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Lazio, caso tamponi: ridotta l'inibizione a Claudio Lotito

La seconda sentenza della Corte Federale d'Appello della Figc ha ridotto di dieci mesi la squalifica al presidente biancoceleste.

19-10-2021 16:14

La Corte d’Appello della Figc ha emesso nella tarda mattinata di oggi la sentenza sul processo-bis della giustizia sportiva sul caso tamponi della Lazio. Il verdetto è di due mesi di inibizione al presidente biancoceleste Claudio Lotito, cinque mesi ai medici del club, Rodia e Pulcini, e 50mila euro di multa alla società

La pena per Lotito è stata ridotta: il numero uno della Lazio era stato condannato a 12 mesi di inibizione nel primo pronunciamento della Corte d’Appello federale presieduta allora da Mario Luigi Torsello e ora da Marco Lipari. “Abbiamo discusso per più di un’ora, siamo stati ascoltati, il presidente ci ha dato ampio spazio – ha detto l’avvocato dei biancocelesti Gentile prima della sentenza -. La Procura ha chiesto 11 mesi per i medici e 10 mesi per Lotito oltre a una multa di 150mila euro per la Lazio. Noi abbiamo chiesto l’assoluzione completa”.

Ivo Pulcini, medico della squadra, ha così commentato a LaPresse: “Una vittoria? E’ vicina, noi puntiamo alla totale cancellazione perché non esiste nessun reato. Mi ritengo molto soddisfatto, partiamo da una causa pesante grave che non esiste. Il mio obiettivo è l’assoluzione completa perché so di aver fatto il mio dovere da medico. Non c’è stata nessuna disposizione della Asl. Un medico non può essere delegittimato da un tampone, è una follia”.

“Il ricorso al Collegio di Garanzia per me è necessario perché voglio l’assoluzione, ho fatto il mio dovere e voglio che venga riconosciuto – ha proseguito Pulcini -. Io sono abituato a lottare fino alla fine. Ho sempre avuto il rispetto della Procura e dei ruoli. Voglio che venga legittimato il mio ruolo di medico. Da questa vicenda ne ricavo che c’è stata tanta confusione. Esiste il malato, ma non la malattia. Il protocollo o un tampone non può sostituire il medico“.

Dopo la condanna in primo grado a sette mesi e in appello a dodici, il Collegio di Garanzia dello Sport, il terzo grado della giustizia sportiva, aveva chiesto di rivalutare i fatti scagionando Lotito e i medici per la comunicazione alle Asl della positività al Covid-19 di alcuni calciatori e membri dello staff, ribadendo però la loro responsabilità per aver schierato due positivi in campo e in panchina nelle partite con il Torino (1 novembre 2020) e la Juventus (8 novembre). Ma oggi la nuova sentenza d’appello non ha ritenuto la circostanza così grave.

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