In questo settembre così intenso, anche per Larissa Iapichino c’è da affrontare un nuovo inizio. Le aspettative su di lei sono sempre più importanti, crescenti dopo questa travagliata stagione di interruzioni non preventivate, cambiamenti straordinari nel quotidiano dell’atleta e dello sport italiano, che non hanno inciso se non aumentando la sua determinazione. Una tenacia e una disciplina intrise di dolcezza. E una timidezza inaspettata, perché Larissa vive da sempre, sebbene indirettamente, una notorietà scaturita dall’essere nata dall’unione di due autentici miti dell’atletica azzurra, Fiona May e Gianni Iapichino. La raggiungiamo telefonicamente dopo Grosseto per questa intervista esclusiva a Virgilio Sport. Ed è lei ad essere quasi critica, nonostante i suoi successi inducano a credere che sì, sia possibile, sperare che Larissa Iapichino possa raggiungere risultati da talento puro quale è.
Larissa Iapichino (Atletica Firenze Marathon) ha conquistato il titolo italiano under 20 nel lungo a Grosseto, dopo essersi laureata campionessa italiana assoluta a Padova: oltre alla misura ventosa di 6.60, è 6,48 il suo miglior salto con brezza regolare (+0.1). Questo risultato arriva dopo l’emozionante 6.80 a Savona, che cosa è mancato perché fossi completamente soddisfatta?
Non sono pienamente soddisfatta, non direi – però – di essere delusa. Alla mia età è molto difficile raggiungere e ottenere questa misura e di questo ne sono cosciente. Per quanto riguarda la gara, il mio rammarico è per l’ultimo salto, risultato poi nullo. Il salto nullo lo era di un nulla, ma di un’unghia. Così non fosse stato, mi avrebbe portato a incrementare il punteggio finale: i salti quando sono nulli sono nulli, ma mi ha dato un segnale: siamo in crescendo, stiamo migliorando, considerando che ho adottato questa nuova tecnica di salto, voluta e sostenuta dal mio allenatore (Gianni Cecconi).
A due giorni dal tuo diciottesimo compleanno, ti sei regalata quel 6.80 al meeting di Savona che ti ha proiettata immediatamente tra i migliori atleti italiani di sempre, con questo risultato (il secondo migliore dell’anno). Hai migliorato il suo record personale under 20, diventando la seconda atleta italiana assoluta dietro tua madre Fiona May e l’undicesima atleta under 20 di tutti i tempi.
Sì, però secondo me questi confronti non andrebbero fatti. E non andrebbero fatti perché il mio percorso è differente, io e lei siamo atlete molto diverse e ciascuna con una propria storia. Tant’è che mia madre, alla mia età, non aveva queste misure.
La tecnica di salto adottata, a cui hai accennato, quanto ha giovato in questa stagione anomala e complicata, segnata dalla pandemia provocata dal Covid?
La nuova tecnica di salto ha comportato un miglioramento tecnico, nonostante i tempi stretti di apprendimento, mi facilita il gesto. Prima, ero come vincolata nello stacco e tecnica di volo. Forse perché più adatta a me, l’ho assimilato subito; il mio allenatore è rimasto impressionato da come l’abbia appresa immediatamente e nelle condizioni di difficoltà che abbiamo affrontato con lo stop.
Tra allenamenti e studio, Larissa hai rivisto la tua organizzazione nel periodo di lockdown e hai affrontato anche questo nuovo mutamento. Che cosa è accaduto nel suo quotidiano così strutturato, nel tuo incastro indispensabile e necessario?
Durante il lockdown sono stata più produttiva possibile. Mi sono allenata e le videolezioni mi hanno aiutata moltissimo. C’è da aggiungere, però, che sebbene le videolezioni e la didattica siano stati continuativi, la scuola e lo sport sono anche socialità e rimanere ferma due mesi e mezzo, e alimentare e nutrire i contatti esclusivamente attraverso piattaforme digitali mi ha portata a concentrarmi, a riflettere per non sprecare nulla.
Come si sono articolate le tue giornate durante il lockdown? Come sei stata seguita a distanza dal tuo allenatore, Gianni Cecconi?
Di allenamenti tecnici non ne ho potuti fare. Quando sono tornata in pista, venivo quindi da due mesi in mezzo in cui non toccavo sabbia e pedana, nel maggio scorso. In questa condizione ci hanno aiutato le videochiamate: videochiamate con Gianni Cecconi, il mio allenatore, e le videochiamate di gruppo. Mi sono tenuta in esercizio molto in casa, in giardino quando e dove possibile per seguire i piani di allenamento e di preparazione.
