L’ultima edizione della maratona di New York è stata caratterizzata dall’impresa di Antonio Pilia, atleta con diabete di tipo T1 che nonostante questa malattia con cui deve fare i conti tutti i giorni della sua vita è riuscito ad arrivare al traguardo in 3h’14’55”.
“La maratona di New York è il sogno di tutti, dilettanti e professionisti, è la gara emotiva per eccellenza – ha raccontato ai microfoni di Virgilio Sport – . Correre con altre 60.000 persone davanti a milioni di spettatori è un’esperienza unica”.
“La maratona corsa col diabete è un po’ più scientifica – ha poi spiegato -. Devi pensare alla tua prestazione sportiva ma anche alla tua glicemia, cosa che ti condiziona tanto. Io spesso definisco il diabete però come un valore aggiunto, nel senso che ti insegna la disciplina, a controllarti, a gestire tutto come se stessi correndo. L’allenamento nella vita torna utile in gara”.
Antonio però guarda già oltre: “Ho corso a New York e a Berlino, ad aprile sarò a Londra, delle major mi mancano Chicago, Boston e Tokyo. Sono un sogno nel cassetto, difficile da realizzare dal punto di vista economico e organizzativo, perchè comunque sono anche un impiegato, oltre che un padre e un marito”.
“A livello di tempo sono andato quattro volte sotto il muro delle tre ore, su nove partecipazioni. Chi corre sa cosa vuol dire. Io ho avuto l’onore e il piacere di farcela e mi piacerebbe riuscirci ancora. Mi alleno sempre, ma poi in gara può succedere di tutto, ai professionisti come a noi persone normali”.
Pilia venerdì era a Firenze in occasione di un’importante conferenza stampa in cui l’Associazione Nazionale Italiana Atleti Diabetici (A.N.I.A.D.) e la Federazione Italiana Rugby (F.I.R.) hanno presentato la campagna “Diabete: LIBERI di vincerlo – Alleniamoci a farlo!”.
La campagna prevede la distribuzione di un vademecum dove i diabetici potranno trovare una miniera di informazioni per praticare attività fisica e sportiva in sicurezza.
SPORTAL.IT