Avrebbe potuto sfruttare l’assenza di Sinner a Toronto per recuperare un po’ di margine nella classifica ATP, ma Carlos Alcaraz in Canada sarà uno dei tanti assenti illustri del primo Masters 1000 dell’estate nordamericana sul cemento. A tenerlo fuori sarebbe un problema muscolare emerso dopo le fatiche di Wimbledon, anche se di questi tempi, con un calendario ingolfato a più non posso e la necessità di tirare il fiato, ogni “scusa” è buona pur di giustificare un’assenza. Lo ha fatto Carlitos, lo hanno seguito a ruota Sinner, Djokovic e Draper. Non è un problema di un singolo giocatore, ma di un sistema che così com’è strutturato oggi non può più funzionare.
- Obiettivo chiaro: tornare al primo posto del ranking
- Sinner, rivale in campo ma grande amico fuori
- Quanto conta la testa? "Ho un mental coach da 5 anni..."
Obiettivo chiaro: tornare al primo posto del ranking
La sconfitta di Wimbledon qualche scoria nella testa l’ha lasciata, ma la prospettiva di poter balzare davanti all’amico Jannik entro la fine della stagione è certamente un bell’incentivo a fare le cose come si deve. Tra l’altro il vissuto storico di Alcaraz dice che è proprio nell’ultima parte dell’anno che lo spagnolo entra in modalità riserva: a parte qualche sprazzo, da agosto a novembre sono state poche le soddisfazioni raccolte strada facendo.
L’unico US Open vinto è datato 2022, le ATP Finals sono sempre state un tabù, per cui una preparazione ad hoc da qui a fine stagione è quanto di più consigliato possa esistere sul mercato. “Lo scorso anno feci tanta fatica a riprendere ritmo dopo il torneo olimpico, ma stavolta credo che sarà tutto diverso”, ha spiegato in un’intervista esclusiva alla Gazzetta.
“So di avere molti punti in meno da difendere rispetto a Sinner (6.030 contro 1.060) e pertanto dico che da qui a novembre il mio unico chiodo fisso sarà quello di tornare alla numero uno del mondo. E prepararmi al meglio per Cincinnati e Flushing Meadows, due obiettivi ai quali tengo in modo particolare”.
Sinner, rivale in campo ma grande amico fuori
La rivalità con Sinner è ormai diventata uno dei temi di discussione in tutte le case degli italiani. Dove il tennis è entrato prepotentemente, con lo spagnolo che in qualche modo ha agevolato la crescita del movimento spingendo al limite l’altoatesino.
“Io e Jannik stiamo vivendo un periodo davvero molto particolare. Le nostre sfide sono sempre molto attese e ogni volta che giochiamo contro è una gara a chi si spinge un po’ più in là. Il tennis ci consente di essere rivali in campo, ma buoni amici fuori. Ogni volta che ci incontriamo parliamo di tante cose, non solo di tennis, e per questo dico che non sarà difficile mantenere questo rapporto anche in futuro. Anche perché Jannik è una bravissima persona, e questo facilita le cose”.
Anche se il “dolore” che gli ha inflitto al Roland Garros di amicizia ha ben poco… “Spesso ci penso a quella partita e mi chiedo come abbia fatto a ribaltare il punteggio. Mi do solo una spiegazione: nello sport, come nella vita, devi crederci sempre, e così è stato quel giorno. Ho pensato di poter vincere anche quando dovevo annullare tre palle match, e poi è successo quello che è successo. A Wimbledon però Jannik s’è preso la sua rivincita: scambiava meglio da fondo campo e così facendo ha inibito il mio gioco”.
Quanto conta la testa? “Ho un mental coach da 5 anni…”
Alcaraz ha 22 anni e da qualcuno viene tacciato come un po’ troppo festaiolo. Una questione che al murciano non è piaciuta molto, alla quale ha anteposto la consapevolezza di voler vivere il tennis come un gioco, e non come un lavoro.
“Da bambino sognavo di giocare i tornei più importanti e ogni volta che vado in campo, che sia in partita o in allenamento, ripenso al Carlos bambino che sognava solo di vivere quelle emozioni. Così facendo posso gestire meglio la pressione e concentrarmi solo su ciò che devo fare”.
Anche se stampa e tifosi finiscono sempre per mettere addosso tanti carichi sulle spalle di un numero uno così precoce. “Ho un mental coach che da 5 anni mi aiuta a gestire lo stress e i pensieri, specie quelli negativi. La testa svolge un ruolo fondamentale: quando ce l’hai libera la differenza si nota, eccome. Devi saper affrontare ogni momento, sia quando vinci e vieni esaltato, sia quando perdi e vieni criticato. Dopo Wimbledon la stampa spagnola è stata dura con me? Non saprei, non leggo e non guardo troppe notizie. Anche dalle sconfitte c’è tanto da imparare e non è necessario essere fenomeni ogni giorni, ma sforzarsi di migliorare costantemente”.