“C’è solo un capitano” è un coro che si ripete negli anni. Non a tutti, i privilegiati sono pochi, bisogna meritarselo. I tifosi della Juve lo hanno cantato a Danilo, una sorta di omaggio per la stagione appena conclusa. Spesso ci ha messo la faccia nelle difficoltà. Si è preso la leadership in campo e fuori. Quel ruolo che fino a qualche anno fa era occupato da Bonucci. Il ritiro di Chiellini sembrava un normale passaggio di consegne, ma dopo la vittoria dell’Europeo con l’Italia qualcosa è cambiato. Gli infortuni sono aumentati e anche il peso all’interno della rosa, con il futuro che resta in bilico.
- Bonucci finisce fuori rosa: niente tournée negli Usa
- Bonucci, l'ultima stagione da spettatore
- Bonucci e l'amore per la Juve ricostruito
- Dallo sgabello contro il Porto fino a Cardiff: i precedenti tra Allegri e Bonucci
Bonucci finisce fuori rosa: niente tournée negli Usa
La storia d’amore tra Leonardo Bonucci e la Juventus sembra essere arrivata alle battute conclusive. Giuntoli e Manna hanno infatti comunicato al difensore, ancora in vacanza in Toscana, la decisione di metterlo fuori rosa. Leo non si allenerà con il resto del gruppo e non prenderà parte alla tournée negli Stati Uniti. Così come si era capito nelle ultime settimane, il giocatore non rientra più nei programmi del club e presto potrebbe lasciare la Juventus, con un anno di anticipo rispetto alla scadenza del contratto.
Bonucci, l’ultima stagione da spettatore
Un capitano senza comando. Nell’ultima stagione con la Juventus poche volte Bonucci ha guidato i compagni: sia per scelta tecnica sia per acciacchi fisici. Nelle 39 partite in cui è stato convocato, in ben 23 si è accomodato in panchina e 13 volte non ha nemmeno messo piede in campo. Certo, spesso si è fatto sentire lo stesso, perché la personalità non si può nascondere o mettere da parte. Nell’idea di Allegri non fa più parte degli undici titolari e lo ha scartato anche nei momenti di difficoltà, in quelle classiche partite dove spesso la caratura di un campione può fare la differenza e si vince per inerzia. Ora è calato il gelo e considerando i precedenti tra l’allenatore è il difensore potrebbe diventare una posizione scomoda.
Bonucci e l’amore per la Juve ricostruito
I tifosi bianconeri per riaccettare Bonucci hanno avuto bisogno di tempo. Il suo passaggio al Milan nell’estate del 2017 è stato vissuto come una lesa maestà. Una ferita profonda nel cuore, che si è allargata ancora di più dopo il suo gol da ex con tanto di esultanza. Quasi a dire: vi ho dimenticati. Mentiva a se stesso. Piano piano dopo il suo rientro è riuscito a ricucire il rapporto. Ora non vorrebbe cadere nello stesso errore. Ha ancora un anno di contratto e vorrebbe terminare la carriera con la Juve. L’amore è tanto e va oltre ogni guadagno. Il suo stipendio è diminuito di anno in anno.
Meno soldi e più “battiti”. Da 6.5 milioni, ora ne guadagna 3.5, circa quanto Rugani. Vuole mettersi a servizio della squadra, senza essere considerato un “peso“. Ed ecco allora che le riunioni con Giuntoli e con Allegri saranno fondamentali. Leo vede ancora bianconero, ma non dipende solo da lui.
Dallo sgabello contro il Porto fino a Cardiff: i precedenti tra Allegri e Bonucci
Alla Juventus la posizione dell’allenatore è chiara: è quello che comanda e le sue decisioni non possono essere scavalcate. Un esempio lampante? Il 17 febbraio 2017. Si gioca Juventus-Palermo, Bonucci indica ad Allegri di sostituire Marchisio, affaticato. Il tecnico non la prende bene: “Zitto e pensa a giocare testa di c…”. Le telecamere e i microfoni nella zona panchina fanno il resto. Lo sentono tutti. Nel calcio ormai non esiste privacy. “Questioni di campo”, diranno. Ma intanto il difensore paga le conseguenze contro il Porto. Viene spedito in tribuna, su quel famoso sgabello diventato poi base per i meme. La frattura si ricompone, i bianconeri vincono, ma nella finale di Champions League a Cardiff contro il Real Madrid succede qualcosa.
Tutto smentito o coperto, non si scoprirà. Bonucci a fine stagione lascia la Juve e lo fa quasi vendicandosi, scegliendo il Milan, per poi tornare sui suoi passi dopo solo un anno di distanza. Al suo rientro però il tecnico è stato chiaro: “Dopo Chiellini il capitano è Dybala“. Lo ha rimesso in fila. Bonucci lo ha accettato e dopo tempo la fascia se l’è ripresa. “Per farsi dei nemici non è necessario dichiarare guerra, basta dire quello che si pensa” – da Martin Luther King allo spogliatoio della Juve, il difensore e Allegri le cose se le sono dette sempre in faccia. Forse un bene o forse no. Nella testa di entrambi girano pensieri differenti: Max non lo vede più indispensabile, Leo non vuole più tradire e vuole tirare l’ultimo calcio sotto l’ombra dello Stadium. Il gelo è calato e siamo in piena estate.