Quasi inaspettatamente, quando la sua reazione ironica e allegra aveva permesso di illudersi che il Covid fosse superato, Mauro Bellugi ha ceduto alle insidiose conseguenze della malattia. Nonostante la doppia amputazione, nonostante il coraggio dimostrato, nonostante l’essersi definito pronto a indossare le protesi di Pistorius come aveva detto con quella voce roca che lo rendeva riconoscibile ovunque. “È stato un papà divertente e generoso, non si meritava un epilogo così”, ha dettola figlia Giada ai microfoni dei giornalisti presenti. Il suo esempio rimane “un esempio per tutti i giovani”, ha detto l’ad nerazzurro Giuseppe Marotta salutando Bellugi. Eroe di un calcio romantico.
Mauro Bellugi: il dramma della doppia amputazione
Invece l’addio è stato improvviso e disarmante, come sa esserlo quella malattia strisciante e subdola, amplificando il dolore delle persone a lui più care, la moglie Lory e la figlia Giada con cui aveva ricordato i momenti che avevano anticipato il ricovero all’ospedale Niguarda di Milano e l’intervento. Aveva avuto la volontà di testimoniare la sua personale battaglia contro il coronavirus, l’epilogo anche ospite di Barbara d’Urso e Tiki taka mostrandosi nel proprio letto d’ospedale per lanciare un messaggio più imponente.
I funerali alla Basilica di Sant’Ambrogio di Bellugi
I suoi funerali sono la testimonianza di quanto affetto abbia raccolto attorno a sé, alla sua figura, di uomo e calciatore, Mauro Bellugi in questi anni. Massimo Moratti e la sua famiglia si erano offerti di sostenerlo economicamente, una volta dimesso dal nosocomio e intrapresa la riabilitazione. E gli sono stati vicini anche nel giorno delle sue esequie, a Milano, nella Basilica di Sant’Ambrogio gremita, malgrado le restrizioni Covid.
Esponenti del mondo del calcio, giornalisti e amici di Mauro che aveva intrapreso la carriera di commentatore e opinionista televisivo, politici e attori hanno reso omaggio al campione, autore di un solo decisivo gol. E accompagnato lo striscione, posto all’esterno della basilica dai tifosi nerazzurri:
“Buon viaggio Bellugi, eroe nerazzurro”.
A salutarlo c’erano Lele Oriali, Evaristo Beccalossi, Tiziano Crudeli, Enrico Bertolino, Ignazio La Russa, Bernardo Corradi, Beppe Bergomi, Riccardo Ferri, i vertici dell’Inter, solo per citarne alcuni. Di più le persone comuni, centinaia, a cui Bellugi ha donato pomeriggi di emozioni, con indosso la sua divisa.
La commozione e il tributo
Un tributo inevitabile, giusto, da parte della città e dalla squadra a cui ha dato i migliori anni della sua carriera calcistica. Una lunga scia di successi, segnata poi dai passaggi al Bologna, al Napoli che lo hanno reso un personaggio popolare, ma prossimo, vicino grazie a quel calcio romantico e nostalgico che ha segnato la sua generazione. E che oggi viene rimpianto, al pari della sua malinconica ironia.
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