La relazione complicata tra Timouè Bakayoko e questo Milan, in cerca di una nuova identità in una fase sportiva e anche societaria di complessa definizione, attanaglia questo scorcio della finestra invernale di calciomercato. Un calciatore quasi tollerato, benvoluto ma ormai sopportato e che, a causa di quel che è stato concordato nel suo contratto, non può e non deve giocare pur essendo la situazione rossonero davvero deprimente sull’onda lunga anche del primato all’Olimpico della Lazio. E di Sarri, ammettiamolo.
- Bakayoko verso la Turchia, la situazione
- La clausola del contratto che stringe Chelsea e Milan
- La polizia ferma e perquisisce Bakayoko: il racconto choc
- La decisione finale di Bakayoko
Bakayoko verso la Turchia, la situazione
Bakayoko vive, al Milan e con Pioli, oramai da mesi una situazione difficile, da separato in casa tant’è che non ha mai visto il campo davvero se si fa eccezione per quel Milan-Liverpool che ha fatto vibrare nei tifosi interrogativi sul perché e sulle intenzioni reali dell’allenatore. Paolo Maldini e Frederic Massara avevano tentato, nel corso di un’estate poco vibrante sul versante del mercato e non solo per il Milan, che il giocatore accettasse un’offerta molto importante dall’Adana Demirspor di Vincenzo Montella per chiudere con il Chelsea, società che lo aveva ceduto in prestito.
Mercoledì pomeriggio Bakayoko, secondo le ultime, avrebbe deciso di informare il suo entourage della volontà di accettare il lungo corteggiamento dell’Adana Demirspor: contratto di 3 anni a 3 milioni di euro netti a stagione. Poi il clamoroso dietrofront arrivato in serata con la richiesta di altre 48 ore per riflettere. E adesso il club turco sembra aver preso malissimo questa richiesta e anche il Chelsea, proprietario del suo cartellino, non sarebbe entusiasta. Per la delusione di un Milan che spera in una soluzione che possa permettergli un risparmio di circa 2,5 milioni d’ingaggio.
Bakayoko qui con Inzaghi
La clausola del contratto che stringe Chelsea e Milan
E chiudere una storia che si trascina da tempo immemore, anche a causa di quella clausola che i rappresentanti del giocatore e i consulenti del Chelsea hanno inserito nell’accordo per il prestito al Milan: una società che avrebbe potuto coincidere con le aspettative di rilancio per il giocatore che pure aveva sfiorato la cessione definitiva, sempre con il Milan, in tempi diversi. Con una proprietà diversa, già a fine stagione nel 2019: allora furono ragioni economiche e anche disciplinari a dettare questa scelta. Poi fu il Monaco e il Napoli e il rientro a Milano, sempre sponda milanista, sempre in prestito.
Ma con uno slancio diverso e con una clausola per il riscatto che aveva legato Maldini, Massara e anche Pioli: il tecnico avrebbe di fatto costretto la società all’obbligo con 15 presenze del giocatore, ad esclusione della Champions e altre competizioni (da qui la mossa di Milan-Liverpool).
La polizia ferma e perquisisce Bakayoko: il racconto choc
Certamente la terribile vicenda dello scambio di persona e la drammatica perquisizione con fermo, da parte degli agenti della polizia, che abbiamo visto nelle documentazioni di supporto e che ha sollevato un caso estremamente rilevante sui diritti e sulla legittimità dei modi di intervento, non ha aiutato.
All’epoca dei fatti a intervenire sono stati sia il presidente del CONI, Giovanni Malagò, sia Amnesty International dopo la diffusione delle immagini che documentarono l’accaduto, nell’ambito di una operazione antidroga delle forze dell’ordine. Una vicenda che suscitò indignazione ed emozione, anche per il racconto scioccante che il giocatore fece, subito dopo.
La decisione finale di Bakayoko
Bakayoko, per quanto non ami in virtù della propria professionalità questa situazione, è chiamato a decidere per liberarsi da una situazione che svilisce sia il giocatore, sia il personaggio che – ad oggi – conta appena una presenza e in Champions, competizione dalla quale il Milan campione d’Italia è ormai fuori da tempo.