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Lara Lugli, la pallavolista punita perché incinta:l'amara lezione

La sportiva che ha pubblicato un post su Facebook con la sua personale vicenda ha rotto il silenzio sulle condizioni delle donne nello sport: Lara Lugli ha dato un doloroso, ma necessario insegnamento

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Lara Lugli, la pallavolista punita perché incinta:l'amara lezione Fonte: Facebook

Alla vigilia di quell’8 marzo, che si celebra per rammentare il sacrificio delle operaie che persero la vita nel tragico incendio dell’industria tessile in cui lavoravano nel 1908 e di tutte le donne, Lara Lugli ha deciso di rompere il silenzio sulla sua drammatica vicenda personale divenuta esemplificativa dello stato dell’arte. Di come la capitana del Volley Pordenone – oggi Maniago – abbia riportato al centro del dibattito pubblico il mancato riconoscimento del professionismo femminile e del lavoro sportivo e l’assenza di garanzie e di tutele, compresa quella relativa alla maternità.

Tutto è incominciato con questo post pubblicato su Facebook, quasi nascosto se non fosse per il contenuto sconcertante che viene condiviso da tante colleghe, donne ma non solo, che hanno ritrovato in quella storia, in quei sentimenti, in quella amarezza la loro stessa sofferenza.

Nella stagione 2018-19, la 38enne Lara Lugli giocava con il Volley Pordenone: era già nota per via del suo talento e dei successi raccolti in precedenza. All’inizio di marzo Lara scoprì di essere incinta: il suo “contratto” fu interrotto. Un mese dopo, purtroppo, l’interruzione della gravidanza, causata da un aborto spontaneo.

La vicenda di Lara Lugli

I problemi legali iniziarono quando la Lugli chiese alla società il saldo dello stipendio di febbraio, mese in cui aveva continuato a giocare e ad allenarsi regolarmente. Dopo una serie di richieste inevase, il suo avvocato inviò un’ingiunzione di pagamento alla quale la società rispose con un atto di citazione che Lugli ha poi pubblicato su Facebook.

L’accordo sottoscritto da Lugli – impropriamente definito “contratto” – prevedeva la risoluzione dello stesso per giusta causa in caso di gravidanza. L’atleta era tenuta «ad astenersi da comportamenti che in qualsiasi modo» potessero «essere in contrasto con gli impegni assunti» e il mancato rispetto delle obbligazioni avrebbe portato a dei provvedimenti «proporzionali alla gravità delle singole inadempienze», cioè sanzioni pari al 10 per cento del compenso mensile.

Nell’atto di citazione della società viene affermato che Lara con il suo ritiro aveva causato delle conseguenze: “la squadra aveva avuto un calo di risultati” e che gli sponsor si erano ritirati. “La signora Lugli che all’epoca dell’ingaggio aveva 38 anni compiuti, ha taciuto al momento della trattativa contrattuale la sua intenzione di avere dei figli”. E quindi “la violazione della buona fede contrattuale”.

Raggiunta da DiLei, Lara si è espressa sulla sua situazione:

“È una situazione grave, perché anche se non sono una giocatrice di fama mondiale, questo non può essere un precedente per le atlete future che si troveranno in questa situazione, perché una donna se rimane incinta non può conferire un danno a nessuno e non deve risarcire nessuno per questo. L’unico danno lo abbiamo avuto io e il mio compagno per la nostra perdita”.

L’eterna diatriba sullo sport dilettantistico

La Lugli in quel post, oltre alla sua storia personale a alle sue considerazioni, afferma un principio: dice che il suo contratto, “come succede a tutte le atlete in questo paese”, si era interrotto quando lei aveva comunicato la gravidanza: «Anche se non sono una giocatrice di fama mondiale, questo non può essere un precedente per le atlete future che si troveranno in questa situazione, perché una donna se rimane incinta non può conferire un DANNO a nessuno e non deve risarcire nessuno per questo».

Il tema – evidente ma di cui si discuto poco – investe il mondo dello sport: in Italia tutte le atlete sono inquadrate come dilettanti. E’ la battaglia di Sara Gama, di Luisa Rizzitelli e di altre sporrtive costrette a vedersi discriminate ancora una volta per il sesso.

La telefonata del presidente del Coni, Giovanni Malagò, a Lara Lugli è un segnale importante, ma che per rivelarsi decisivo vorrebbe avere una serie di azioni più concrete a sostegno.

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