Il tuo motto – che è anche il tuo hashtag – rimane “Il meglio deve ancora venire”. Il 2021 sarà un anno impegnativo: Olimpiadi e maturità (Larissa frequenta il liceo scientifico) in attesa che quanto inciso nelle nostre esistenze e nelle nostre abitudini dal coronavirus venga arginato.
Sì, è proprio così: optimum enim adhuc venire. Scolasticamente parlando, il primo obiettivo riguarda i miei studi e dunque l’esame di maturità, nonostante abbia 100 altre attività da gestire in contemporanea e a cui pensare. Sul versante sportivo, il mio obiettivo sono i mondiali di Nairobi, posticipati al 2021 e gli europei juniores. E poi tenteremo di centrare il risultato minimo per le Olimpiadi di Tokyo. Ce la metteremo tutta. E se non dovesse venire, me la metterò in saccoccia.
Eppure, l’atletica in cui stai entusiasmando (penso anche ai tempi in pista e non solo al salto in lungo) non è stata una scelta immediata e logica nonostante tu sia figlia di Gianni Iapichino, astista, e di Fiona May (due medaglie olimpiche e per tre volte campionessa mondiale di salto in lungo indoor e all’aperto). Non tutti rammentano che hai preferito la ginnastica artistica da bambina e che all’atletica e al salto in lungo sei approdata relativamente tardi…
I miei genitori non mi hanno mai pressato, anzi. Riconosco che entrambi hanno cercato, fin da quando mi sono avvicinata all’atletica incominciando a nutrire interesse dopo aver scartato questa eventualità, che creassi e che seguissi il mio cammino, in questo sport. Mia mamma, quando le manifestai l’intenzione di dedicarmi al salto in lungo e alla corsa ad ostacoli, mi ha detto: “Non lo fare, dovrai affrontare inevitabilmente delle pressioni”. Mia madre temeva che potessi essere sottoposta a pressioni e alle necessità di gestirle. La ginnastica artistica mi ha appassionata, catturata e assorbita per ben otto anni e mi ha dato molto, a livello di preparazione. Rispetto ai miei coetanei, pratico atletica da un tempo relativamente ridotto.
Ma con risultati migliori, stando a quanto stai raccogliendo. Tuo padre Gianni Iapichino, dopo aver concluso la sua carriera da astista è diventato un ottimo golfista e ha insegnato per poi dedicarsi alla musica. Tua madre Fiona May ha intrapreso un percorso completamente distante dal mondo dell’atletica, partecipando a fiction, show televisivi e divenendo anche beauty ambassador. E anche tu hai preso parte a queste esperienze sebbene piccolissima: sei stata protagonista di uno spot celebre e di una piccola parte in “Butta la luna”. Che rapporto hai con il set e la tua immagine? Coltivi anche tu le tue attitudini artistiche, già espresse quando eri una bambina?
L’indole artistica manifestata dai miei genitori è tutta dalla parte di mia sorella Anastasia, che studia anche teatro e che dimostrato già delle attitudini straordinarie. Per quanto concerne me, ho avuto esperienza all’interno di questo contesto, ma queste stesse esperienze sono state bloccate dalla mia timidezza. Quella stessa timidezza che mi accompagna e che induce a limitarmi molto, in questo ambiente. Sul lago di Bracciano, all’epoca delle riprese della fiction “Butta la luna” (interpretata da sua madre, Fiona May, ndr) e dello spot in cui comparivo era insieme alla tata quando venni riconosciuta da alcuni bambini. E per me era molto imbarazzante.
Clarissa senza C, come il tuo account su Instagram, a che cosa dedica i suoi momenti di tranquillità, lontano dai riflettori e dallo sport? So che segui con passione la Fiorentina e Federica Chiesa. Ti spiacerebbe vederlo lasciare Firenze?
Un po’ sì ma lo capirei, da sportiva. Fa parte del gioco.
Avere 18 anni nel 2020, in questa fase così, significa aver vissuto una fase delicata. In che cosa ha modificato questa emergenza Larissa Iapichino?
Sicuramente una cosa che è cambiata, su cui mi sono soffermata e che ho elaborato è non dare nulla di scontato. Le cose che, prima di questo caos, mi apparivano come rette da una loro ovvietà, dal non nutrire simpatia per un compagno e dunque non cercare di frequentarlo né di avere dettagli che lo riguardassero a un caffè con una amica, non sono più così scontate. Per me, in me il lockdown ha inciso e mi ha fatto avvicinare alle persone in maniera meno superficiale. Questa dimensione un po’ infantile, leggera se n’è andata con l’avvento di un tempo di responsabilità e, oggi, vedo il mondo da un altro punto di osservazione. Non mi limito più a vederlo. Il mondo, adesso, lo osservo.
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