Ha tanti di quei soprannomi che potrebbe aprirci un negozio, ovviamente di genere diverso da quello d’abbigliamento che gestisce insieme alla moglie a Castelraimondo, nelle sue Marche.
Massimo Palanca è “O Rey”, “L’imperatore”, “Il folletto”, “Piedino d’oro”, “Piedino di fata”, persino “Baffone”. Mentre il grande Sandro Ciotti una volta lo definì “uno dei migliori sinistri d’Europa”. Tutti nomignoli guadagnati in campo o per le sue caratteristiche fisiche. Ha sempre sfoggiato orgogliosamente, infatti, dei lunghi baffi folti, mentre con quel piedino dalle dimensioni minute realizzerà prodezze a ripetizione. Palanca è nato a Loreto, in provincia di Ancona, il 21 agosto 1953, figlio del custode di un palazzo, Renato, e di mamma Liliana. Fratello di Gianni, pure lui calciatore, e di sei sorelle. È cresciuto a Porto Recanati, dove ha mosso i primi calci nel campetto attiguo allo stabile curato dal padre.
- Massimo Palanca, il “Piedino d'oro”
- Gli inizi e le caratteristiche tecniche
- Massimo Palanca, l'approdo a Catanzaro
- Massimo Palanca e i gol su calcio d'angolo
- Massimo Palanca e le "lacrime napulitane"
- La rinascita a Catanzaro
- Il giorno del ritiro
- Massimo Palanca, le statistiche: presenze e reti
- Tutte le promozioni e i titoli
Massimo Palanca, il “Piedino d’oro”
Proprio nel Porto Recanati le prime esperienze a livello di settore giovanile. Il giovane Massimo promette bene, ma non cresce abbastanza. Rimane piuttosto basso (171 centimetri) e gracile, non proprio l’ideale per i centravanti di allora, che facevano della potenza la loro arma migliore. Soprattutto, a Palanca non cresce il piede. Proprio così: arriva al numero 37, poi si ferma. Ma questa bizzarria del destino non lo condiziona, anzi. Per tutta la carriera si farà realizzare gli scarpini su misura da un laboratorio artigianale, la “Pantofola d’Oro”, che peraltro annoverava tra i suoi clienti più illustri due stelle del calcio nazionale e non, il poderoso gallese John Charles e il funambolico “Cabezon” Omar Sivori. Un piedino di fata quello di Palanca, appunto, più che da bomber. Ma in realtà, un piedino d’oro. Perché il baricentro basso aiuta il giovane Massimo ad affinare la tecnica, il dribbling e lo stesso modo di calciare.
Gli inizi e le caratteristiche tecniche
Con quel piedino dalle dimensioni inferiori alla media Palanca inizia subito a mostrare i suoi numeri d’alta scuola: grande abilità al tiro e sui calci piazzati, innato senso del gol, capacità di sfuggire alle ferree marcature avversarie. Nel 1970, a 17 anni, inizia a giocare in serie D nel Camerino, dove resterà altri due anni. Poi, nell’estate del 1973, fa un provino col Frosinone, squadra di serie C. Lo schierano mezz’ala, sono sul punto di scartarlo, poi decidono di prenderlo e l’infortunio dell’attaccante titolare Brunello gli spiana la strada. Segna 18 gol in 38 partite, guadagnandosi le attenzioni di una squadra della serie cadetta: il Catanzaro.
Massimo Palanca, l’approdo a Catanzaro
Il sogno della formazione calabrese, allenata da Gianni Di Marzio, è il ritorno in serie A, assaporata per la prima volta nel 1971-72. Mancano però i soldi e bisogna fare di necessità virtù coi giovani. Palanca è uno dei più promettenti. Segna poco il primo anno (quattro reti), chiuso dal Catanzaro al terzo posto a pari punti col Verona: lo spareggio di Terni premia gli scaligeri. Ma l’anno successivo è più fortunato. Palanca quasi triplica il numero di gol realizzati (11) e il Catanzaro conquista la promozione. Anche questa sarà un’esperienza di breve durata (5 gol per l’attaccante marchigiano in 18 presenze in massima serie), ma l’anno successivo è di nuovo promozione con Palanca protagonista: 18 gol e titolo di capocannoniere.
Massimo Palanca e i gol su calcio d’angolo
Il centravanti baffuto e tascabile è l’idolo della Curva Ovest, che lo ribattezza “Imperatore”. Ma anche “O Rey” è un soprannome amato dai tifosi del Catanzaro, che lo eleggono a idolo e bandiera indiscussa della squadra. I calabresi stavolta piantano le tende in massime serie, dove Palanca inizia a farsi apprezzare per la sua specialità: i gol direttamente da calcio d’angolo. Ne realizzerà 13 nel corso della carriera, uno anche in quella che rimane la sua “giornata da ricordare”: il 4 marzo 1979 firma una spettacolare tripletta a Roma, in una gara vinta 3-1 dal Catanzaro di Mazzone sui giallorossi. Alla fine di quell’anno gioca anche nella “sperimentale” di Bearzot, due anni dopo con 13 reti è il secondo miglior cannoniere del torneo.
