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Crisi Ucraina-Russia: Gazprom e le conseguenze sul mondo del calcio

L'intreccio tra calcio e politica risulta essere ancora una volta netto e marchiato. Una commistione capace di generare effetti importanti sulle politiche sociali e sulle iniziative commerciali in essere.

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Marco Pino

Marco Pino

Sport Economy Specialist

Abbina la passione per il calcio alla competenza in materia economica. Analizza il calcio in chiave business, spiegando in modo semplice gli aspetti più complessi del mondo del pallone. Aiuta i lettori di Virgilio Sport a capire tutto di plusvalenze, indici di liquidità, diritti di recompra, parametri zero, operazioni di mercato e analisi di bilanci

La mattinata del 24 febbraio 2022 è già passata alla storia. Il risveglio dei Paesi Europei è stato segnato dalla notizia dell’attacco militare russo in Ucraina con immagini che si sono susseguite nel corso della giornata che hanno fatto il giro del mondo per un evento che ha (ed avrà) una forte ricaduta in termini di equilibrio geopolitico.

Come spesso accade, e come è normale che sia, lo sport (a volte purtroppo) non si limita a osservare e prendere atto di ciò che accade a livello socio-economico, ma subisce forti impatti per via di una commistione “sport-società” già storicamente impossibile da negare.

Analizzando gli aspetti legati al mondo del calcio è evidente come la cassa di risonanza del pallone sia importante per lanciare messaggi e segnali, oltre che prendere decisioni forti e determinate. Il legame tra il calcio e la politica fa convivere queste due forze sociali su un binario sottile e delicato.

La finale di Champions League

Già nella mattinata segnata dall’inizio degli attacchi russi in terra ucraina, l’opinione pubblica ha richiesto a gran voce l’intervento della UEFA per togliere a San Pietroburgo la finale di Champions League in programma a maggio alla Gazprom Arena. Il massimo organismo del calcio europeo ha convocato d’urgenza una riunione per decidere sul tema, e fatte le valutazioni opportune ha deciso di spostare l’evento da San Pietroburgo allo Stade de France, nel sobborgo parigino di Saint-Denische, che quindi sarà in programma il prossimo 28 maggio.

Una decisione presa in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e che era stata, come detto, sollecitata da opinione pubblica e fazioni politiche europee. Una scelta che la stessa UEFA ha spiegato in un comunicato, dopo aver condannato fermamente l’iniziativa militare russa.

«La UEFA condivide la significativa preoccupazione della comunità internazionale per lo sviluppo della situazione della sicurezza in Europa e condanna fermamente l’invasione militare russa in corso in Ucraina», si legge nel comunicato.

La posizione dell’Inghilterra

Il primo ministro britannico Boris Johnson, già negli scorsi giorni, aveva dichiarato lanciando un messaggio a UEFA e FIFA, che non c’è “nessuna possibilità di tenere tornei di calcio in una Russia che invade paesi sovrani”, proponendo addirittura la possibilità che la finale di Champions potesse essere disputata a Wembley.

Il segretario degli esteri del governo britannico, Liz Truss, sottolineando quanto espresso dal suo primo ministro, aveva inoltre lanciato un appello alle squadre inglesi per boicottare la finale di Champions League in caso di raggiungimento ed eventuale conferma di San Pietroburgo come sede dell’evento.

Il legame Gazprom-Russia-UEFA

Sarebbe stata proprio la Gazprom Arena di San Pietroburgo il palcoscenico della partita più attesa della Champions League 2021-2022, e la questione “Gazprom” ha sollevato diversi polveroni in queste giornate così intense. In un intreccio da spiegare che coinvolge tre parti in causa: Gazprom-Russia-UEFA.

L’importanza di Gazprom per la Russia

La Russia, come è noto, è la più grande riserva di gas naturale al mondo. Molti giacimenti di gas artici, infatti, sono controllati da Gazprom, un’azienda guidata dal CEO Alexey Miller dal 2001 e nata inizialmente con iniziativa privata. Tutto questo fino al 2005, anno in cui è stato ultimato il passaggio delle quote di maggioranza della società energetica sotto l’amministrazione del governo russo.

