L’attaccante della Juventus Alvaro Morata, in prestito biennale dall’Atletico Madrid e ancora incerto su quale sarà il proprio futuro, ha rilasciato una lunga intervista a DAZN, nel format 1vs1.
Vi proponiamo di seguito qualche estratto, a cominciare dal bilancio della stagione fino a questo momento, coi bianconeri in corsa per il quarto posto e per la Coppa Italia:
“Abbiamo avuto momenti diversi, ma c’è stata una crescita forte da parte della squadra, come gruppo. Le valutazioni si faranno solamente alla fine della stagione. Si nota la differenza quando alcuni episodi, un fallo o una giocata, sono in grado di modificare le partite. Ora siamo di nuovo la Juve, prima non era così. Guardiamo con fiducia il futuro. I rimpianti non servono. Abbiamo vissuto 2-3 piccole stagioni dentro la stessa. Quello che si sta facendo ora è importantissimo, quello che abbiamo nella testa, dato che lamentarsi non serve. Vogliamo conquistare pure una finale di Coppa Italia che comunque è una coppa. Al momento del ritiro, ripensandoci, è sempre importante. Le foto con le coppe contano più delle altre cose. Capita che si dà per scontato vincere una Coppa Italia o una Supercoppa italiana, ma ci sono tanti campioni che non le hanno vinte”.
Morata però sul suo futuro non avrebbe dubbi, e gradirebbe parecchio rimanere a Torino anche in futuro:
Noi siamo sempre in bilico, ogni allenamento, ogni partita conta. C’è una fila di giocatori che vorrebbe essere qui la Juve. È ovvio essere sotto pressione. Io do tutto per vincere, per la squadra, per i miei compagni, per i tifosi. Sto bene alla Juve. Sono felice di essere qua, di essere tutti i giorni alla Continassa, faccio vedere lo stadio ai miei figli, che mi chiedono anche di mettere l’inno della Juve. Per il mio futuro non serve chiederlo a me. Sarei più felice se quest’anno vincessimo una coppa”.
Il centravanti spagnolo parla anche del rapporto avuto con Carlos Tevez nel corso della prima esperienza torinese, oltre a ricordare quella che al momento è la più grande delusione della sua carriera:
“A Tevez ho detto grazie quando è venuto a trovarci, Spesso parliamo ma non l’avevo mai ringraziato dato che, in parte, se sono calciatore è merito suo. Sono arrivato qua alla Juventus a 21 anni dal Real, avendo poca esperienza. In principio mi guardava un po’ male, capitava che mi rimproverava se calciavo in porta e non la passavo a lui. Io penso che sia uno dei giocatori più forti della storia: ha tecnica, qualità, ti buttava già un muro se era necessario ma sapeva anche costruirtelo in cinque minuti. Ce ne sono stati pochi come lui. Era in grado di vincere da solo. Poi mi ha detto che era contento di vedermi giocare a sinistra. Sarò sempre felice di averci giocato assieme. Se ci fosse stato il Var contro il Barcellona c’era un rigorino e avremmo una Champions in più in bacheca. Ma la vita è così”.