Un’immane tragedia scuote il mondo dell’atletica: Kelvin Kiptum, primatista della maratona, è morto a seguito delle ferite riportate in un incidente stradale nel quale è rimasto coinvolto nella tarda serata di domenica. Kiptum, 24 anni, si trovava al volante della propria automobile in compagnia del suo allenatore, il ruandese Gervais Hakizimana, anch’esso deceduto sul colpo, e di una donna (Sharon Kosgei) che è attualmente ricoverata in gravi condizioni al Racecourse Hospital di Eldoret, uno dei principali centri del Kenya.
- Kiptum, l'uomo che avrebbe dovuto abbattere il muro delle due ore
- Tre maratone, tutte vinte: un atleta fuori dall'ordinario
- Un enorme "what if". E quel destino simile a Wanjiru...
Kiptum, l’uomo che avrebbe dovuto abbattere il muro delle due ore
Kiptum, secondo le prime ricostruzioni effettuate dalle forze dell’ordine che sono intervenute subito dopo aver ricevuto la segnalazione dell’incidente, avrebbe perso il controllo della propria vettura (una Toyota Premio) senza coinvolgere alcun altro veicolo.
La notizia della scomparsa del fuoriclasse della maratona mondiale è stata confermata dalle autorità locali e ha suscitato immediatamente una vasta commozione in tutto il mondo dell’atletica, che riponeva nel keniano le speranze di vedere abbattuto finalmente il muro (anche psicologico) delle due ore in una gara di maratona. Un obiettivo che Kiptum aveva in serbo di conquistare già nella prossima primavera, quando a Rotterdam avrebbe trovato un percorso perfettamente adatto alle sua caratteristiche, tra i più veloci di tutto il panorama internazionale. In estate poi avrebbe potuto dare l’assalto alla gara olimpica senza troppi pensieri legati al tempo, ma solo al colore della medaglia. Pensare alla gara simbolo dei giochi e non vederlo ai nastri di partenza farà un male cane.
Tre maratone, tutte vinte: un atleta fuori dall’ordinario
Kiptum era una delle stelle annunciate di Parigi 2024, dopo che appena un paio di mesi fa era stato eletto Atleta dell’Anno nella serata di gala organizzata da World Athletics (assieme a Lyles e Duplantis). Erede naturale di Kipchoge, il mondo gli aveva affidato appunto una missione, quella di correre la maratona più veloce di sempre. Tutto questo nonostante avesse corso appena tre gare in tutta la carriera, accumunate tutte dalla vittoria: la prima nel 2022 a Valencia in 2h01’53”, la seconda a Londra nell’aprile del 2023 (2h01’25”), la terza a Chicago lo scorso 8 ottobre, quando con il tempo di 2h00’35” mandò un messaggio inequivocabile al resto della compagnia.
“A Rotterdam, una gara da sempre veloce e con tutto il pubblico pronto a incitarmi dal primo all’ultimo metro, sono convinto che quella barriera delle due ore riusciremo ad abbatterla”, disse a dicembre a margine della cerimonia organizzata da World Athletics.
Per prepararsi nel modo migliore arrivò persino a prendere una decisione drastica: starsene 6 giorni a settimana ai 2.500 metri di Chepkorio per allenarsi (leggenda narra che mettesse assieme anche 290 chilometri settimanali) e concedersi a moglie e figli (avuti giovanissimo: Caleb e Precious hanno 7 e 4 anni) soltanto la domenica, scendendo a Chepsamo, nella Rift Valley, a 40 chilometri di Eldoret.
Un enorme “what if”. E quel destino simile a Wanjiru…
Quello che avrebbe potuto fare Kiptum è qualcosa che il mondo dell’atletica non aveva mai visto prima. Nella terza e ultima maratona corsa in carriera, a Chicago, riuscì a ribaltare le consuetudini, correndo i secondi 21 chilometri più velocemente rispetto ai primi. Una dimostrazione di forza, potenza e grande acume tattico, per quello che a tutti gli effetti era parso un atleta fuori dall’ordinario, impossibile da considerare nel confronto con i grandi del passato, proprio per via della sua spiccata particolarità.
Incredibile pensare oggi che resterà uno dei più grandi “what if” della storia: alla fine gli è toccata la medesima sorte che ha contraddistinto la fine dell’esistenza terrena di Samuel Wanjiru, altro keniano che nella maratona ha trovato la sua ragione d’essere, medaglia d’oro a Pechino 2008, morto a 24 anni per una caduta da un balcone. Tragici destini che hanno fatto piombare nuovamente il Kenya nel lutto. Ma a piangere Kiptum è tutto il mondo dello sport.