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La Juve non dimentica, 14 anni fa la tragedia di Ale e Ricky

Il 15 dicembre 2006, due giocatori della Juventus Beretti, i diciassettenni Alessio Ferramosca e Riccardo Neri, annegarono in un laghetto nei pressi del centro sportivo di Vinovo mentre tentavano di recuperare alcuni palloni.

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Sono già passati 14 anni da quel tragico 15 dicembre 2006, il giorno in cui due giocatori della Juventus Beretti, i diciassettenni Alessio Ferramosca e Riccardo Neri, annegarono in un laghetto nei pressi del centro sportivo di Vinovo mentre tentavano di recuperare alcuni palloni.

I due sfortunati compagni di squadra morirono nelle acque gelide di una larga vasca di raccolta dell’acqua piovana, lunga circa 50 metri, larga 30 e profonda almeno 4-5 metri, totalmente impermeabilizzata con teli di plastica. Il decesso arrivò per ipotermia, nonostante gli sforzi dei soccorritori che portano subito i due ragazzi in ospedale. Allo stadio si stava per giocare Juventus-Cesena e la partita venne rinviata.

La Juventus, sul suo sito ufficiale ha voluto come sempre ricordare i due giovanissimi e sfortunatissimi calciatori, scomparsi prematuramente. Questo il post ufficiale:

Sono passati 14 anni, è passato un giorno.
Faceva freddo, freddissimo, quel 15 dicembre 2006, quando a Vinovo si spensero le vite e i sorrisi di due ragazzi, Alessio Ferramosca e Riccardo Neri. 
Quella sera si spense un po’ di luce per tutti noi: la luce della loro gioventù, del loro entusiasmo, della loro voglia di inseguire un pallone, con tutti i sogni che porta con sé.
Quella sera è sempre. E’ oggi, è domani.
Perché quando l’emergenza sarà finita, i nostri ragazzi torneranno a giocare, pronti a riempire i campi con le loro corse e la loro gioia.
E in ognuno di loro ci sarà un po’ di Ale&Ricky.
Per sempre insieme, per sempre insieme a noi”

La fondazione intitolata ad Alessio e Riky

C’è una fondazione che porta il loro nome, creata dai genitori: “Alessio e Riccardo ci hanno lasciati per rincorrere un’ultima volta il loro grande amore: quel pallone che alimenta i sogni e le speranze di tanti giovani, che viene calciato e rincorso sui campetti polverosi di periferia come purtroppo nelle acque gelide di un dannato vascone. Un tiro impreciso, un pallone che rotola nel punto sbagliato, il buio, la terra scivolosa e l’acqua. Gelida. Quel pallone, che appariva loro come un futuro brillante e felice, li ha uniti in un tragico epilogo. Ora sta a noi fare almeno in modo che della loro morte non rimanga solo una data da ricordare, ma un’emozione da portare sempre dentro al cuore e che, ogni giorno, ci possa trasmettere la passione per la vita e l’importanza di crederci e di provarci fino in fondo. Lo sport non è solo sudore, muscoli e competitività. No. E’ anche – anzi: soprattutto – imparare valori come l’onestà, la correttezza, il rispetto e la voglia di migliorare e di migliorarsi. E sono proprio questi valori che deve lasciarci questa tragedia, non uno sterile ‘amaro in bocca’. La voglia di vivere, la solidarietà e la voglia di correre dietro ai propri sogni, qualsiasi forma abbiano, crederci, fino in fondo. E basta”.

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