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Mancini: “Che errore lasciare la Nazionale, alla Roma sarei andato ma non mi hanno chiamato”

L'ex ct si è raccontato a "Il Giornale", nel giorno del suo 60° compleanno, spaziando dal pentimento azzurro al presunto corteggiamento della Roma

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Carmine Roca

Carmine Roca

Giornalista

Giornalista pubblicista, appassionato di calcio in tutte le sue sfaccettature, con una particolare predilezione per i campionati minori.

Oggi, 27 novembre, Roberto Mancini compie 60 anni. E con un rapido, ma sentito bilancio della sua vita, in un’intervista a “Il Giornale”, l’ex commissario tecnico della Nazionale italiana si è raccontato, ripercorrendo la sua carriera, ricordando la sua infanzia, gli affetti mancati e, infine, i suoi pentimenti.

L’allenatore s’è detto dispiaciuto di come è finita la sua avventura in azzurro, rispondendo anche alle ultime indiscrezioni di mercato, alle presunte attenzioni rivolte dalla Roma e a quanto di vero ci sia stato dietro una trattativa mai sbocciata.

Mancini, il doloroso addio all’Italia e l’Arabia Saudita

L’intervista che Roberto Mancini ha rilasciato a “Il Giornale” non poteva non avere un capitolo dedicato esclusivamente sull’esperienza alla guida della Nazionale e all’addio burrascoso con destinazione Arabia Saudita: “Quando arrivò la chiamata stentavo a crederci, per un allenatore diventare ct della Nazionale è il sogno più grande. E il mio si stava realizzando. Un po’ mi sono tremate le gambe, ma Luca (Vialli, ndr) mi disse di accettare subito. E lo feci e dopo un anno arrivò anche lui. Il coronamento migliore di un’amicizia unica”.

Poi, dopo “cinque anni meravigliosi” e dopo aver raggiunto il primo obiettivo della sua carriera “vinto l’Europeo, voglio vincere un Mondiale, quella mancata qualificazione brucia ancora…, la separazione, improvvisa e violenta: “Il saldo rapporto che avevo con la Federazione si era incrinato, reciprocamente. Ma potessi tornare indietro affronterei tutto in modo diverso. Se con Gravina ci fossimo parlati e chiariti, le cose non sarebbero andate così. Tra noi c’è sempre stato un rapporto basato su stima e dialogo”.

Ma se c’è una cosa, un passo nella vita, che Mancini non rifarebbe è accettare le lusinghe dell’Arabia Saudita: “Non nego che una proposta con una cifra così alta, ma inferiore a quella raccontata dai giornali, metta in crisi un allenatore. Non è stata, però, determinante per farmi lasciare la guida della Nazionale. Rifarei quella scelta? No, non la rifarei. E non lo dico perché le cose con l’Arabia Saudita non sono andate come speravo, ho lavorato bene con il gruppo, c’erano buone basi su cui costruire, ma perché semplicemente mi sono pentito di aver fatto una scelta sbagliata, non lascerei mai più la Nazionale italiana.

Mancini e la Roma, la verità sulla presunta trattativa

Quando la Roma stava per silurare Ivan Juric, nel calderone di nomi che avrebbero dovuto sostituire il tecnico croato ci è finito pure Roberto Mancini, beniamino dei tifosi della Lazio: “Lì ho vissuto tre anni importanti, con Cragnotti presidente ed Eriksson allenatore. Ho vinto sette trofei, uno scudetto, quando ho smesso ho iniziato come assistente di Eriksson”.

Mancini non è stato mai contattato dai Friedkin: Non c’è stata alcuna chiamata. Mi ha fatto piacere leggere che molti tifosi romanisti sarebbero stati felici di un mio arrivo, meno quelli laziali. Avrei accettato se ci fossero state le condizioni di un bel progetto da portare avanti insieme.

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