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Juventus, la dura risposta dei tifosi agli arresti dei capi ultras

Le persone sono state arrestate nell'ambito dell'operazione 'Last Banner'.

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Juventus, la dura risposta dei tifosi agli arresti dei capi ultras Fonte: 123RF

Dopo l’arresto di 12 capi ultrà della Juventus nell’ambito dell’operazione “Last Banner” da parte della polizia, è arrivata la dura risposta di alcuni tifosi. Nei pressi dello stadio, infatti, è apparso uno striscione che recita: “La curva sud è morta”.

Tra gli arrestati, infatti, ci sono i principali referenti dei gruppi Drughi, Viking, Nucleo 1985, Tradizione-Antichi Valori e Quelli… di via Filadelfia. In particolare, è stato fermato Dino Mocciola, capo del gruppo Drughi, ben noto alla polizia, in particolare per aver ucciso, durante una rapina, un rappresentante delle forze dell’ordine. Dino Mocciola sarebbe uno dei responsabili delle infiltrazioni della ‘ndrangheta all’interno della curva della Vecchia Signora.

Le accuse sono pesanti: il pm Chiara Maina e il procuratore aggiunto Patrizia Caputo, entrambe a capo delle indagini delle Digos, hanno mosso, all’indirizzo delle 12 persone arrestate, imputazioni di vario titolo: estorsione aggravata, associazione a delinquere, autoriciclaggio e violenza privata.

La denuncia era partita, circa un anno fa, da parte dello stesso club bianconero, deciso a “ripulire” lo stadio. La Juventus, due anni fa, aveva deciso di sospendere i rapporti con il tifo organizzato, eliminando ogni “favore” ai vari gruppi ultrà che si erano poi organizzati in maniera differente per cercare di non perdere i benefit.

Dell’operazione ha parlato il questore di Torino, Giuseppe De Matteis: “Sarebbe straordinario se ciò che è stato documentato dalla Procura e dalla sia un unicum che riguarda Torino: sicuramente in altre realtà sarà possibile scoprire eventi simili a questo. Non parlerei di tifosi ma di persone soggette ad attività investigativa“.

“Preoccupati per le rispose? No. Ci attendiamo qualcosa ma siamo più che attrezzati per dare opportune risposte a qualsiasi tipo di protesta. Al di là della passione, è stato riscontrato che c’era un interesse economico che veniva soddisfatto in vari modi: il principale era procurarsi i biglietti. Era diventata una vera e propria attività estorsiva” ha concluso De Matteis.

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