Massimo Palanca e le “lacrime napulitane”
Palanca è pronto per una grande, ha 28 anni ed è nel fiore della carriera. Lo acquista il Napoli, che l’anno prima ha sfiorato lo scudetto, e coi soldi incassati – un miliardo e 350 milioni, più la metà di Cascione – il Catanzaro rifà la squadra, chiudendo la stagione al settimo posto, il miglior piazzamento di sempre in serie A. Per Palanca, invece, le cose non vanno bene. Napoli è certamente calorosa, ma fatica a integrarsi in una squadra di campioni. Firma un solo gol il primo anno, nel 1982 viene spedito in prestito al Como, in serie B, segnando appena due reti. Torna a Napoli ma la storia è sempre la stessa: solo spezzoni di partite e una sola marcatura all’attivo. Col tecnico Marchesi non c’è troppo feeling e allora Palanca finisce addirittura in C2, a Foligno. Ci rimane due anni, in quello che sembra il definitivo tramonto. Ma non è così.
La rinascita a Catanzaro
Nel 1986, infatti, Palanca torna al Catanzaro, nel frattempo precipitato in serie C. E qui “Piedino d’oro” ritrova d’incanto la brillantezza perduta. Nell’anno di C1 con i giallorossi segna 17 gol, quasi quanti quelli realizzati in due stagioni nella categoria inferiore col Foligno (18). Memorabile la doppietta al San Vito in un infuocato derby col Cosenza, che lancia il Catanzaro verso il sospirato ritorno in serie B. E l’anno successivo i calabresi sognano a lungo il clamoroso doppio salto, fallito per appena un punticino. A conti fatti, ironia del destino, risulterà decisivo in negativo il rigore fallito da Palanca all’ultimo minuto della partita con la Triestina del 4 febbraio, con in porta il centrocampista Costantini al posto del portiere espulso. Sul dischetto ci va “O Rey”, ma il suo piedino fatato stavolta spedisce il pallone sul palo e Palanca esplode in un pianto a dirotto, consolato dai compagni e da tutto lo stadio. Gli anni passano, ma il centravanti tascabile continua a segnare gol a grappoli. Sono 14 nel 1987-88, 12 invece l’anno seguente, in cui il Catanzaro non va oltre la metà classifica.
Il giorno del ritiro
Amara, invece, l’ultima stagione. Nella serie B 1989-90 Palanca, ormai 36enne, realizza appena due gol e la squadra calabrese retrocede mestamente in serie C1. L’ultimo atto della lunga e luminosa carriera è il 3 giugno 1990, pochi giorni prima dell’inizio dell’attesissimo mondiale italiano: in Catanzaro-Barletta “L’imperatore” riceve l’ultimo trionfo dal suo pubblico, una standing ovation riservatagli dai tifosi catanzaresi, tornati per l’occasione in massa al Ceravolo nonostante la retrocessione aritmetica.
Massimo Palanca, le statistiche: presenze e reti
Nel corso della sua carriera Palanca ha superato la quota dei 200 gol realizzati, arrivando a 210 in 597 apparizioni complessive. Ha iniziato nel 1970 a Camerino, in serie D, e ha chiuso vent’anni dopo a Catanzaro, nella serie cadetta. Dopo aver chiuso col calcio giocato è stato anche allenatore della rappresentativa regionale Giovanissimi delle Marche, oltre che commentatore tecnico per l’emittente Conto Tv.
Presenze e reti in campionato:
- Camerino 1970-73: 71 presenze, 31 gol
- Frosinone 1973-74: 38 presenze, 18 gol
- Catanzaro 1974-81: 205 presenze, 70 gol
- Napoli 1981-82: 23 presenze, 1 gol
- Como 1982-83: 20 presenze, 2 gol
- Napoli 1983-84: 19 presenze, 1 gol
- Foligno 1984-86: 47 presenze, 18 gol
- Catanzaro 1986-90: 126 presenze, 45 gol
Presenze e reti in Coppa Italia:
- Catanzaro: 36 presenze, 22 gol
- Napoli: 6 presenze, 0 gol
Presenze e reti in Coppa Uefa:
- Napoli: 2 presenze, 0 gol
Tutte le promozioni e i titoli
Nel corso della sua carriera Palanca ha conquistato 3 promozioni (due in A, una in B) e 4 titoli di capocannoniere (due in serie C, una in B, una in Coppa Italia). Questo l’elenco dettagliato.
Le promozioni:
- Dalla B alla A: Catanzaro 1975-76
- Dalla B alla A: Catanzaro 1977-78
- Dalla C1 alla B: Catanzaro 1986-87
I titoli da capocannoniere:
- Serie C 1973-74: Frosinone (18 gol)
- Serie B 1977-78: Catanzaro (18 gol)
- Coppa Italia 1978-79: Catanzaro (8 gol)
- Serie C1 1986-87: Catanzaro (17 gol)