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Juventus, Pogba: quando ci sono controanalisi, i precedenti che fanno sperare e cosa rischia

Il centrocampista francese rischia una maxi squalifica. Potrebbe contrattaccare o anche patteggiare per ricevere uno sconto di pena

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Alessio Raicaldo

Alessio Raicaldo

Sport Specialist

Un figlio che si chiama Diego e la tesi di laurea sugli stadi di proprietà in Italia. Il calcio quale filo conduttore irrinunciabile tra passione e professione. Per Virgilio Sport indaga, approfondisce e scandaglia l'universo mondo dello sport per antonomasia

Era l’11 luglio del 2022 quando la Juventus ufficializzò il ritorno di Paul Pogba sei anni dopo la cessione al Manchester United. Da allora il Polpo, arrivato tra mille aspettative, ha visto poco il campo tra infortuni, scelte conservative rivelatesi errate e una condizione fisica quasi sempre precaria. Proprio ora che stava sulla via del recupero, con un paio di spezzoni giocati anche di discreta fattura, il centrocampista francese è stato temporaneamente sospeso per positività al testosterone, come annunciato dall’organismo di controllo antidoping internazionale.

Possibile la richiesta di una controanalisi

Adesso Paul Pogba è nei guai e rischia una pesante squalifica. Il giocatore, in linea teorica, potrebbe anche passare al contrattacco qualora non fosse convinto dei risultati del test o ritenesse di non aver avuto comportamenti “illegali”.

In questo caso il centrocampista di Lagny-sur-Marne potrebbe richiedere una controanalisi e quindi di ripetere il test già effettuato. Una decisione del genere, tuttavia, rischierebbe di inasprire i rapporti con la giustizia anche in considerazione della buona reputazione che ha il laboratorio dove è stata effettuata l’analisi nel post partita di UdineseJuve.

Il giocatore è già stato fermato: il reato è penale

Ad oggi la sospensione è già attiva, senza aspettare il processo e l’eventuale difesa del giocatore della Juventus. Che sarà chiamato a dimostrare le ragioni della sua positività, considerato il rischio di una squalifica che potenzialmente va fino ai 4 anni.

Valutando i precedenti, che dopo andremo ad analizzare, si è sempre tenuto conto della buonafede dei calciatori con esiti anti-doping positivi. Ma attenzione: perché il doping in Italia costituisce reato penale e Pogba verrà interrogato da un pubblico ministero per capire anche come si è procurato la sostanza trovata nelle urine.

Ipotesi patteggiamento: si può ammorbidire la pena

Ma che cosa ha combinato Pogba? Due sono le ipotesi prese in considerazione: la prima porta a un prodotto dopante assunto evidentemente in maniera consapevole dal calciatore sebbene i controlli da questo punto di vista siano rigidi; la seconda all’utilizzo di un integratore che comunque è proibito e non avrebbe dovuto contenere testosterone.

Tutte queste cose le dovrà spiegare con precisione lo juventino, magari collaborando con la giustizia e rinunciando pure alle controanalisi. La Procura Antidoping stabilirà poi le eventuali conseguenze, con la possibilità di una sentenza soft in caso di spiegazioni convincenti da parte del francese.

I precedenti nel calcio: dalle squalifiche più pesanti alle riduzioni

Una delle prime squalifiche nel mondo del calcio per doping fu comminata ad Angelo Peruzzi nel 1990 quando militava tra le fila della Roma. Fentermina era la sostanza rilevata dalle analisi, frutto dell’utilizzo di una crema dimagrante che costrinse l’ex portiere ad un anno di stop (senza ricorso).

Stesso provvedimento anche per Bucchi e Salvatore Monaco squalificati per presenza di nandrolone. Andò meglio a Fernando Couto che, grazie al suo shampoo per capelli, ottenne uno sconto da 10 a 4 mesi. Scontata pure la pena a Jaap Stam ed Edgar Davids, sempre 4 mesi. Pep Guardiola, invece, fu addirittura assolto sebbene a distanza di parecchio tempo. Sentenze alleggerite, rispetto a quelle iniziali pure per Borriello, Lucioni e Joao Pedro. La differenza la farà l’atteggiamento di Pogba.

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