E’ l’ora del giudizio per il Manchester City. Il ricco club britannico è chiamato a processo con l‘accusa di aver commesso 115 violazioni del Fair Play Finanziario. Siamo ancora nel campo delle ipotesi, naturalmente, in piena epoca garantista ma certamente è un bel problema da gestire per i Cityzens. Ad aver portato in tribunale la società presieduta da Khaldun al-Mubarak è stata la stessa Premier League che ha considerato non regolari numerosi movimenti messi in atto dai campioni d’Inghilterra in carica.
I capi d’accusa mossi al City
Il calcio inglese è nel panico. Come andrà a finire questa storia non si sa ma i tempi si stanno assottigliando. L’udienza dovrebbe durare dalle otto alle dieci settimane che potrebbero rivoluzionare completamente lo status quo. Entriamo nel dettaglio dei capi d’accusa per rendere la situazione più chiara: il Manchester City avrebbe violato le regole di spesa non fornendo informazioni accurate nel periodo che va dal 2009 al 2018 e avrebbe infranto varie regole del Fair Play Finanziario imposto dalla UEFA.
La posizione del club
I campioni d’Inghilterra hanno naturalmente negato tutto ribadendo di aver rispettato le regole e di aver vinto sul campo ogni titolo contestato. Nello specifico sarebbero tre gli scudetti sub iudice conquistati dal team di Pep Guardiola. Il fatto che ci siano indagini sui Citizens non è di per sé una novità dal momento che più volte il club è entrato nel mirino della giustizia sportiva sia per fatti riguardanti la UEFA che per comportamenti ritenuti non regolari avvenuti in patria.
Cosa rischiano i Cityzens
I media inglesi hanno fatto chiarezza sui rischi cui potrebbe andare incontro il Manchester City in caso di colpevolezza. Dal punto di vista sportivo la retrocessione sarebbe chiaramente il danno maggiore mentre quello minimo è una penalizzazione in classifica, al momento comunque difficile da quantificare. Insomma, prepariamoci a giorni roventi per il club britannico chiamato a giorni tra l’altro anche all’esordio stagionale in Champions League.