Non c’è pace in casa Lazio. Dopo le sentenze arrivate nella giornata di ieri sul caso tamponi, i biancocelesti si sono trovati ad affrontare oggi un nuovo polverone mediatico.
La società romana infatti è finita nuovamente nell’occhio del ciclone per il video circolato nelle ultime ore sui social ritraente Juan Bernabè, l’addestratore dell’aquila Olimpia, impegnato ad eseguire cori e saluti fascisti davanti al pubblico della tribuna Tevere dello stadio Olimpico.
Il feed, diventato virale in breve tempo, è costato caro al falconiere che, mettendo in una posizione assai scomoda tutto il club, è stato immediatamente sospeso e dunque, dopo undici stagioni di attività, non farà volteggiare la mascotte della squadra in occasione delle prossime gare casalinghe.
La decisione, visto il risentimento provocato nel mondo delle istituzioni, è stata inevitabile. Poco dopo che le immagini hanno iniziato a circolare sul web, immediata infatti è arrivata la risposta sdegnata dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che, per voce del suo presidente Noemi Di Segni, ha commentato così l’accaduto.
“Davanti all’ostentazione di gesti e simbologie che rievocano ideali fascisti non possono esserci ambiguità e tentennamenti” si legge nella nota rilasciata dall’UCEI.
“Il comportamento dell’addestratore dell’aquila Olimpia emblema della Lazio, immortalato in un video diventato virale, non lascia spazio a dubbi. Si intervenga, da parte della società e dalla Federazione, con la massima urgenza ed efficacia. Via i fascisti e gli odiatori dal mondo del calcio. Un odio che dal campo si propaga in ogni piazza”.
Con l’eco di questo appello nelle orecchie, la Lazio dunque non ha perso tempo e ha fermato immediatamente il falconiere iberico (attivo da Lazio-Milan del 22 settembre 2010) provando a spegnere sul nascere l’ennesima ondata di polemiche abbattutasi sul club del presidente Lotito, reduce dalla bella vittoria ottenuta in campionato contro l’Inter.