A livello europeo vi è una forte dipendenza dalla Russia per la fornitura di gas, a parte qualche Paese indipendente sotto questo punto di vista (Finlandia, l’Estonia, la Lituania, l’Ungheria, la Polonia, la Bielorussia e la Repubblica Moldova). Gli altri Paesi europei hanno, invece, forti interessi commerciali con la Russia soprattutto in termini di fornitura di gas ma non solo.

Guardando al nostro Paese, basti pensare che nel 2021, secondo un report della direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, gli scambi commerciali tra Italia e Russia hanno raggiunto i 21,7 miliardi di euro, in crescita del 34,4% rispetto all’anno precedente.

Gazprom e il calcio

L’intreccio Gazprom-Russia si ribalta, in maniera diretta, sulla UEFA che ha come principale sponsor e partner l’azienda energetica russa del governo di Putin.

Gazprom ha rinnovato la sua sponsorizzazione per la Champions League a maggio dello scorso anno, garantendo per il triennio 2018-2021 40 milioni di euro a stagione nelle casse dell’UEFA per essere main sponsor della massima competizione europea. Ed inoltre Alexander Dyukov, amministratore delegato di Gazprom Neft, è anche membro del comitato esecutivo della UEFA.

Lo stesso Dyukov, che è tra i più importanti oligarchi russi oltre che ex presidente dello Zenit San Pietroburgo, non ha partecipato al meeting straordinario UEFA convocato per parlare della questione in quanto, secondo quanto riportato dal Financial Times, impegnato in una riunione fra gli oligarchi del Paese tenuta da Vladimir Putin.

Un’assenza che agli occhi di chi scrive e legge non può apparire come di non rilievo, considerato che uno degli argomenti più importanti sul tavolo UEFA è la possibilità di revoca della sponsorizzazione di Gazprom, oltre allo spostamento già deciso della finale di Champions da San Pietroburgo a Parigi.

L’organizzazione di Gazprom Football

Gazprom non è, però, solo legata alla UEFA. La compagnia russa, infatti, ha creato una sezione denominata Gazprom Football, con sito web e profili social (presi in queste ore d’assalto da messaggi e commenti a supporto dell’Ucraina), nella quale evidenzia il suo apporto e i suoi progetti a sostegno di realtà calcistiche.

Nel gruppo Gazprom Football ci sono anche Zenith San PietroburgoStella Rossa e lo Schalke04, squadra storica di Gelsenkirchen che milita nelle serie B tedesca. Risulta più corretto dire che “c’era anche lo Schalke”.

Nella giornata del 24 febbraio, a seguito dell’attacco russo, in Germania sono nati i primi dissidi in merito a questo legame Gazprom-Schalke 04. Il tabloid tedesco Bild, invece, si è schierato in modo inequivocabile sulla questione Russia-Ucraina. Nella sua versione online ha deciso di boicottare Gazprom coprendo il logo sulle maglie dello Schalke con la scritta “Freiheit für die Ukraine”, ossia “Libertà per l’Ucraina”.

Sotto la pressione di media e opinione pubblica, lo Die Knappen (questo il soprannome della squadra tedesca) ha deciso di togliere il marchio Gazprom dalla maglia sostituendolo con la scritto “Schalke 04″. Un legame, quello tra i Royal Blues e l’azienda russa, che si interrompe dopo 15 anni ma resta ancora da capire se si tratta di una decisione definitiva o meno avendo dei risvolti importanti anche sotto il punto di vista economico.

Il principale sponsor russo, infatti, ha un contratto con lo Schalke fino al 2025 e versa 9 milioni di euro l’anno in seconda divisione. Una cifra che salirebbe a 15 (più 3 di bonus) nel caso in cui il club tedesco venire promosso in Bundesliga.

Questo per spiegare l’impatto dell’attacco russo in terra ucraina sul mondo del calcio, e dello sport in generale, che è risultato da subito significativo. Un intreccio, quello tra sport e politica, che si conferma essere un binomio capace di influenzare la società e portare conseguenze sotto tutti i punti di vista.

Articolo a cura di Marco Pino

Crisi Ucraina-Russia: Gazprom e le conseguenze sul mondo del calcio Fonte: Shutterstock

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