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Juve, i rischi dopo il rinvio a giudizio e il coinvolgimento di altri club

Sarà il Gup a valutare se procedere il destino degli 11 soggetti per i quali è stato chiesto il rinvio a giudizio, tra i quali Andrea Agnelli e Pavel Nedved. Intanto si allargano le indagini sulle plusvalenze

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I tasselli del “mosaico Juve” stanno andando al proprio posto. Neppure troppo lentamente. Tre giorni dopo le improvvise dimissioni di massa da parte dei componenti del Consiglio d’Amministrazione, guidati dal presidente Andrea Agnelli, è infatti arrivata la notizia della richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura di Torino per 11 dei 16 indagati dell’inchiesta Prisma, che indaga sulle presunte plusvalenze fittizie e sul presunto falso in bilancio da parte del club bianconero.

Bufera Juventus, le tempistiche del possibile processo per gli 11 indagati

Il ridotto scarto temporale tra l’addio dei vertici del club e la richiesta della Procura avvalora l’ipotesi che dietro alla clamorosa decisione assunta da Agnelli e dagli altri consiglieri ci sia la volontà da parte di Exor, azionista di maggioranza della Juventus, di collaborare con la giustizia in vista di un eventuale processo, comunque non ancora certo dal momento che la firma dei magistrati di Torino sulla richiesta di rinvio a giudizio sarà valutata dal Gup. La notizia principale riguarda comunque lo stralcio delle posizioni di cinque degli indagati della prima ora, ovvero, i componenti del collegio sindacale, i nomi di Paolo Piccatti, Nicoletta Paracchini e Silvia Lirici, per i quali si prospetta l’archiviazione.

Dal punto di vista strettamente tecnico, dal giorno della richiesta di rinvio a giudizio il Gup, giudice per le udienze preliminari, avrà cinque giorni per fissare la data dell’udienza, nel limite di 30 giorni, nella quale lo stesso giudice deciderà se avviare il procedimento che porterà al processo o se rigettare la richiesta.

L’atto d’accusa avanzato dalla Procura è noto, ricalcando quello contenuto nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari: plusvalenze artificiali per 155 milioni di euro, notizie false sulla manovra stipendi con relativa dichiarazione di perdite di esercizio inferiori a quelle reali, ma anche false comunicazioni sociali, manipolazione del mercato, dichiarazioni fraudolente con utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e ostacolo alle autorità di vigilanza.

Juventus, le dimissioni del Cda fanno decadere l’ipotesi di misure cautelari

La posizione degli indagati potrebbe però aggravarsi qualora emergessero nuovi elementi. I filoni aperti sono due. Il primo, noto, riguarda i famosi 34 milioni della seconda manovra stipendi, relativi a tre mensilità del 2021, 19 dei quali destinati a Cristiano Ronaldo e dei quali non c’è ancora tuttora traccia nel bilancio della Juventus.

Da qui la decisione dei Consiglieri di dimettersi con effetto immediato, dal momento che in vista dell’assemblea degli azionisti del 27 dicembre, già rinviata in due occasioni, la Procura avrebbe potuto chiedere la misura cautelare interdittiva qualora fosse stato approvato un bilancio con numeri non conformi. Per questo motivo la Procura stessa rinuncerà al ricorso dopo il no agli arresti formulato dal Gip in prima battuta.

Caos Juventus, nuove side letters sulle plusvalenze: il possibile coinvolgimento di altri club

Il secondo filone d’inchiesta che potrebbe aprirsi rischia non solo di aggravare la posizione deli indagati, ma anche di coinvolgere altri club.. Dall’esame delle carte sequestrate dagli investigatori, sarebbero infatti emerse altre “side letters”, ovvero le famose carte private mai rese pubbliche, che riguarderebbero le plusvalenze e in particolare contratti di cessione di giocatori con altre società, che avrebbero portato benefici ai conti, mentre di nascosto sarebbero stati firmati accordi inserendo condizioni, come l’opzione call di riacquisto, che rendevano il debito condizionato, con la conseguenza di annullare l’effetto contabile ad esse collegate.

Scritture non depositate in Lega, nascoste anche a chi, come i revisori, aveva l’obbligo giuridico di controllare la contabilità, proprio come per le manovre stipendi. Dalle carte in possesso della Procura di Torino, come riportato dalla Gazzetta dello Sport, emergerebbero le posizioni di Atalanta e Genoa, ma non è escluso che la Procura del capoluogo piemontese invii a breve materiale ad altre procure in Italia per analizzare le posizioni di club che hanno fatto affari con la Juventus.

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