Il cambio di vertici societario è ormai cosa fatta, ma la Roma saluta l’era Pallotta e inaugura l’era Friedkin con una delusione. Finisce infatti già agli ottavi di finale l’avventura in Europa League, con il Siviglia che batte i giallorossi per 2-0 centrando i quarti. Ma il risultato di Duisburg, se possibile, è addirittura generoso per la squadra capitolina.
Paulo Fonseca può disporre del migliore attacco possibile (Dzeko unica punta con Zaniolo e Mkhitaryan alle sue spalle). Nonostante questo, però, sono gli andalusi a partire sin dai primi minuti con il piede giusto. Prefigurando una brutta serata per i giallorossi, lontanissimi dalla loro forma migliore.
En-Nesyri e le vecchie conoscenze della serie A Suso e Ocampos sgusciano infatti da tutte le parti, e la Roma fatica a contenere l’avvio sprint degli spagnoli. Così al 7′ Pau Lopez deve superarsi per respingere la conclusione mancina di Ocampos. E già al 14′ i capitolini tremano ancora: traversa di Koundé.
La verve del Siviglia viene quindi premiata al 22′, quando Reguilon semina Bruno Peres e Ibañez, per poi sorprendere Pau Lopez (in questa circostanza non proprio impeccabile). E dopo il vantaggio è timida la reazione giallorossa, con le scorribande sulla fascia di Spinazzola e Bruno Peres che non hanno fortuna.
Così Jesus Navas grazia la Roma dopo la mezz’ora, prima che finalmente arrivi la scossa grazie a Zaniolo: salva però tutto il centrale Diego Carlos. La partita si innervosisce e il Siviglia la chiude al 44′: segna infatti En-Nesyri in tap-in, su iniziativa di Ocampos e Ibañez di nuovo in ritardo.
La partita è già indirizzata, anche se in apertura di ripresa prova a riaprirla Mkhitaryan: il suo diagonale è però largo. Nel frattempo il Siviglia fa girare palla e aspetta il momento giusto per fare di nuovo male.
Ci prova con Ocampos, ma Pau Lopez dice di no. Quindi il Var nega il tris a Koundé e a tempo scaduto Banega colpisce la seconda traversa della partita del Siviglia. E a pochi secondi dal finale arriva anche il rosso a Mancini.
E per la nuova Roma di Friedkin (che per ora coincide con la vecchia Roma di Fonseca) è già tempo di ragionare su un futuro tutto da ricostruire.