticare sport e sempre il 46% (42% in Italia) si è sentita più volte trattata come “oggetto” durante la pratica sportiva.

In risposta a questo fenomeno allarmante, Jasmine Paolini si è proposta in prima persona, ha deciso di mettersi al centro di una campagna di sensibilizzazione per promuovere la fiducia nelle giovani ragazze attraverso il programma Body Confident Sport. Un percorso formativo gratuito, creato con il supporto di partner scientifici autorevoli e rivolto ad allenatori, che vengono coinvolti grazie alla partnership con Laureus (Fondazione impegnata da oltre 20 anni a promuovere il cambiamento sociale positivo attraverso lo sport). Da settembre il programma sarà disponibile anche per gli insegnanti di educazione fisica delle scuole secondarie di primo grado su tutto il territorio italiano.

Sono proprio allenatori e insegnanti, a rivestire un ruolo decisivo nel delineare il rapporto delle ragazze con lo sport, essendo riconosciuti come figure di riferimento a cui le ragazze si rivolgono per confronto, dialogo e ispirazione. Al pari dei famigliari, che per tutte indistintamente hanno un ruolo cardine, emerge in modo chiaro anche la figura centrale di allenatori e insegnanti che nel 70% dei casi sono decisivi nella scelta delle ragazze di smettere o di continuare a praticare sport.

Un tema che trova riscontro da una recente indagine svolta in Italia da AstraRicerche e commissionata da Dove. Ad emergere è infatti il peso centrale del giudizio altrui: il 47% delle ragazze italiane si sente a disagio per le pressioni che le vorrebbero in forma e attraenti e, nel 45% dei casi, le critiche subite provengono soprattutto da compagni e coetanei, anche dello stesso genere. Ma è anche attraverso l’abbigliamento sportivo che le ragazze si sentono più o meno in imbarazzo con il proprio corpo: per più di 1 ragazza su 2 gli abiti adatti a svolgere attività sportiva sono “fonte di disagio, perché è restrittivo ed espone eccessivamente il corpo”.

Il programma Body Confident Sport, dunque, si pone l’obiettivo di rafforzare la sicurezza delle ragazze e generare un cambiamento positivo, lavorando sull’autostima e sulla consapevolezza del proprio corpo. L’obiettivo è quello di ricreare, attraverso lezioni ed esercizi pratici, da proporre alle ragazze in campo o in palestra, un contesto di allenamento inclusivo e sicuro, nel quale tutte possano ritrovarsi a proprio agio e concentrarsi sui valori e le sensazioni positive che lo sport trasmette, impedendo alle ragazze di rinunciare.

Una scelta del tutto coerente, poi con il ruolo che si sta ritagliando a livello pubblico. “Sono entusiasta di aderire a questa iniziativa che rispecchia lo spirito e i valori che mi contraddistinguono. Io stessa nel mio percorso ho subito forti critiche per non essere abbastanza alta o per non avere il fisico adatto per ottenere risultati in campo, ma ho cercato di non perdere la fiducia in me stessa seguendo la mia passione per lo sport. Credo che ogni tipologia di corpo sia adatta a fare qualsiasi disciplina e ognuno possa fare piccoli miracoli, a prescindere dai limiti veri o presunti. Insieme possiamo rafforzare la sicurezza nel nostro corpo, e continuare a fare lo sport che amiamo”, ha detto Jasmine Paolini, nel quadro di un impegno legato al progetto #KeepHerConfident.

“Per Fondazione Laureus Italia è davvero importante poter essere qui oggi con una realtà come Dove, che sostiene e crede nel lavoro che ci vede impegnati da diversi anni per abbattere tutte quelle barriere culturali che impediscono alle ragazze di coltivare la propria passione sportiva e sentirsi bene nel proprio corpo. Per questo ci impegniamo, anche attraverso uno strumento preziosissimo come il toolkit “Body Confident Sport”, ad accompagnare e sostenere i percorsi di allenatrici e allenatori, affinché sappiano creare degli spazi che valorizzino le risorse fisiche ed emotive di ogni ragazza. Solo così lo sport potrà essere un compagno di benessere e sana socialità, in ogni fase della loro vita”, ha aggiunto Lara Tagliabue, Responsabile Programmi Fondazione Laureus.

Fonte:

I relatori della ricerca e del progetto sostenuto da Dove

La statura e quelle frasi che hanno rafforzato la motivazione

Temi che anche nella conferenza stampa del 5 maggio da nuova numero 5 al mondo del ranking, Paolini ha toccato di nuovo quando ha condiviso le sensazioni legate al pregiudizio sulla sua altezza e anche alla sua reazione. “Spesso ho sentito delle critiche nelle interviste: ‘sarà troppo bassa per il tennis di alto livello’, ‘più di lì non potrà arrivare con questa altezza’. Io ho sempre cercato di focalizzarmi sulle mie qualità e di farmi forza. Non tutti siamo uguali e magari la mia statura mi dà delle qualità che persone più alte non hanno”, ha detto l’azzurra che, per la cronaca, secondo il sito ufficiale è alta 1,63 m.

“Ho sempre risposto alle critiche in maniera tranquilla. Forse perché sono sempre andata dritta per la mia strada. Vivo tutto con molta serenità… certo quando diventano molte, che p…e (ride, ndr). Però è importante concentrarsi sul proprio lavoro e divertirsi”, ha sottolineato Paolini dopo il colpo e il messaggio forte lanciato.

“Siamo in un mondo in cui l’aspetto fisico si giudica troppo. In qualsiasi sport l’aspetto viene esasperato e tutti dovremmo fermarci e pensare che le nostre parole hanno un peso – ha continuato – a volte parliamo per scherzo, ma chi ci ascolta se lo ricorda per tutta la vita. Le parole possono avere un peso molto grande, bisogna sempre stare attenti a ciò che si dice, io in primis mi metto in discussione su questo aspetto”.

La strategia

Una filosofia che Jasmine ha deciso di abbracciare in ogni suo intervento pubblico, soppesando la scelta delle parole e le intenzioni che ne derivano per affermare il suo diritto, al pari di ogni donna, a essere e a crescere nell’autodeterminazione senza subire le pressioni derivanti a modelli sovrastrutturati.

Una scelta di posizione che è già prorompente, nella sua volontà di spezzare, sollevare domande e unire invece che dividere quelle giovani tenniste, sportive, semplicemente donne che potrebbero essere etichettate.

Jasmine Paolini come e più di Sinner a Roma, è il momento di superare discriminazione e pregiudizi: la lezione Fonte: ANSA

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