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Legge Bosman: la storia di come è nato il parametro zero

Nel corso delle ultime stagioni il c.d. "parametro zero" ha rappresentato un'opportunità sul mercato per tanti club italiani: ma come nasce la norma?

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Marco Pino

Marco Pino

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Legge Bosman: la storia di come è nato il parametro zero Fonte: Getty Images

Nel corso delle ultime stagioni il c.d. “parametro zero” ha rappresentato un’opportunità sul mercato per tanti club italiani e dirigenti bravi a cogliere l’occasione di mettere sotto contratto giocatori sul mercato capaci di aumentare il valore della rosa.

Sempre più spesso si sente, quindi, parlare di “parametro zero” con tanti calciatori protagonisti di battaglie contrattuali (es. Kessié) e superstar che si apprestano a prendere il mano il cartellino per accettare il miglior contratto la prossima estate (es. Mbappé), senza il più delle volte sapere cosa esattamente si intende esattamente con questa espressione e come nasce il regolamento dei giocatori in scadenza di contratto.

Un contratto è ritenuto ‘sciolto’ in virtù della sua scadenza naturale, che fa riferimento alla data ultima apposta e sottoscritta dalle parti sullo stesso contratto.

Il protagonista che cambiò il calcio

L’attuale norma prende origine dalla “Legge Bosman“, nome con cui viene ricordata a livello storico-giuridico, che cambiò per sempre il rapporto società-calciatore sotto il punto di vista contrattuale.

Con la “sentenza Bosman” la Corte di Giustizia dell’Unione Europea nel 1995 regolamentò i trasferimenti dei calciatori nelle federazioni appartenenti ai Paesi dell’UE.

Chi era Jean Marc Bosman

Il protagonista della vicenda era un centrocampista belga, classe 1964, che inizia la carriera nelle giovanili dello Standard Liegi e viene aggregato alla prima squadra a 19 anni. Con risultati non estremamente indimenticabili in carriera ottiene discreti risultati in patria, collezionando anche qualche presenza in Coppa Uefa.

Dopo lo Stardard Liegi si trasferisce al Rfc Liegi, anche se la sua carriera (non calcistica) cambia per sempre nel 1990. In quell’anno il Dunkerque, squadra di un paesino di circa 100.000 abitanti che oggi milita nella Ligue 2, offrì un ingaggio importante al centrocampista belga per approdare nella seconda divisione del campionato francese. Questa offerta segna il futuro, oggi presente, del calcio europeo aprendo una querelle legale (culminata con la sentenza che prenderà il nome del calciatore belga) che cambierà per sempre l’economica del pallone.

L’avvento dei parametri zero

In quegli anni non esistevano i “parametri zero” ma, prima della pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, un giocatore poteva trasferirsi in un’altra squadra alla scadenza del contratto a condizione che la nuova squadra pagasse un indennizzo alla precedente. In caso di mancato accordo il calciatore era costretto a rimanere, e spesso questo accadeva ad ingaggio ridotto.

Proprio su questo aspetto si concentra la querelle sollevata da Jean Bosman: i club interessati a tesserare un giocatore in scadenza erano comunque obbligati a versare un indennizzo al club che ne deteneva il cartellino fino alla scadenza, calcolato considerando l’ingaggio del calciatore e un coefficiente in base all’età al momento della fine del contratto.

Il Dunkerque offriva un contratto a Bosman ma non riuscì a trovare un accordo sull’indennizzo da versare ai belgi, che richiedevano due milioni di franchi. L’Rfc Liegi aveva proposto un rinnovo contrattuale a cifre più basse e volontariamente, secondo Bosman che citò il club in giudizio, si rifiutò di trovare un accordo con il Dunkerque mettendo addirittura fuori rosa il calciatore con un ingaggio ridotto.

La denuncia di Bosman

Il belga, allora 25enne, si rivolse alla Corte di Giustizia Europea appellandosi per la presunta violazione (da lui e i suoi legali in quel momento ritenuta tale) dei diritti sulla libera circolazione dei lavoratori e denunciando sia l’Rfc Liegi che la Uefa.

Nel 1990 cominciò una battaglia legale che si concluse solo 5 anni dopo, con Bosman che trascorse gran parte del tempo più nei tribunali che in campo, considerato anche che la sua carriera subì una brusca frenata considerata la mediaticità (fuori dal campo) del suo nome.

La sentenza, passata alla storia come “Sentenza Bosman”, venne emanata il 15 Dicembre del 1995 dando ragione al calciatore e basandosi sull’articolo 39 dei Trattati di Roma che sancivano già da trent’anni la libera circolazione dei lavoratori all’interno dell’Unione Europea. Assimilando, dunque, lo status di calciatore a quello di qualsiasi altro lavoratore della comunità europea e permettendogli di accordarsi e firmare “gratuitamente” un pre-contratto con un altro club nei sei mesi precedenti alla scadenza.

Le conseguenze di questo caso coinvolsero anche un’altra tematica discussa e relativa ai giocatori stranieri. Venne infatti tolto il limite per i giocatori stranieri che potevano quindi, da quel momento, militare nei campionati continentali poiché considerato discriminatorio nei confronti dei calciatori della stessa Unione Europea.

Lo strano destino di Bosman

Quanto accaduto con Bosman rende il belga un caso più unico che raro nella storia del calcio: un personaggio che ha cambiato per sempre il mondo del pallone senza nessun evidenti meriti tecnici all’interno del rettangolo di gioco. Una rivoluzione che ha inciso nella storia del calciomercato e di cui oggi si parla, anche impropriamente in taluni casi, con sempre maggiore costanza in relazione a casi come quello di Donnarumma la scorsa estate o Mbappé nella prossima sessione estiva. Citando addirittura soluzioni (es. indennizzi per i club che perdono a zero i calciatori) che riporterebbero indietro di 40 anni il sistema del calciomercato europeo.

Incredibile pensare come un protagonista capace di segnare per sempre la storia del calcio oggi viva in povertà. Qualche anno fa l’ex campione francese David Ginola lo ha incontrato per un documentario e ha raccontato il Bosman di oggi. “Avrei dovuto incontrare un uomo molto ricco, in realtà non ha proprio niente. Quando sono arrivato in Belgio – ha detto Ginola – la sensazione più grande è stata di tristezza”.

Lo stesso Bosman, nel corso degli anni, non si è risparmiato nel raccontare il suon status odierno, senza biasimare critiche ad alcuni aspetto del calcio di oggi.Non provo gratitudine per gli altri calciatori che mi danno una mano di tanto in tanto. Potrebbero fare qualcosa, però pensano solo a loro stessi. Una volta sono stato ad Amsterdam e ho incontrato Dries Mertens: non sapeva neppure cos’ero stato per il calcio. Dovrebbero stendermi tappeti rossi e chi mi accusa di aver rovinato il calcio dice una cosa sbagliata. L’ho solo reso più ricco ma con il risultato che i calciatori guadagnano milioni e io vivo in povertà”.

L’incredibile storia di Jean Marc Bosman, l’uomo che cambiò il calcio per difendere i propri diritti.

Articolo di Marco Pino

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